Belotti: "Il mio rinnovo fino al 2025 è un'emozione grandissima, Mourinho è un vincente"
Le parole del centravanti: "La Roma è una famiglia. Ci tengo a ringraziare i tifosi per tutto il sostegno che ci hanno dato sempre per questa maglia"
Parole importanti quelle di Andrea Belotti ai microfoni ufficiali della Roma. Il centravanti campione d'Europa con l'Italia nel 2021 ha affrontato diversi temi volendo manifestare le sue emozioni a cominciare dal rinnovo di contratto fino al 2025 per poi ringraziare Pinto di averlo fatto approdare nella capitale ma le dichiarazioni più importanti sono state quelle dedite a ripercorrere la stagione appena passata e chiusa con il giro di campo contro lo Spezia fra gli applausi del pubblico ad appena cinque giorni dalla finale di Europa League persa col Siviglia. Ecco le parole di Belotti.
Quanta soddisfazione c'è per l’estensione del tuo contratto fino al 2025?
"Per me è un’emozione grandissima, fin dal primo momento che ho messo piede dentro Trigoria ho capito l’importanza di questa squadra, di questa gente, di questa città. È qualcosa che si può percepire soltanto quando si è dentro al 100%, qualcosa di talmente importante che mi rende orgoglioso. Vivo questo prolungamento come una tappa di un percorso iniziato un anno fa".
C'è qualcuno che vorresti ringraziare in particolare?
"Ringrazio Tiago Pinto per avermi dato l’opportunità di giocare per la Roma. Lo staff e il mister per avermi messo in condizione di farlo nel migliore dei modi e per aver creduto in me, ma anche i miei compagni che mi hanno subito fatto sentire parte di una famiglia. Sono arrivato praticamente sul gong del mercato estivo, quindi il mio ambientamento poteva risultare difficile. Invece la bontà, la disponibilità dei miei compagni, che si sono dimostrati prima uomini e poi compagni, mi ha permesso di integrarmi subito e nel miglior modo possibile. È stato davvero facile".
Ripartiamo dalla fine: la vittoria contro lo Spezia, la qualificazione in Europa League e il giro di campo di tutta la squadra all'Olimpico per salutare un pubblico fantastico.
"È stata una partita importantissima per noi perché vincere contro lo Spezia ci ha permesso di qualificarci in Europa League, una competizione in cui abbiamo sfiorato il trionfo quest’anno e che magari l’anno prossimo proveremo a vincere. Il giro di campo ci è sembrato il minimo per questi tifosi, per tutto l’affetto e il sostegno che ci hanno dato in ogni partita, che fosse in Coppa Italia, in campionato o in Europa League. Si sono sempre fatti sentire attraverso ogni sold-out all’Olimpico, il settore ospiti sempre pieno in trasferta, anche per la finale di Budapest sono arrivati in tantissimi. Questo omaggio ai tifosi era un ringraziamento sentito da tutti noi".
Quel pubblico che ti ha tributato un lungo applauso quando sei uscito dal campo: che cosa significa per te?
"Io penso che i tifosi abbiano capito il mio modo di vedere il calcio, di vivere il calcio, di vivere la partita. Non mi risparmio mai e questo penso sia stato apprezzato. Non posso far altro che ricambiare tutto il loro affetto cercando di fare sempre di più, di migliorarmi ogni giorno sotto ogni punto di vista".
È stata una stagione lunga e faticosa, ma la Roma ha dimostrato di essere un gruppo unito e compatto soprattutto nei momenti di difficoltà.
"Sì, la squadra ha risposto sempre presente. Anche nei periodi più difficili della stagione siamo stati compatti, sempre. Va detto che la forza di questa squadra è proprio il gruppo, non ho mai avuto dubbi su questo. Ogni giocatore infortunato o alle prese con qualunque problema ha sempre stretto i denti per esserci. Questo fa capire che ognuno di noi è disposto a sacrificarsi per la Roma".
Ti sei sentito parte di una famiglia?
"All’interno di una squadra io penso che in ogni momento, nel bene e nel male, ci si aiuti tutti insieme. La Roma la definisco famiglia perché da quando sono entrato qui dentro ho capito quanto questo legame non riguardi soltanto i singoli giocatori: ognuno di noi è legato allo staff, ai fisioterapisti, ai dirigenti, ai magazzinieri. È una grande famiglia in cui ognuno è disposto a dare il proprio contributo".
Hai sempre cercato di metterti a disposizione in ogni momento della stagione: hai giocato con una frattura alla mano, addirittura con una frattura alla costola pur di aiutare i tuoi compagni in un periodo complicato tra infortuni e squalifiche.
"Non ci ho mai pensato due volte, è stata una cosa naturale perché la priorità è sempre stata quella di aiutare i compagni. Nonostante il dolore, soprattutto quello alla costola".
Atteggiamento che è stato sottolineato più volte anche da José Mourinho.
"Quello del mister è stato uno dei gesti che mi ha riempito di più il cuore, perché ha capito lo sforzo che avevo fatto per aiutare la squadra. Quell’abbraccio all’Olimpico al momento della mia sostituzione durante la partita contro l’Inter è una delle cose che mi porterò dentro per sempre perché è stato talmente sincero e vero che mi è arrivato dritto al cuore. Da una parte mi ha reso orgoglioso per aver stretto i denti, dall’altra mi ha fatto apprezzare ancora di più il nostro allenatore che, nonostante tutti i titoli vinti, umanamente è unico, non se ne trovano così in questo mondo".
Che contributo ha dato il mister a questa squadra e a te personalmente?
"Il mister è un vincente: ti fa capire l’importanza di una vittoria e ti insegna a voler vincere sempre, partita dopo partita. E poi ha una grande dote, ha una forte empatia con i ragazzi. Quando tu pensi di dare il 100% lui è in grado di tirarti fuori il 130%, riesce a spingerti oltre i propri limiti, e non di poco".
Ci sono stati dei momenti di delusione, ma mai di rassegnazione. E da questo spirito ripartirà la Roma del prossimo anno.
"Ci sono stati dei momenti di delusione, ma la squadra non si è mai rassegnata, anche dopo la finale persa a Budapest non abbiamo mollato e siamo riusciti a vincere l’ultima di campionato davanti ai nostri tifosi. La rassegnazione non abiterà mai in noi".
A Budapest, una grande parata di Bono ti ha negato la gioia di un gol che sarebbe potuto essere decisivo. Quella finale sarà un nuovo punto di partenza?
"Sarebbe stato un epilogo perfetto, purtroppo però il portiere è stato bravo, così bravo che non ci hanno dato neanche il calcio d’angolo. Posso solo provare ad immaginare cosa sarebbe successo se quella passa fosse entrata".
Anche perché in questa stagione dal punto di vista realizzativo c’è stato anche un pizzico di sfortuna, ma questo deve essere uno stimolo per migliorare nella prossima.
"Sotto il punto di vista realizzativo non è stata una stagione positiva, purtroppo è capitato, ma l’unico modo che conosco per ribaltare le cose è quello di lavorare ogni giorno".
Di questo primo anno in giallorosso, cosa non dimenticherai?
"Ci sono tante cose che non dimenticherò. Una di quelle che ricorderò per sempre è la partita di ritorno contro il Feyenoord in casa. I loro tifosi non potevano esserci e per la prima volta ho visto tutto lo stadio interamente giallorosso. Ricordo perfettamente il momento in cui è partito l’inno e poi l’immagine dell’Olimpico pieno. Mi ha fatto venire i brividi, la pelle d’oca".
Ci dici un luogo della città a cui sei particolarmente legato?
"A Roma è facile legarsi a diversi luoghi. Ovunque c’è storia. Se fai un giro in auto, il torcicollo è assicurato. Ciò che mi affascina di più è il Colosseo. Quest’anno, ci sono passato diverse volte e, ogni volta, non mi limito a guardarlo, lo ammiro. Uno “stadio” di oltre 2.000 anni fa… semplicemente eccezionale".
Hai un aneddoto legato ai tifosi o alla città?
"Fine agosto dello scorso anno, era il giorno della firma. Soggiornavo in hotel. Prenoto un ristorante per festeggiare l’ufficialità del mio arrivo in giallorosso e chiamo un taxi. Arriva il taxi, eravamo in tre. Io mi siedo dietro. Il tassista guarda nello specchietto retrovisore, mi riconosce e dice alla persona seduta davanti: tu ti metti dietro e il Gallo viene davanti. Lo assecondo, partiamo e iniziamo a parlare di moduli, di calciatori del presente e del passato, di cosa si prova a scendere in campo e ogni tanto i discorsi sono intervallati da un nun ce credo…c’ho il Gallo in macchina!. Arrivati a destinazione, facciamo una foto, mi abbraccia e mi fa: te devo di’ ‘na cosa… te stimo tanto, ma so’ della Lazio… e te vojo bene lo stesso".
Sappiamo quanto lo spogliatoio di una squadra di calcio sia un luogo sacro e inviolabile, ma c’è un episodio simpatico che puoi raccontarci e legato al tuo rapporto con i compagni?
"L’hai detto tu, lo spogliatoio è sacro e inviolabile. C’è però una cosa che accade nel pullman, quando siamo a poche centinaia di metri dallo stadio. I tifosi ci circondano d’affetto e per caricarci battono con le mani sulla carrozzeria del pullman. Loro non lo sanno, perché abbiamo i vetri oscurati, ma ci caricano talmente tanto, che dopo un po’, iniziamo anche noi a battere sui finestrini con l’adrenalina già ad altissimi livelli e ancora non siamo entrati nello stadio. Sono fantastici!".
Vuoi mandare un messaggio ai tifosi della Roma?
"Ci tengo a ringraziarli per tutto il sostegno che ci hanno dato e che sono sicuro daranno sempre per questa maglia. Noi non possiamo far altro che scendere in campo con l’unico obiettivo di regalar loro soddisfazioni, fare il nostro massimo per portare a casa dei trofei o delle gioie che rimarranno impresse dentro di noi".
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