L'attesa: noi siamo qui, pensando a domani
Il sabato del villaggio di ogni romanista e l'ansia della vigilia.
Goditela questa attesa.
Come da ragazzino quando contavi i giorni che ti dividevano dalla partenza per la gita, da adolescente le ore per il primo appuntamento con la ragazza, o il ragazzo, che vedevi sempre camminare nei corridoi della scuola senza trovare, però, mai il coraggio di scambiarci una parola.
L’attesa tiene in vita le persone.
Di una festa, di uno spettacolo, di una vacanza, di una serata, del ritorno dell’amico di sempre, del saggio di una figlia… tutto quello che aspettiamo con eccitazione è qualcosa che incide – positivamente – sul nostro stato d’animo. E anche se questa attesa ci sta spappolando il fegato e sfibrando l’anima… è meraviglioso poterla viverla.
Perché ha valore, è un valore. E perché è parte integrante del piacere, di quel filo d’ansia positiva che precede questi grandi appuntamenti che Mourinho sta cercando di incastonare nel nostro DNA.
“Godi, fanciullo mio; stato soave, stagion lieta è cotesta. Altro dirti non vo'; ma la tua festa ch'anco tardi a venir non ti sia grave”: la ROMA non era ancora nata quando Giacomo Leopardi scrisse Il Sabato del Villaggio eppure, a rileggere quella poesia, viene quasi naturale riconoscersi nella smania d’essere già a domani sera ma, allo stesso tempo, anche nel tentativo di dilatare al massimo questa elettricità che precede la partita per continuare a galleggiare in questo fantastico torpore che ha avvolto, già dal triplice fischio della gara d’andata, tutta la città.
Ogni Romanista.
Vivremo la giornata di domani consumando la stessa aria, allineando su chissà quale frequenza le nostre palpitazioni. E cercheremo – tutti, indistintamente – di assecondare questa ispirata frenesia collettiva che tiene in vita un sogno, che alimenta l’idea, fa sopravvivere l’ideale.
E mentre questa energia così impregnata di sentimento paralizzerà l’intera città rendendo ogni strada un villaggio… ognuno di noi – nel suo silenzio, con i suoi rituali e chissà quali e quante paranoie – anziché cercare di proteggersi da questa scintillante follia collettiva farà del tutto per lasciarsene contagiare.
Perché non abbiamo altra scelta, siamo Romanisti.
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