Sogni di mercato in notti di mezza estate
La ROMA annunciava un calciatore e te, specie se ragazzino, non aspettavi altro di poter vedere la sua prima fotografia con la maglia giallorossa addosso. Era quella la felicità
Da bambino adoravo il periodo del calciomercato. Lo consideravo, anche lui, parte integrante di quelle lunghe estati piene di ragazzini che si rincorrevano e di salsedine attaccata sulla pelle fino a che mia madre, prima di cena, mi spediva sotto la doccia. Quelle estati che prevedevano sempre, al mattino, la sosta all’edicola per comprare un quotidiano sportivo. Una volta preso, rito nel rito, prima mi leggevo tutti i titoli e poi passavo agli articoli sulle varie squadre – facendo bene attenzione a saltarne una che non mi interessava poco, ma… niente – lasciandomi per ultima la ROMA e quel tabellone, senza fronzoli, di calciomercato che incolonnava, per tutte le partecipanti alla serie A, gli acquisti, le cessioni, la formazione del momento e le trattative in corso.
Ecco, su quelle trattative si sognava. E per sognare non intendo solamente il nome altisonante ma qualsiasi calciatore che poteva essere associato al vestire la nostra maglia. Se ne sapeva di meno, si sognava di più. Senza YouTube a suggerire giudizi, ma affidandoci solo a qualche spericolato volo pindarico di un giornalista che lo aveva visto, pure lui, al massimo giocare solo una volta. E chissà quando. Meno mitomani e più miti, meno conoscenze e più immaginazione, nessuna pornografia delle immagini ma la forza dell’immaginazione. Sì, probabilmente eravamo tutti più ingenui, ma quell’essere così genuini non ho mai avuto la sciatteria di considerarlo un limite.
La ROMA annunciava un calciatore e te, specie se ragazzino, non aspettavi altro di poter vedere la sua prima fotografia con la maglia giallorossa addosso. Era quella la felicità. Coltivando intanto altri desideri, nuovi sogni ed ennesime speranze su uno di quei nomi che tanto non sarebbero mai arrivati per davvero ma che avevano, pure loro, alimentato i sogni di mezza estate di un ragazzino che poi correva in spiaggia a giocare fino al tramonto. Era una vita semplice che non prevedeva rischi ma desideri. Alcuni di questi si realizzavano… mentre altri, come la salsedine alla sera, se li portava via la doccia successiva in attesa – al mattino dopo – di scoprirne un altro ancora più grande. «Ma davvero?!?».
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