AS Roma

Non è più un bunker: difesa da registrare

Il reparto che è stato un punto di forza nelle due stagioni precedenti ora è in difficoltà. Complici gli errori individuali

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Lorenzo Latini
27 Agosto 2023 - 11:04

Lontana parente della squadra solida e coriacea vista nella passata stagione, soprattutto in Europa League, e che faceva della difesa il suo punto di forza, la Roma torna da Verona con zero punti dopo aver subito tre tiri in porta da un Hellas determinato e solido, ma che deve ringraziare (e tanto...) la fortuna. Tra legni, salvataggi sulla linea, errori sottoporta e parate di Montipò, Belotti e compagni si riconfermano ampiamente in credito con la Dea bendata, ma questo non può fare da alibi a una squadra che ha subito quattro gol nelle prime due giornate, e che ha affrontato squadre tutt’altro che di prima fascia.

Quattro reti concesse, avendo peraltro subito soltanto cinque tiri in porta: un dato singolare, ma che sembra essere un’aggravante più che attenuante per gli uomini di Mourinho. Perché se Candreva inventa dal nulla il gol del momentaneo 1-2 all’Olimpico una settimana fa con una prodezza, è pur vero che la prima rete l’aveva trovata grazie a un errore di Mancini (che manca l’anticipo su Botheim) e a un’indecisione grave di Smalling, che “chiude” il sinistro dell’amaranto, lasciandogli però la possibilità di portarsela sul destro, il suo piede preferito. Responsabilità dei singoli, quindi, ma non solo: in occasione dell’1-1 della Salernitana la squadra si era fatta sorprendere, e non era riuscita a contrastare l’avanzata dell’ex interista. Un errore quindi da attribuire a tutta la squadra, che va al di là delle mancanze (nello specifico) di Mancini e Smalling. 
Il primo gol rimediato ieri al Bentegodi è tutto sulle spalle di Rui Patricio, che tenta di bloccare un tiro potente ma centrale di Terracciano dalla distanza, senza però riuscirci; il pallone, rimasto lì, è facile preda di Duda, che anticipa i difensori romanisti e dopo 3’ ci costringe a inseguire. Contropiede ai confini della realtà quello che i giallorossi subiscono alla fine del primo tempo, quando manca un minuto all’intervallo: Ngonge si invola, approfittando di una Roma tutta riversata nella metà campo avversaria, e la verticalizzazione di Duda è perfetta per il velocista gialloblù. Che è oltre Smalling e Mancini, ma ancora dietro la linea di centrocampo, quindi non soggetto al fuorigioco. Dopo aver cavalcato, l’attaccante salta secco Smalling e con il mancino batte Rui Patricio. Sono queste, di fatto, le uniche vere chance avute dal Verona, ma è evidente che la squadra di Baroni, avendo trovato il vantaggio in avvio, si sia limitata a difendere e a sfruttare le ripartenze, come poi ha fatto, complice la sbadataggine romanista.  

Nella passata stagione, dopo le prime due gare di campionato, la Roma non aveva incassato neppure un gol, e anzi aveva conquistato 6 punti vincendo con due 1-0 contro Salernitana e Cremonese. Dopo quattro turni, un solo gol incassato, quello di Vlahovic a Torino. Numeri che testimoniano la solidità di un reparto che si è sempre rivelato il punto di forza delle squadre di Mourinho: in queste prime due uscite ufficiali, invece, alla Roma è mancato l’equilibrio tra i reparti e la compattezza che nel recente passato le hanno permesso di raggiungere due finali europee consecutive. La sola partenza di Ibañez non basta a giustificare l’inversione di tendenza, anche perché il problema riguarda tutta la squadra, non soltanto il pacchetto arretrato. Urge, come si suol dire in questi casi, una “messa a punto”. Anche perché venerdì all’Olimpico arriva il Milan, una squadra con una potenza di fuoco di livello assoluto: a José e ai suoi uomini il compito di arginarla e di cercare di far finalmente gioire tutti i tifosi. 

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