Manca poco per fare una grande Roma: uniti si può
Mourinho e Pinto, sia pur divisi da connotazioni caratteriali, sanno entrambi che manca poco per far grande la Roma. Speriamo la costruiscano insieme
Mi si nota di più se vengo o se non vengo? Nei bei tempi in cui un’assenza poteva far notizia più di una presenza, qualcuno in redazione poteva farsi venire il dubbio se fosse più giusto omettere una confidenza, e magari capirne la portata lavorandoci sopra, piuttosto che spiattellarla a tante colonne, col rischio di sovraccaricarne il significato, e quindi distorcere la realtà innescando l’inevitabile valanga di reazioni. Oggi mordi, incamera il clic, fuggi e non ti voltare mai indietro, per non correre il rischio di incrociare lo sguardo dei moderati, degli equilibrati, dei coltivatori del buon senso, abituati magari a valutare i fatti per ciò che appaiono, e non per la convenienza geografica, politica, commerciale del momento.
Ecco, i fatti. Guardiamoli in faccia: tra Mourinho e Pinto, connazionali e buoni amici, sia pur divisi da connotazioni caratteriali e fors’anche filosofiche diverse, esiste una dialettica schietta, a volte un po’ rude, persino aspra. Logico: perseguono entrambi il bene della Roma, ma uno è nel ruolo di chiedere e l’altro al massimo di concedere. Hanno entrambi il contratto in scadenza (da cui ieri lo scoop di Cronache di spogliatoio: “È rottura tra Mourinho e Pinto. Uno dei due tra un anno non sarà più alla Roma”.
Vorremmo rassicurarli: c’è il rischio che non ci siano più tutti e due), ed è persino logico che l’allenatore che deve pensare essenzialmente al risultato del campo del prossimo anno chieda uno sforzo in più (lo fece anche in una memorabile conferenza stampa del gm, rubandogli la scena per un attimo), mentre il dirigente, che ha la responsabilità anche della sostenibilità di ogni sua azione, tenda a frenare sulle operazioni più onerose. Magari Mou vorrebbe subito Morata, magari Pinto spera ancora di portare a casa Scamacca nonostante l’inserimento pesante dell’Inter. Logico pure che Mou sussurri ai cronisti divertito «Meglio che non parli, sennò faccio casino», logico che lo pensi anche Pinto, ma questo fa meno notizia.
Questi i fatti. Poi ci sono le interpretazioni: che ieri sui tre giornali presenti in Algarve con un inviato sono state rappresentate in tre modi diversi. Un quotidiano non ha neanche riportato la questione, uno l’ha affrontata in maniera equilibrata, un altro l’ha sparata in prima pagina evocando la furia di Mourinho. E così nel corso della giornata non sono mancati i dibattiti sul tema ovviamente all’insegna di chi la sparava più grossa.
Mourinho su queste cose ci sguazza: a lui giova che si parli di lui in questi termini («Mou vuole vincere», «Mou alza l’asticella», «Se prendi Mou devi dargli i campioni»), Pinto è ovviamente più esposto e meno protetto, ma ha imparato a capire Roma e il più delle volte oggi ci si fa una risata sopra. La morale della favola è che al di là dei problemi delle ultime ore, di Morata e Scamacca ormai lontani, entrambi sanno che manca poco per far grande la Roma. E speriamo che la costruiscano insieme.
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