Dalle bacchettate alle parole al miele: Rom è un uomo di Mou
Al Chelsea era ancora giocatore acerbo, a Manchester il feeling è rinato. Ora Lukaku e lo Special One possono ritrovarsi all'ombra del Colosseo
Anche nei rapporti più solidi ci sono momenti di tensione, o in generale di attrito, tra le parti in causa. A volte volano stracci, ma poi si finisce per fare pace e stringersi la mano. Così è stato tra José Mourinho e Romelu Lukaku, le cui strade si sono incrociate per la prima volta dieci anni fa, nel 2013: il belga, all’epoca ventenne, rientrava dal fruttuoso prestito al West Bromwich Albion (17 gol in 38 partite) e riteneva di meritare una maglia da titolare. Nella gara di Supercoppa europea del 30 agosto 2013 Romelu, però fallì il calcio di rigore decisivo, consegnando di fatto il trofeo al Bayer Monaco. Ritenuto ancora acerbo per il Chelsea, il centravanti fu ceduto in prestito con diritto di riscatto all’Everton. Qualche tempo più tardi lo Special One bacchettò il giocatore, reo di essersi lamentato per la scarsa considerazione ricevuta nel nord di Londra: «Romelu è un ragazzo giovane - disse Mou - che parla troppo. Si chieda perché oggi non è qui. Ci pensi: perché gioca nell'Everton e non nel Chelsea?».
La nascita del feeling
Messosi in luce grazie a 88 gol in 166 gare con i Toffees, nel 2017 Lukaku era corteggiato praticamente da tutti i top club europei: a spuntarla fu il Manchester United, che sborsò la bellezza di 85 milioni di euro per “Big Rom”. Appena arrivato, il numero 9 definì Mou «l’uomo ideale per la mia crescita», aggiungendo: «Al Chelsea ero molto giovane e volevo giocare, ora sono cresciuto e lui ha visto quanto io sia maturato, perciò voglio ringraziarlo per avermi dato quest’opportunità».
Stavolta, complice la maturità calcistica e umana raggiunta dal calciatore, la scintilla tra i due scoccò per davvero: Lukaku mise a segno 27 reti in 51 partite, contribuendo al raggiungimento del secondo posto alle spalle del Manchester City. Pochi mesi dopo, però, arrivò il fulmine a ciel sereno: José Mourinho fu esonerato e al suo posto sulla panchina dello United andò a sedersi Ole Gunnar Solskjaer, che spesso preferì Rashford al belga.
Nonostante la distanza, tra i due il feeling è rimasto comunque inalterato, e anzi sembra essersi rafforzato attraverso gli attestati di stima che i due si sono spesso rivolti a vicenda. Nel 2020, quando era già da un anno all’Inter, Lukaku ha raccontato in un’intervista: «Mourinho mi ha insegnato a lavorare meglio con il collettivo, sia in termini di pressing che di posizionamento in campo». José ha replicato qualche mese più tardi, giusto poco prima di approdare alla Roma: nel giugno 2021, in uno dei suoi editoriali su Euro2020 per il quotidiano britannico The Sun, esalta Romelu. «È un bomber - scrive il tecnico portoghese - che in due anni con l’Inter ha avuto un’evoluzione incredibile, ora ha la fiducia in se stesso che prima gli mancava e credo che questa competizione sia la sua grande occasione per dire: “Sono qui e sono uno dei migliori attaccanti al mondo”».
Proprio quell’estate, Il centravanti torna al Chelsea per 113 milioni di euro. Nemmeno stavolta, però, le cose decollano ai Blues: 15 reti in 44 gare, diversi infortuni muscolari e il Covid lo spingono di nuovo verso l’Inter, stavolta in prestito. Dopo un avvio di stagione complicato da un guaio al bicipite femorale, rientra per il rush finale, segnando 7 gol nelle ultime 8 gare di campionato: tra le vittime anche la Roma di Mou, battuta 2-0 il 6 maggio scorso all’Olimpico. Ora può ritrovare José come suo tecnico per la terza volta: è quello che sperano tutti i romanisti, ma anche José. Certi amori, del resto, non finiscono.
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