Roma-Milan: un sogno spezzato alla fine
Dopo una prova sconfortante Abraham trova il guizzo giusto al 94’. Ma al 97’ Saelemaekers sfrutta un cross di Leao e segna la rete del definitivo 1-1
Viene da urlare di rabbia, e invece l’Olimpico resta muto al gol del Milan, al 97’ di una partita che era sembrata vinta al 94’, quando un urlo vero, questo sì davvero strutturato, aveva scosso il Foro Italico per festeggiare la prodezza di quello che era stato fino a quel momento il peggiore in campo, Tammy Abraham, a regalare una vittoria insperata e quindi più bella e probabilmente decisiva per la volata per la Champions. Alla fine il belga ha così riportato in equilibrio il risultato di una partita effettivamente equilibrata, in cui hanno prevalso le rispettive paure di sbilanciarsi rispetto al coraggio di provare a vincerla. La Roma aveva tenuto il baricentro più basso, lasciando il possesso palla agli avversari, e finendo così per neutralizzarne ogni impeto. Tanto che alla fine i tiri in porta sono stati solo due, proprio quelli dei gol. Peccato per l’occasione persa, proprio ora che i punti sono più pesanti e staccare il Milan di 3 avrebbe significato staccarlo di 4 dopo il pareggio dell’andata, e poi lasciare l’Atalanta lontana, e di sicuro prendersi altri vantaggi su Inter e Lazio che si affrontano oggi nel lunch match.
Con la consueta umiltà, Mourinho aveva studiato la partita a scacchi immaginando uno schieramento asimmetrico, con la parte destra sbilanciata a copertura della propria porta e una parte sinistra più alta sul campo. Logico pensare che i pericoli più grandi sarebbero potuto arrivare sull’asse Theo-Leao della fascia sinistra rossonera, da qui l’idea di tenere basso Celik ad attendere i due nella propria metà campo senza alzarsi mai in pressione, per avere il raddoppio pronto e vicino di Mancini, dopo aver chiesto a Kumbulla per una gara di svolgere, per quanto possibile, le funzioni di Smalling. E l’albanese ci aveva persino provato, salvo dover alzare bandiera bianca al 15’ a causa delle rovinose conseguenze di un impatto in area involontario con Giroud, su un cross su cui entrambi non avrebbero potuto intervenire: per lui crociato, stagione ovviamente finita e futuro tutto da decidere. Nel dubbio se abbassare centrale Celik e inserire in fascia Zalewski o retrocedere Cristante terzo centrale con l’ingresso di Bove, alla fine Mourinho ha scelto quest’ultima via, dopo aver fatto scaldare entrambi. E dire che fino a quel momento della gara, e quindi nel primo quarto d’ora, era stata la Roma ad affacciarsi in maniera minacciosa verso la porta avversaria, al 4’ su un errore in disimpegno di Calabria con pallone regalato a Cristante e immediatamente verticalizzato su Abraham (che ha poi cercato Pellegrini con ingiustificata approssimazione) e al 7’ con una percussione a destra con Celik in area per Abraham, cross basso per Belotti che, spalle alla porta, ha atteso l’arrivo di Pellegrini per scaricargli il pallone: peccato per il destro a giro del capitano fuori misura. In mezzo era Matic a dettare i tempi, con Cristante mezzala destra e Pellegrini mezzala sinistra, per un 352 calato a sorpresa soprattutto per la scelta di affiancare a Belotti Abraham e non El Shaarawy. Sulle fasce Celik e Spinazzola, con i diversi compiti già illustrati.
Con la Roma schierata col blocco difensivo basso, è stato inevitabile poi per il Milan guadagnare facilmente metri di campo col possesso palla tipico di una squadra abituata a palleggiare, con i suoi centrocampisti di tecnica e inserimento, con Krunic e Tonali davanti alla difesa, Bennacer sulla trequarti, Brahim Diaz a destra e Leao a sinistra e Giroud riferimento centrale, con la difesa schierata da destra a sinistra con Calabria, Kjaer, Tomori e Theo Hernandez. L’unico squillo della temutissima coppia mancina dei campioni d’Italia è arrivato al 26’, con una rapida verticale tra i due a lasciar dietro sia Bove (in prima uscita sul terzino Mou mandava la mezzala, all’inizio Cristante, poi appunto Edoardo) sia Celik: poi, accentrato, Leao ha servito a destra Calabria a completare la manovra d’accerchiamento, con il cross basso del terzino deviato con un rischiosissimo intervento da Cristante. Per un po’ il Milan ha fatto leva proprio sul palleggio per imporre il suo marchio sulla gara, ma Rui Patricio non si è mai dovuto sporcare i guanti, limitandosi ad osservare il pallone girare sopra la traversa sul destro di Leao. Con queste premesse, si è avuta la sensazione che il Milan potesse allungare il suo dominio anche nell’area romanista, con le conseguenze rovinose che si sarebbero presentate. E invece a sorpresa è stata la Roma ad uscire dalla sua tana nel finale, azzeccando qualche bella uscita in transizione, sprecata purtroppo dalla vena piuttosto precaria dei due attaccanti giallorossi. Al 34’, per esempio, Spinazzola ha raggiunto il fondo campo con una geniale intuizione, sullo scarico per Pellegrini è arrivato il tiro rapido del capitano respinto proprio da Abraham in una curiosa carambola, poi sul rimpallo l’occasione si è presentata per Belotti, ma il suo destro ciabattato è finito verso la bandierina, con il Gallo che poi si è lamentato per il successivo contatto con Krunic, onestamente non falloso. Paradigmatica l’occasione capitata infine al 47’: su una transizione romanista, Pellegrini in profondità sulla destra ha servito perfettamente Belotti che è entrato in area con un controllo di sinistro che poteva preludere alla conclusione vincente, non fosse stato per il tocco maldestro che ha fatto scivolare la palla verso Abraham che, a sua volta, ha sbagliato il controllo per la disperazione generale dei 64191 spettatori, che hanno firmato il 29° sold out della stagione.
Nulla è cambiato del canovaccio tattico all’inizio del secondo tempo nonostante le due sostituzioni effettuate dagli allenatori, quella già decisa di Thiaw con Tomori per il Milan e quella invece improvvisata al rientro delle squadre in campo di Belotti con El Shaarawy: il Gallo aveva subito un colpo proprio alla fine del primo tempo, ma, come ha raccontato poi Mourinho negli spogliatoi, la sua generosità si è scontrata con l’incapacità di respirare riscontrata proprio percorrendo le scalette che portano al campo. Non è cambiata l’inerzia della gara, né l’approssimazione dei controlli in attacco dei giocatori della Roma: quando al 12’ un errore del nuovo entrato Saelemaekers (a rilevare Ibrahim Diaz) aveva spalancato la corsia di sinistra a Spinazzola, il perfetto lancio per El Shaarawy non si è trasformato in un’occasione per via del mancato controllo del Faraone, e subito dopo un’altra percussione dello stesso El Shaarawy, con Abraham steso al limite dell’area, ha esaurito la sua funzione proprio nell’impossibilità di servire qualcuno in area. Ma Orsato, gesticolando con il suo inutile autoritarismo, non ha dato alcun peso alle sacrosante proteste dei giallorossi. Al 15’ è arrivata l’occasione più ghiotta per i rossoneri, con un cross di Leao colpito al volo ancora da Saelemaekers, sparato alto. Poi è stata la Roma a rendersi ancora pericolosa con un paio di ripartenze veloci, purtroppo sempre culminate con rifiniture approssimative. Al 26’ Ibanez è stato graziato da Orsato, che ha sanzionato solo con il giallo un intervento scomposto su Saelemaekers che avrebbe potuto anche richiamare l’attenzione del Var e gettare nella disperazione il pazientissimo Mourinho. Pioli ha potuto allora apportare altri cambi, mentre José si è limitato a guardarlo, forse un po’ invidioso. Negli spogliatoi, a fine partita, non senza malizia il portoghese ha ricordato che mentre lui ha mezza squadra a disposizione, il suo collega milanista può scegliere tra due rose: una differenza non da poco.
Eppure il colpo del ko ce l’ha avuto proprio la Roma, prima sul sinistro di Camara, entrato quando Bove ha alzato bandiera bianca (terza lussazione alla spalla in pochi giorni, dopo Solbakken e Abraham): ma il sinistro del francese sul cross di Celik è terminato fuori di poco. Neanche il tempo di rammaricarsene che il turco, protagonista di un secondo tempo di alto livello, ha rubato un altro pallone sulla destra, invece di crossare subito stavolta ha preferito sterzare lui per servire Abraham senza incertezze, e l’inglese si è inventato il gesto tecnico che avrebbe scritto la più bella favola della 32ª giornata: un controllo orientato con conclusione in diagonale ad ingannare due difensori e il portiere. L’Olimpico si è scatenato in una lunga esultanza, con Dybala portato a braccia da Svilar nell’abbraccio collettivo sotto la Sud impazzita. Al rientro in campo, passato anche l’esame del Var, si attendeva solo il triplice fischio per festeggiare l’ennesima prodezza di una squadra mai doma. Invece sull’ultimo rinvio lungo di Maignan, respinto da Mancini purtroppo sui piedi di Leao, è arrivato l’ultimo cross della serata, lungo giusto per scavalcare tutta la difesa, compreso Spinazzola, preoccupato più del contrasto aereo con Thiaw che della marcatura alle sue spalle di Saelemaekers, che in splendida solitudine ha battuto di piatto al volo Rui Patricio facendogli passare, beffa tra le beffe, la palla tra le gambe. Stavolta ad esultare sono stati i 3000 milanisti, mentre l’Olimpico è caduto nella più cupa disperazione. Il Var ha giudicato poi inapprezzabile la spinta di De Ketelaere su Ibañez in area, Orsato ne ha preso atto e dopo pochi secondi ha fischiato la fine.
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