AS Roma

Dan, José, le coppe e il brand

Se l'Italia è tornata a risplendere in Europa il merito è per gran parte della Roma, l'unica ad aver vinto un trofeo continentale nelle ultime 13 stagioni

José Mourinho dopo la vittoria della Conference League

José Mourinho dopo la vittoria della Conference League (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Gabriele Fasan
13 Giugno 2023 - 11:15

Vincere non è l’unica cosa che conta. Non tutti saranno d’accordo, forse, in parte, nemmeno Mourinho
Ma se oggi la Roma, soprattutto la sua, è tra le prime dieci d’Europa nella classifica del ranking Uefa il dato è che il club giallorosso ha costruito una dimensione europea pari a nessun altra squadra italiana negli ultimi anni. Lasciare indietro colossi del calcio nostrano come la finalista della Champions League Inter e il pluridecorato Milan, che pure hanno investito in rose adeguate a competere ai massimi livelli in Italia e nelle coppe (e il campo, con qualche favore delle urne di Nyon) gli ha dato anche ragione, non è un dato da sottovalutare. Ridurre il gap internazionale con la solita Juventus, tenuta indietro anche in campionato, complice la penalizzazione all’acqua di rose arrivata dopo il patteggiamento addirittura applaudito dalle istituzioni e che, se l’Uefa vorrà, consentirà comunque ai bianconeri di partecipare alla prossima edizione della Conference League, non è cosa da poco. Vincere, quindi, non è l’unica cosa che conta, sebbene sia importante e se ne sono accorti i romanisti prima e dopo Tirana, prima e dopo Budapest, per le feste e le lacrime, per le lacrime e le feste. Ma la Roma americana, prima gestione Pallotta e poi Friedkin, ha onorato come poche squadre le coppe europee. Scelta, necessità, caso che sia stato, quelle quattro lettere di uno dei nomi più famosi al mondo - ROMA - sono adesso ancora più famose nell’universo del calcio e al tempo stesso, grazie soprattutto ai Friedkin e a Mourinho, simbolo di un’identità radicata nel territorio esportata in tutto il mondo. Dal Colosseo al Colosseo quadrato, dall’Arena Kombetare alla Puskas Arena, in un solo anno solare Roma e la Roma sono cresciute, indipendentemente dal risultato. E se Di Francesco e Fonseca, che pure le hanno giocate le loro semifinali (sono quattro in cinque anni totali), hanno aperto la via, Mourinho ha allargato la strada, impattando purtroppo a un passo dalla storia negli errori arbitrali di Taylor, così simili a quelli a cui è abituato in Italia e che avevano forse inconsciamente suggerito all’ambiente Roma di puntare nel finale di stagione più sull’Europa League, dove Nyon era stata piuttosto benevola nel tabellone, che sul resto.

Nonostante le tre coppe siano state alzate dalle contendenti, se il calcio italiano riscopre oggi l’importanza delle competizioni continentali, il merito è anche e soprattutto della Roma, che è l’unica ad averne vinta una nelle ultime tredici stagioni, guidata dall’allenatore che aveva portato nel nostro Paese l’ultima. Come dire, la Roma è rock. È un brand che non vuole tutele, meno che mai salamelecchi posticci di politici, politicanti, televisioni e televenditori. È solo un brand da rispettare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CONSIGLIATI