Principe d'Arabia? Mourinho dice no alla proposta saudita
Lo Special One incontra i vertici dell’Al-Ahli: l’offerta saudita rispedita al mittente nel cuore di Londra. Un suo intervento ha convinto Ndicka a dire sì alla Roma
Telefona, incontra, pianifica il futuro, interviene sulle strategie di mercato e si gode la famiglia. Non esistono vacanze o pause dall’essere Special One se di nome fai José Mourinho. Londra è da anni il suo quartier generale, il luogo nel mondo dove si sente davvero a casa, tra le vie di Belgravia, finalmente a stretto contatto con la quotidianità della sua famiglia, come testimonia la foto su Instagram che lo ritrae mentre osserva, oroglioso, una delle creazioni della figlia Matilde. Ma Londra lo ha visto trionfare da tecnico del Chelsea, lo ha visto incontrare per la prima volta i Friedkin e lo ha visto ascoltare dal vivo una ricca proposta saudita.
Presidente, no grazie
Un incontro che, chi lo conosce bene, ha definito di “cortesia”. Ma pur sempre un’offerta di lavoro molto invitante è stata illustrata a José Mourinho dal presidente dell’Al’Ahli Sports Club di Gedda, ricchissima società che milita nella First Division araba. Svariati milioni sul tavolo, carta bianca per disegnare le sorti del club saudita. Eppure lo chairman della società biancoverde, Waleed Abdulrazag Muath, si è sentito rispondere: “No, grazie”. La promessa verrà mantenuta, il futuro sarà ancora giallorosso e nessuna offerta o incontro (non troppo segreto) al Chelsea Harbour Hotel, dettaglio svelato da LaRoma24.it, potrà cambiare l’orizzonte dello Special One.
Decisione che di certo non avrà lasciato sorpreso Matthew O’Donohoe, altra figura segnalata presente all’incontro londinese. Qualcuno lo ha frettolosamente etichettato come “l’agente di Scamacca”. Definizione quanto meno riduttiva per il presidente, in carica da febbraio, del colosso CAA (Creative Arts Agency) Sports International, che cura ormai in maniera esclusiva dal 2008 i diritti d’immagine dello Special One. Ogni richiesta mediatica che riguardi Mourinho passa prima al vaglio dell’ufficio situato nel quartiere di Soho.
Fu proprio O’Donohoe a far da tramite con i Friedkin per avviare i contatti che hanno portato il portoghese a siglare il contratto triennale con la Roma. Quella è la sua volontà, di proseguire a lavorare in un progetto che non considera ancora arrivato ai titoli di coda, per il quale continua a spendersi.
Telefono bollente
Non solo incontri per ascoltare offerte, di cui la proprietà giallorossa era stata informata, ma anche il consueto ruolo centrale nelle trattive di mercato della Roma che verrà. Perché se Aouar ha già definito un onore la possibilità di lavorare con lui, se Ndicka a giorni diventerà un giocatore giallorosso tanto lo si deve a Mourinho.
Quando il pressing del Milan si è fatto insistente e l’ombra del PSG iniziava a materializzarsi, lo Special One è intervenuto, chiamando direttamente il calciatore in uscita dall’Eintracht Francoforte. Lo ha fatto anche Ryan Friedkin, ma l’appeal del portoghese è di un altro livello agli occhi di un calciatore: se uno come lui ti chiama per dirti che vorrebbe lavorare con te, la risposta non può che essere positiva.
Non c’è proposta saudita che tenga al momento, lo Special One riparte da Trigoria, dall’amara notte di Budapest con l’idea di costruire una Roma più forte e competitiva, volendo mantenere fede alla promessa fatta nella conferenza stampa di presentazione. “Mister, come si vede tra tre anni?”. “Festeggiando”. L’obiettivo non è cambiato, la scadenza nemmeno. José, Principe d’Arabia? No, imperatore a Roma.
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