AS Roma

Un suicidio per l’Uefa: è il trionfo dei “Sarri”

Non riusciamo ad immaginare quale presidente potrà ancora “permettere” che l’allenatore sprechi energie per provare ad arrivare in fondo in Europa o in Conference

José Mourinho e Ceferin durante una premiazione

José Mourinho e Ceferin durante una premiazione

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
30 Giugno 2023 - 11:47

Non riusciamo ad immaginare quale presidente potrà nel prossimo futuro ancora “permettere” che l’allenatore della sua squadra, impegnato nella corsa ad un piazzamento per la Champions League, sprechi qualche energia per provare ad arrivare in fondo ad un’altra delle due competizioni europee, l’Europa o la Conference League, se davvero la Fifa confermasse questo abominio di non considerare il ranking Uefa per mettere in fila i club pretendenti al Mondiale per Club che si inaugurerà nel mese di giugno 2025, ma limitasse davvero il punteggio solo a chi ha preso parte alla Champions League nel periodo preso come riferimento (gli ultimi 4 anni). 

Di fronte alla prospettiva di profondere ogni sforzo per arrivare in fondo ad una delle due competizioni continentali “minori”, considerando le cifre in ballo nel circolo virtuoso che si innesca partecipando alla Champions League, sarà sacrosanto diritto di ogni presidente imporre ad allenatore e alla tifoseria di abbandonare ogni sogno di gloria europea per concentrarsi sull’obiettivo del quarto posto in campionato, che però al massimo stimola la fantasia dell’amministratore delegato del club. Di fronte ai diversissimi modelli rappresentati quest’anno dalle scelte compiute da Mourinho - perseguire fino alla fine il sogno di vincere una coppa - o dalle scelte compiute da Sarri - abbandonare ogni velleità europea per concentrarsi sul piazzamento in campionato - nessuno sarà più legittimato ad assecondare certe ambizioni. 

Sarebbe la morte di ogni sogno di gloria, di ogni speranza di arricchire un palmares, di vivere emozioni come quelle vissute a Tirana e, nonostante tutto, a Budapest. Il trionfo del burocratismo amministrativo, la sconfitta dello sport. Partecipare alla Champions vale tra i 50 e i 100 milioni di euro a seconda del piazzamento, l’invito al Mondiale per Club raddoppierà questo fatturato, e in un solo mese. Troppo evidente la sproporzione di profitti con chi, arrivando fino in fondo in Europa League, arriva ad incassare al massimo 20 milioni (la Roma quest’anno). Dunque, per quale motivo si dovrebbe lasciare una strada per l’altra? 

E, soprattutto, come si potrebbe garantire adeguato ricambio di partecipazione al Mondiale escludendo di premiare chi lotta con le proprie forze per onorare anche le altre competizioni europee, non avendo magari accesso alla prima. Di fatto, quella che prenderà vita a giugno del 2025, diventerà così un’altra Superlega, ma su scala mondiale, con le europee (sempre le stesse) a farla da padrone e a moltiplicare all’infinito i propri fatturati. Se invece si lasciasse, com’era sembrato logico a tutti, qualche speranza anche a chi fosse in grado di scalare le posizioni europee nel ranking Uefa (l’unico riconosciuto, quello che da anni mette in fila le squadre nel continente) magari vincendo l’Europa League, sarebbe tutto più logico, razionale, sportivo. Ci pensino Ceferin e Infantino. O glielo suggerisca Boniek.

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