85 minuti di controllo, poi segna il Franchi: Roma, che beffa
Un gol di El Shaarawy aveva indirizzato la partita verso la Roma, pur distratta da Budapest. Nel finale la rimonta, complice un Ayroldi intimorito
Resta all’asciutto un’altra volta la Roma all’ultima trasferta di campionato dell’anno, perdendo con la Fiorentina dopo aver dato per 85 minuti l’illusione di poter tornare a casa con tre (inaspettati) punti. E invece a festeggiare è la brutta Fiorentina di Italiano, incapace di creare seri pericoli a Svilar per quasi tutta la partita e poi chirurgica nei due gol nel finale, a ribaltare il vantaggio iniziale di El Shaarawy con la complicità di Ayroldi. Due azioni simili, con lunghi cross a sfruttare le torri dal secondo palo, proprio nel momento in cui Mourinho aveva deciso di abbassare il baricentro riportando a cinque la linea difensiva tenuta a quattro per 70 minuti.
Ma senza Smalling, uscito all’intervallo per la gestione programmata da Mourinho, e con Ibañez in campo, protagonista negativo sul secondo gol. Peccato, perché tre punti avrebbero tenuta aperta la speranza di un quarto posto recuperato magari all’ultima giornata (contro lo Spezia maltrattato dal Torino) in attesa di capire oggi i risultati delle altre. A Budapest sarà dunque tutto (Champions League, in caso di vittoria) o poco (e bisognerà capire se Europa o Conference League). Ma anche le scelte di ieri hanno dimostrato quanto nei pensieri dell’allenatore (che peraltro era diffidato e, ammonito, salterà il saluto dell’Olimpico) e dei giocatori ci sia solo la finale col Siviglia.
Tatticamente però Mourinho l’aveva come al solito studiata bene, così per affrontare questa Fiorentina tecnica, offensiva e un po’ svagata ha pensato, oltre ad utilizzare col bilancino i titolari di mercoledì, anche a schierare una Roma diversa, con un 433 decisamente offensivo, con l’elegantissimo (nel suo completo giallo) Svilar in porta, con Missori e Zalewski esterni di una linea completata da due difensori, non tre, con Smalling a recuperare minutaggio (45) nelle gambe e Llorente al fianco per permettere a Mancini e Ibañez di rifiatare in panchina, un centrocampo baby con Tahirovic in cabina di regia, l’inesauribile Bove intermedio di destra e Wijnaldum omologo a sinistra, con Solbakken ed El Shaarawy attaccanti esterni di un tridente con Belotti prima punta: e il Gallo ha risposto con un’altra partita piena di cose e priva di gol, eterno destino di una stagione che rischia di terminare senza lo straccio di una rete.
Naturali gli accoppiamenti nei duelli con il 4231 di Italiano, a sua volta costretto a dar fondo a un ampio turn over per non stressare i muscoli dei reduci della finale di Coppa Italia in vista della finale di Conference di Praga col West Ham, il 7 giugno. Così Venuti ha composto con l’inguardabile Martinez Quarta, l’attento Igor e l’esperto Biraghi l’allegra linea difensiva davanti al portiere Cerofolini (sarà il migliore dei suoi nel primo tempo), con Duncan e Mandragora in mezzo al campo, Ikoné e Saponara esterni d’attacco, con Barak a trequarti e Jovic riferimento più offensivo. In panchina almeno otto pezzi forti a riposare: Terracciano, Dodo, Milenkovic, Amrabat, Castrovilli, Bonaventura, Gonzalez e Cabral. Così ne è uscita una partita dominata dalla Roma per un tempo, in questa versione nuova e brillante, capace di resistere meglio dei dirimpettai al primo caldo (e un paio di cooling break sono stati involontariamente concessi da Ayroldi in coincidenza di un paio di infortuni volutamente ritardati), e di colpire con chirurgica incisività negli spazi come al solito lasciati dall’allegra difesa viola.
Dopo uno dei pochi spunti riusciti da Ikoné, ovviamente respinto da Smalling, la Roma ha trovato praticamente il gol al primo vero affondo, con un lancio proprio dell’inglese verso Belotti, bravissimo a controllare il pallone, a rientrare da sinistra sul destro e a calibrare una deliziosa parabola sul secondo palo per Solbakken, a sua volta assai altruista nella scelta di non concludere direttamente, ma di servire a sua volta El Shaarawy che, a porta a quel punto spalancat,a ha dovuto solo accompagnare in rete. Al 26’ il norvegese è stato meno brillante, nel tap-in che avrebbe potuto indirizzare la partita in una direzione assai diversa da quella determinata dall’epilogo: El Shaarawy era stato geniale a servire in profondità Wijnaldum che non era riuscito a superare Cerofolini, la ribattuta di Solbakken è stata lenta e ha permesso a Martinez Quarta di respingere sulla linea.
Al 35’ un’altra buona occasione non è stata raccolta da Wijnaldum, lanciato a rete a sinistra, poi sul rientro sul destro avrebbe potuto servire gli arrembanti Bove e Solbakken, ma ha deciso invece di calciare in porta, con la conclusione deviata in corner. Al 44’ l’ennesimo errore di Martinez Quarta in rifinitura ha permesso ad El Shaarawy di andare al tiro da fuori area, con Cerofolini costretto a volare al sette per deviare in corner. Stessa cosa accaduta due minuti più tardi, stavolta su una bella conclusione di Belotti lanciato in profondità da Solbakken. E al 47’ anche Bove ha provato a mettere il suo marchio su calcio d’angolo battuto sul primo palo dal norvegese, la deviazione è terminata sull’esterno della rete dando l’illusione del gol.
Dopo aver dominato il primo tempo la Roma è rientrata in campo senza El Shaarawy (fermato da un risentimento muscolare) e Smalling, sostituiti da Celik (messo a fare il terzino sinistro, con Zalewski spostato più avanti da esterno d’attacco), poi dopo 15 minuti è entrato pure Cristante per Wijnaldum, con spostamento di Tahirovic a mezzala, mentre al 26’ Ibañez ha preso il posto di Solbakken, variando il sistema di gioco (da 4 a 5 dietro, con Zalewski alzato ulteriormente a seconda punta, fino all’ingresso di Abraham a dieci minuti dalla fine). Tanti cambi per distribuire le forze in vista di Budapest e che testimoniano come l’obiettivo principale stavolta non fosse solo portare a casa il convenientissimo risultato, ma centellinare l’impegno per quelli che presumibilmente mercoledì saranno spremuti di più. Altra considerazione a margine: a forza di cambiare ruolo, i giovani stanno bruciando le tappe della loro maturazione e dopo l’esperienza di quest’anno saranno pronti a giocare da titolare in serie A (o, se restano, a dare una mano al gruppo d’elite della Roma). La partita invece è stata a poco a poco lasciata andar via.
Sia chiaro, la Fiorentina ha fatto pochissimo per vincerla e nei momenti decisivi è stata aiutata dalla confusione creata dai giocatori con una serie di proteste immotivate e dall’inevitabile reazione nervosa del pubblico, così ruggente da sconsigliare al povero Ayroldi, che fino al momento del pareggio era stato irreprensibile, di intervenire per rilevare l’arrampicata fallosa di Mandragora su Missori nell’azione del gol del pareggio, a cinque minuti dal termine.
La Roma ha qualche corresponsabilità, però: perché a differenza di quanto accaduto nel primo tempo, ha deliberatamente evitato di ripartire, perdendo a poco a poco metri di baricentro fino a terminare la sfida con due linee schiacciate di cinque difensori e tre centrocampisti. E senza che la Fiorentina abbia fatto molto per salire. Al 9’ aveva sfiorato il gol Jovic ma solo per la distrazione della difesa romanista sul corner battuto velocemente da Ikoné, poi era stato bravo Llorente a disturbare la conclusione del serbo. Ma al 12’ la Roma ha sprecato una ripartenza in tre contro due per l’approssimazione della rifinitura di Wijnaldum forse ingannato da un movimento poco reattivo di Belotti. Italiano ha aumentato il tasso offensivo della sua squadra inserendo in corso d’opera Sottil e Dodo per Saponara e Venuti, e poi Kouamé per Duncan.
E nel finale, dopo una serie di proteste senza senso, ha sfondato due volte il muro romanista: al 40’ su cross di Kouamé da destra, torre fallosa di Mandragora a sinistra per Jovic (gol a porta vuota come El Shaarawy) e al 43’ con cross da sinistra di Terzic (entrato per Biraghi ad inizio ripresa, con Milenkovic a rilevare un assai confuso Martinez Quarta) con torre di Kouamé, clamoroso liscio di Ibañez a centro area e gol vittoria di Ikoné, uno dei peggiori in campo. È finita con la festa del Franchi e di Italiano e i soliti cori offensivi contro Roma e i romani. Mentre Mou e i giocatori sono tornati a casa in silenzio, a covare un altro po’ di rabbia da riversare nelle energie da liberare mercoledì col Siviglia, a sua volta battuto ieri in rimonta dal Real Madrid.
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