AS Roma

Quando i sacrifici Pagano

Sulla lavagna di José spiccava il suo nome come vice-Matic. Classe 2004, è alla Roma da quando aveva 9 anni e fa parte della scuderia di Totti

Pagano in azione con la Roma Primavera

Pagano in azione con la Roma Primavera (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Lorenzo Latini
12 Luglio 2023 - 08:37

Il suo nome spiccava - lì al centro del campo, tra quelli di Matic e Aouar - sulla lavagna che José Mourinho ha pubblicato nel primo giorno di lavoro a Trigoria: Riccardo Pagano ha coronato il suo sogno, quello confessato appena tre mesi fa in un podcast sul sito ufficiale della Roma. «Devo continuare a far bene in Primavera - diceva in quella circostanza - e poi, se il Mister lo riterrà opportuno, mi chiamerà. Io ci credo e spero che questa chiamata arrivi».

Detto, fatto: ora il diciottenne nato e cresciuto a Tivoli (la stessa città di Zalewski) si allena con la Prima squadra, e spera di seguire le orme dei suoi predecessori, da Bove a Zalewski stesso, passando per Missori e Volpato. 
L’ultimo “bambino” di Mou è nato il 28 novembre 2004, pochi mesi dopo la vittoria della prima Champions da parte del portoghese, che nel frattempo si era trasferito al Chelsea e si era auto-definito “Special One”. Ora con lo “Special One” Riccardo ci lavora, nella speranza di poter racimolare minuti non soltanto nel precampionato, ma anche nel corso della stagione, come già successo a tanti altri prima di lui nell’ultimo biennio. In giallorosso dal 2014, fu notato - quando militava nel Villanova - da Bruno Conti e dagli osservatori della Roma nel corso di una gara in cui segnò una tripletta. Da lì, il provino e poi la chiamata di “Marazico” al padre: «Vogliamo suo figlio».

Vivendo a Tivoli, la famiglia si è dovuta sacrificare (Riccardo ha anche due sorelle) accompagnandolo e riprendendolo quasi tutti i giorni, ma dallo scorso anno il ragazzo vive a Trigoria assieme al padre. Nel corso di questi anni, si è tolto la soddisfazione di vincere uno Scudetto Under 15 sotto la guida di Tanrivermis (con lui c’era pure Missori), da capitano, segnando anche due gol nella semifinale contro il Napoli e, di recente, la Coppa Italia Primavera. Non solo: con il suo talento cristallino, ha attirato l’attenzione di Francesco Totti, che ha deciso di metterlo sotto contratto con la sua agenzia, la CT10 Management. «Ho la fortuna e il privilegio di averlo al mio fianco: mi dà tanti consigli, sia in campo sia fuori», ha detto Pagano a proposito della leggenda romanista. Con la quale condivide anche il numero 10: «È una responsabilità, soprattutto qui a Roma, ma mi piace averla: è il mio numero preferito e sono molto felice di indossarlo». 

Caratteristiche tecniche
Nato come centrocampista centrale, può fare sia il regista sia la mezzala, date le sue doti tecniche e l’esplosività unita alla bravura negli inserimenti; nel corso della sua carriera però ha giocato anche come trequartista (ruolo che predilige perché «mi piace andare in giro per il campo, farmi dare la palla, e sulla trequarti sono libero di farlo«) e persino come centravanti in qualche occasione. Pur non essendo altissimo (1,75) è forte fisicamente, praticamente ambidestro e abilissimo sui calci piazzati. Il suo feeling con il gol è testimoniato dai numeri della scorsa stagione, durante la quale ha totalizzato 34 presenze e 15 gol (oltre a 8 assist).

Lo scorso febbraio ha rinnovato il suo contratto, legandosi al club giallorosso fino al 30 giugno 2026 e a fine maggio è stato premiato ai Primavera Best Awards come miglior centrocampista. Ora sogna l’esordio nel calcio dei grandi: sicuramente troverà spazio già sabato con la Boreale, e poi nelle altre amichevoli estive; test che gli saranno utili per cominciare a capire a che livello di maturità è giunto come calciatore. Il passaggio dalla Primavera al calcio dei grandi non è semplice, e richiede tempo. Lui, dalla sua, ha una grande motivazione: quella di vestire la maglia della Roma. «L’emozione è la stessa del primo giorno - ha detto lo scorso aprile - ed è una cosa fantastica, che non ha eguali. Nessuno deve mai abituarsi a indossare questa maglia, anzi, quando la indossiamo dobbiamo sentirci dei privilegiati e dare il massimo». Parole da romanista vero. 

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