La réunion in Francia di Aouar: a Tolosa ci torna da "italiano"
Il centrocampista franco-algerino in fiducia. A quindici giorni dall’esordio in Serie A con la Salernitana, cerca conferme sui campi della Ligue 1
Houssem Aouar torna in Francia. Ad aprile la decisione di lasciarla, per approdare alla Roma, alla corte di José Mourinho. Un professore che gli ha insegnato la lingua e tanta attesa, quella di sbarcare di nuovo nella Capitale dopo le visite in gran segreto svolte nei giorni di Pasqua al Campus Biomedico e la chiusura dell’accordo con la società giallorossa. Parametro zero di lusso (per lui l’Olympique Lione chiedeva fino a 50/60 milioni un paio di anni fa), giovane di grande speranza, giovane “bandiera” del club della sua città, talento cristallino ed erede, almeno per i franco-algerini niente meno che di Zizou Zidane, neanche a dirlo, suo idolo da quando era bambino.
Da quando cioè studiava le sue mosse, come quelle di Messi e Totti. Così parlò “Uss” - come lo chiamano i compagni della Roma - a Trigoria nel giorno della sua presentazione alla stampa nel bel mezzo di un concerto di cicale a bordo campo dopo l’incontro amichevole con la Boreale, primo test della stagione, che già l’aveva visto protagonista. Così parlò e in italiano. Già, perché l’accento francese non l’ha perso, ci mancherebbe, ma la proprietà di linguaggio della “pepita”, altro soprannome che gli cucirono addosso a Lione, non sembra davvero quella di un calciatore straniero arrivato in Italia da pochi mesi. Un po’ come la sua integrazione in campo con il resto della squadra sembra sia avvenuta già da parecchio. Brucia le tappe Aouar, l’ha sempre fatto anche in Ligue 1 dove le sue responsabilità se le è assunte ben presto e ha scalato posizioni fino a incuriosire persino Guardiola.
Poi qualche problema fisico, unito a qualche recupero reso difficile - secondo alcuni - anche dalla dieta seguita dal calciatore per motivi religiosi, l’aveva frenato. Fino alla convinzione decisa della Roma e di Houssem di unirsi in matrimonio, sotto la grande ala di José Mourinho, che altro non aspetta che essere convinto dall’ex Lione. Nel 3-5-2 che sta costruendo il tecnico portoghese ha trovato subito il dialogo con chi con il pallone parla la sua stessa lingua, quella che non si impara ma che scorre nel sangue. Dybala, Pellegrini, Matic, neanche a dirlo. Ma anche El Shaarawy. Spazi stretti, verticalità, estro.
Questa sera, all’ora dell’aperitivo, ritroverà il Tolosa, che ha già incrociato sette volte e battuto sei (e un pareggio) in un antipasto di Europa League che testerà la condizione fisica e tattica della Roma di Mou parte terza. Di cui Houssem, umile ma ambizioso, vuole essere, ne siamo certi, assoluto protagonista
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