Non c'è scelta: oggi il Milan è più importante del Bayer Leverkusen
Mourinho resta in silenzio alla vigilia, ma farà parlare la formazione. Sarà la migliore possibile, il campionato è importante quanto l’Europa League
Strane cose accadono sul nostro pianeta calcio. Mentre gli spettatori interessati a vedere le partite dal vivo - a dispetto di chi banchetta al vertice, chi frequenta la base fa ancora volentieri i sacrifici per godersi lo spettacolo negli stadi - devono aspettare a volte anche 24 ore prima dell’inizio della gara per conoscere l’orario in cui quella partita si svolgerà; mentre l’ingiustizia sportiva fa il suo corso e quindi toglie e leva punti a casaccio nel braccio di ferro per far capire chi ha il codice più lungo (tanto si sa già come finirà: Juve penalizzata dei punti necessari a toglierle il diritto acquisito, e poi squalificata dall’Uefa per un anno); mentre si prende atto con due mesi di ritardo che il comportamento ingiurioso, antisportivo e pure un po’ folle quella sera a Cremona non l’ha tenuto Mourinho, che è stato poi squalificato, ma il giudice (sic) Serra e così l’afflittività reale c’è stata solo per la Roma (e i punti persi con Sassuolo e Lazio chi li restituisce?); mentre la critica più snob impallina a turno gli allenatori delle nostre squadre top proprio nell’anno in cui le squadre dimostrano in campo internazionale tanta autorevolezza; mentre accade tutto questo senza che nessuno si stupisca più, la 32ª giornata regala diversi scontri diretti potenzialmente capaci anche di ribaltare verdetti che si pensava acquisiti.
Non è certo il tempo di mollare, non lo farà la Roma di Mourinho, la cui sottile protesta di non volersi più concedere nelle conferenze stampa prima del campionato italiano viene forse sottovalutata. Ma il tardivo deferimento di Serra dovrebbe far riflettere una volta di più. Anche ieri silenzio su tutto il fronte: il portoghese si concederà solo nel pomeriggio per qualche secondo ai microfoni di Dazn prima della partita, e poi dopo per i commenti finali. Certo è che questo Roma-Milan (stadio Olimpico, calcio d’inizio ore 18, telecronaca in esclusiva su DAZN, radiocronaca obbligatoria su Radio Romanista) presenta tante sfaccettature almeno sulla carta da non lasciar tranquilli chi dai vecchi detti popolari è in qualche modo influenzato. Nella fascia dei romanisti più cauti - sembra strano, ma esistono - l’incubo che popola ogni notte trae sempre nuovi impulsi da un proverbio tramandato dalle nonne: chi troppo vuole, nulla stringe.
Ma nel calcio non c’è spazio per i calcolatori, prevedere ciò che potrà accadere domani resta esclusiva pertinenza dei più creduloni; e scegliere, nel dubbio, di rinunciare a qualcosa oggi per la gallina di domani può significare solo che hai rinunciato all’uovo di oggi. Ecco perché fa bene Mourinho a non fare i calcoli, a puntare su un avversario per volta: oggi il Milan è più importante del Bayer Leverkusen, del Monza e dell’Inter. Poi da domani si faranno nuove valutazioni. E pazienza se ancora una volta c’è chi vorrebbe rinverdire l’inconcepibile duello tra chi le scelte deve farle a priori e chi non vede l’ora di contestargliele a posteriori.
Se c’è da contarsi, da queste parti ci schieriamo compatti con l’allenatore, anche se dovesse decidere di mandare in campo Dybala dal primo minuto. Tutti i tifosi sognano di alzare un’altra coppa stavolta nel cielo di Budapest, ma per il più naturale sviluppo del progetto targato Friedkin resta fondamentale cercare di guadagnarsi, a prescindere da quello che accadrà col Bayer, l’ingresso in Champions League. In questo senso la partita di questo pomeriggio è una sorta di finale. Anche al Milan, del resto, c’è qualche retropensiero che può portare a valutare il centellina mento delle forze nella prospettiva del doppio derby che varrà la finale di Champions, traguardo totalmente inatteso che adesso sembra alla portata di Pioli. In realtà c’è ancora tempo per pensare alle gare di coppa. Altri 60.000 tifosi scalderanno l’atmosfera al Foro Italico per spingere Mou a rimuovere il suo tabù con Pioli: finora non l’ha mai battuto.
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