Non basta il vero Belotti: la stagione inizia con un pareggio
Il Gallo torna protagonista ma Candreva con due prodezze ci nega i tre punti. Nella ripresa arriva il doppio esordio di Paredes e Renato Sanches
Se l’obiettivo di questa prima partita di campionato doveva essere quello di non far sentire la mancanza dell’attaccante che Mourinho sta ancora aspettando, in qualche modo Andrea Belotti ha fatto di tutto per centrarlo, ma se poi tutto doveva essere teso a garantire la conquista di tre punti in attesa degli innesti mancanti (e del rientro in campo di Dybala e Pellegrini, rimpiantissimi squalificati di giornata) allora non è stata calcolata la qualità di Candreva, anni 36, ma piedi caldissimi, e, nella serata, spietati, chirurgici, esiziali.
Prima il destro, a schernire Smalling, poi il sinistro, a giro all’incrocio dei pali. Non fosse stato per le due prodezze del miglior giocatore della Salernitana, la Roma avrebbe portato a casa la prima vittoria e festeggiato come si sarebbe dovuto il suo bomber di giornata, e invece la settimana che separa dal prossimo impegno (sabato sera a Verona) trascorrerà tra un dibattito polemico e l’altro. Peccato perché la serata era cominciata con addirittura una doppia esultanza di Belotti, capace di confezionare in 9 minuti due gol, dopo aver chiuso a bocca asciutta l’intero campionato scorso. Il primo, però, è stato annullato dal millimetrico fuorigioco scovato dalle geometrie infernali del Var, che a volte verrebbe di chiedere con quale precisissimo software vengano trasferiti su un disegno i giocatori in campo, fino a trovare l’alluce in fuorigioco della sagoma di Belotti rispetto al mignolo della sagoma di Gyomber: ma vabbè.
È stato così amaro il sapore della beffa per quella prodezza all’8’ vanificata dal computer (bellissima anche nel taglio dell’attaccante alle spalle di Fazio, e nell’assist di Cristante da trequarti) che è sembrato un dovuto risarcimento il gol quasi immediatamente successivo, al 17’ per l’appunto, con l’assist da più lontano stavolta di Llorente, e la leonina lotta del Gallo prima a contendere il pallone di spalle a Fazio e poi a spostarlo nell’impeto successivo su Gyomber per l’altra stoccata di sinistro a battere Ochoa, e stavolta era tutto vero.
Dopo il pareggio a fine primo tempo e addirittura il gol del sorpasso dell’ex laziale all’inizio del secondo, è servito un altro sforzo ancora del Gallo per evitare almeno l’onta della sconfitta: ed è capitato al 37’ della ripresa, stacco imperioso su corner del da poco entrato Paredes, con Fazio e Gyomber fermi come statuette. Ma prima, durante e dopo i 4 gol che hanno contrassegnato la prima giornata del campionato 2023-2024 allo stadio Olimpico c’è stato altro e quasi tutto l’ha fatto la Roma.
L’atmosfera non è stata proprio delle più calorose, a dispetto di una temperatura tropicale che non facilita certo il compito dei giocatori in campo e innervosisce a volte gli animi di chi sta in tribuna. In diverse parti della sfida si sono sentiti più i 5000 tifosi della Salernitana nel settore ospiti che gli altri 57000, a determinare l’ennesimo sold-out (62050 i tagliandi staccati). Eppure la Roma è partita forte, nel suo nuovo 352 con Belotti ed El Shaarawy a spartirsi il fronte d’attacco, con Bove mezzala più avanzata nelle pressioni offensive (era lui ad alzarsi sul terzo centrale avversario in impostazione), Aouar nel centrodestra, Cristante in regia, gli incerti Kristensen e Spinazzola sulle fasce (poi della questione degli esterni se ne dovrà parlare), e la difesa con i nuovi titolari Mancini, Smalling e Llorente, davanti a Rui Patricio. Di fronte difesa a tre anche per la Salernitana di Paulo Sousa, con Lovato recuperato, più gli ex romanisti (i punti deboli del reparto) Gyomber e Fazio, Mazzocchi e Bradaric dinamici esterni di un centrocampo a quattro con Lassana Coulibaly e Maggiore, e due trequartisti (Kastanos e Candreva) alle spalle di Botheim, che tiene caldo il posto a Dia (in panchina). Fino al gol del pareggio (36’) in campo si è vista solo la Roma, con Cristante particolarmente attivo nel lavoro di prima impostazione e di cucitura dei reparti, poco assistito sulle fasce, sostenuto invece nel mezzo dalla generosità di Bove e dalla fantasia di Aouar.
La prima palla-gol, trasformata in oro da Belotti e poi annullata, è nata proprio da una felicissima intuizione di Cristante. Al 17’ il gol vero è arrivato invece su palla lunga di Llorente proprio per l’ispiratissimo nuovo bomber della Roma, spallata a Fazio e dribbling su Gyomber e 1-0. Al 20’ poteva già arrivare la doppietta, su torre di Bove per lo stesso Belotti, stoccata rapida di sinistro, respinta quasi involontaria di Gyomber. Al 22’ una punizione di Aouar caduta nell’area piccola ha messo in difficoltà Gyomber che prima ha provato a controllare il pallone e poi l’ha svirgolato mandandolo sul proprio palo e poi in corner. Al 33’ un altro corner dell’algerino è arrivato a Smalling sul secondo palo, la testata forte è stata respinta da Ochoa giusta addosso a Mancini che da mezzo metro ha provato il tap-in col ginocchio sfidando le leggi delle fisica mandando la palla oltre la traversa.
La vecchia regola del gol mangiato-gol subito ha trovato adeguata applicazione sul triangolo largo aperto e chiuso da Candreva, andato a raccogliere la verticalizzazione di Fazio nello spazio lasciato libero da Mancini uscito su Coulibaly, e poi bravo a saltare Smalling come un pivello: Chris avrebbe dovuto accompagnare l’avversario sul sinistro, invece gli ha dato il campo per rientrare sul destro, e da lì è stato facile per lui battere Rui Patricio. La colpa della Roma è stata di non prendere d’assalto subito la porta avversaria dopo il pareggio, e all’intervallo si è andati come se fosse scontato dividersi la posta.
Così quando ad inizio ripresa Candreva si è inventato la prodezza del vantaggio, la Roma si è resa conto di avere un bel problema. Con il caldo, l’umidità e i mezzi limitati a disposizione (fuori Dybala e Pellegrini, i più talentuosi tra i romanisti in rosa), rimontare e vincere è sembrata a quel punto impresa impossibile. Del gol è stato detto tutto quanto ai meriti di Candreva, ma va sottolineato che Cristante (che si è trovato in marcatura sul lungo traversone da sinistra), più che cercare di intervenire di testa avrebbe dovuto a un certo punto pensare di controllare lo stop dell’avversario, e invece gli ha concesso lo spazio per quell’idea meravigliosa, poi compiutamente realizzata.
Per un po’ la Roma è sembrata paralizzata dalla paura di perdere. El Shaarawy ha battuto non malissimo una punizione dal limite mentre Belotti è andato a terra su un tocco malandrino di Coulibaly: poco per dare un rigore alla Roma, che di solito si dà solo quando vengono minate le articolazioni, figurarsi se poteva darne uno Feliciano di Teramo.
Così Mourinho ha ordinato quattro cambi a Rapetti in panchina (con Bruno Conti a rappresentare la categoria degli allenatori grazie al patentino di prima categoria): dentro Zalewski, Renato Sanches, Paredes e Karsdorp, fuori Spinazzola, Bove, Smalling e Kristensen, con Cristante abbassato in difesa e dunque modulo immutato. Sousa ha messo Dia al posto di Mazzocchi, con Kastanos spostato in fascia e Botheim a trequarti. La Salernitana non ha più tirato in porta, la Roma ci ha provato in diversi modi. El Shaarawy ha preso il palo esterno su assist di Renato, poi Belotti ha pareggiato su un angolo che forse non c’era. E nel finale, con Pagano al posto di Aouar, hanno provato a incidere ancora Belotti (anticipato di un soffio su bella iniziativa di El Shaarawy) e Renato Sanches, destro a giro fuori di poco. Ed è finita così, con grande rammarico.
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