Per la gloria: la Roma di Mou cerca la via per Budapest
Semifinale di ritorno di Europa League. In palio c'è la seconda finale continentale consecutiva: si parte in vantaggio dopo l'1-0 maturato all'Olimpico
Se proviamo a vederla dal punto di vista più razionale possibile, il combinato disposto dei risultati delle due semifinali d’andata ha tirato uno scherzo mica da ridere ai tifosi della Roma più scaramantici: perché adesso per i bookmakers la Roma è la favorita assoluta per la vittoria finale non solo della partita di stasera, ma dell’Europa League proprio. Le cifre sono a disposizione di tutti: facendo la media tra le varie società di scommesse, la vittoria a Budapest della squadra di Mourinho vale 3,25 volte la posta, mentre la Juve è a quota 3,50, il Siviglia a 3,75 e il Bayer pascola vicino a quota 5.
Il semplice passaggio del turno stasera è dato addirittura per assai probabile, giocandosi a 1,55 (la qualificazione del Bayer è pagata invece 2,50). Ma questo vale solo fino al momento in cui l’arbitro sloveno designato per la gara di stasera (il nome è benaugurante, Vincic, ma potrebbe valere anche per loro; il recente precedente con la Roma ci conforta di più: 2-0 lo scorso 23 febbraio con il Salisburgo, ce lo ricordiamo attento, ma glaciale e insofferente alle proteste) fischierà l’avvio delle ostilità. E precisamente alle ore 21, quando i circa 2000 tifosi giallorossi avranno preso posto nel settore ospiti della Bayarena e tutti gli altri potranno godersi lo spettacolo guardando la partita in chiaro su Rai 1, o su Sky o su Dazn. Chi potesse solo sentirla potrà invece sintonizzarsi come al solito su Radio Romanista.
Poi ci si dimenticherà dei favori del pronostico e ci si concentrerà sulla partita che vale forse il traguardo più importante che la Roma potrà raggiungere nella sua storia moderna, superando di slancio la finale di Tirana e rimanendo appena un gradino dietro alle sfide che valsero gli scudetti del 1983 e del 2001: in palio c’è infatti la finale di Europa League di Budapest, 31 maggio 2023, tra (appena) tredici giorni. Sarebbe il magnifico completamento di un lavoro incredibile che José Mourinho ha percorso da quando è arrivato a Roma, e sono ormai quasi due anni.
Forse uno dei rari casi nella storia mondiale di questo sport in cui un allenatore sia davvero da solo riuscito a cambiare il percorso di un club fino a farlo entrare in una ristrettissima élite, lì dove sono solo squadre abituate a vincere in Europa. Già la seconda finale sarebbe un traguardo inedito, l’eventuale vittoria del trofeo non è neanche pensabile. Arrivare comunque alla gara di ritorno della semifinale da favoriti nella competizione fa comunque uno strano effetto. Ed è - al di là di come andrà stasera - già uno straordinario riconoscimento.
Poi però la partita bisognerà giocarla e allora il lusso che ci saremo potuti permettere o il rimpianto che ci inseguirà fino alla fine dei nostri giorni sarà rappresentato da quel Dybala che resterà all’inizio seduto in panchina, che per la Roma è come sventare un’ingiustizia con Clark Kent che non riesce a vestirsi da Superman. Basterà? Ce lo auguriamo. E amplificherebbe ulteriormente i meriti del resto della truppa e del signore che li guida con tanta autorevolezza.
Difficile immaginare un piano partita impostato sull’attacco sfrontato. Bloccato nel suo 352, con Cristante ultimo baluardo e primo regista, con Bove e Wijnaldum scudieri di Matic e con Pellegrini in assistenza ad Abraham o Belotti, Mou ha pensato ad una gara di vigile attesa e a una squadra multiforme, capace di far sfogare la prevedibile onda d’urto tedesca senza mai rinunciare ad una ripartenza, ma anche di attaccare esternamente e ricamare internamente fino a mettere in difficoltà la retroguardia avversaria, magari cercando quel gol che metterebbe in discesa il compito finale. E se qualcosa andasse storto basterebbe uno sguardo in panchina tra i due rivoluzionari di questa magica stagione per immaginare il senso dell’ennesimo colpo di stato. Hasta la victoria.
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