Il suo lampo prima del buio: la luce di Mourinho si chiama Dybala
La gemma su punizione tiene in vita i compagni in terra francese dopo l'iniziale svantaggio. Poi un fastidio muscolare all'inguine lo manda ko
Un concentrato all’ennesima potenza, una sintesi estrema del suo essere: dalla tecnica pura all’importanza tattica fino alla sua maledetta fragilità. In 35 minuti di gioco si è visto tutto, forse no, ma buona parte sì del Paulo Dybala che conosciamo. Giocatore vitale per lo sviluppo dell’azione giallorossa, punto di riferimento tecnico e tattico in mezzo al campo per i suoi compagni, prezioso in questa nuova veste quasi operaia anche quando non è in possesso di palla. Ogni tocco sembra in grado di accendere e far cambiar marcia l’azione giallorossa, quando la sfera transita lontana da lui sembra un magnete in cerca del suo polo opposto, lenta e prevedibile.
Attenzione, Dybala è tanto altro e lo ha fatto vedere a più riprese nel corso della su prima stagione con la maglia della Roma, ma anche quando i giri del motore sono bassi, solo lui sembra in possesso del pedale per aumentare la velocità di crociera. Come avviene al 25esimo, quando la sua giocata pesca tra le linee la corsa verticale di Aouar. Messo giù, il franco-algerino si conquista un calcio di punizione che diventa dal richiamo irresistibile per la Joya.
Come Messi
Sarà stato forse il calcio di punizione vincente della Pulce nella sua prima apparizione in Mls con l’Inter Miami ad ispirarlo o forse solo l’intuizione del momento, nella testa l’idea di disegnare la parabola perfetta. Ed è quello che avviene al 35esimo, quando il piede mancino di Dybala pennella la traiettoria che non lascia scampo a Restes. Potenza, giro e precisione: palla in rete e la Roma è di nuovo in partita. Il lampo della Joya che riporta a galla i suoi, provando, come sempre, a indicare la via verso la vittoria. Dieci minuti dopo, però, si rivede sul manto erboso del Municipal un film purtroppo già visto.
Giusto in tempo
Un giocatore di tale livello e esperienza conosce a perfezione ogni fibra del suo corpo e, allo stesso tempo, riconosce ogni tipo di avvisaglia. È quanto accade dopo la mezz’ora di gioco: l’ennesima corsa della sua gara e l’inguine inizia a dargli fastidio. Nessun rischio o voglia di andare oltre la soglia del pericolo: immediato il cenno rivolto alla panchina e la sostituzione. Capitan Pellegrini entra al suo posto e mentre lo attende a bordocampo gli chiede del dolore che ha sentito. Smorfia di risposta dell’argentino a minimizzare il tutto, come a dire: «Normale amministrazione».
Il report da Tolosa parla di fastidio all’inguine e di uscita precauzionale, nelle prossime ore si capirà se il dolore sarà rimasto a tormentare il risveglio dell’argentino oppure no. Non c’è fretta per la Salernitana, vista la squalifica che dovrà scontare, ma fermarsi ora sarebbe deleterio. La Roma ha bisogno di lui in maniera palese, delle sue intuizioni, delle sue giocate e dei suoi gol. In attesa che il mercato possa portare anche quelli, oltre ad un paio di rinforzi per il reparto avanzato. Serve di più per sognare.
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