Quando il gioco si fa duro: da Rui a Abraham, ecco il tempo del riscatto
Rui, Ibañez, Kumbulla, Celik fino a Abraham. Errori e prestazioni scadenti devono restare nel passato, squadra e tifoseria si ricompattano alla vigilia del Milan
A volte sembra di vedere un film già visto. L’errore in campo che decide la partita, la conseguente reazione social, veemente e sconsiderata nella terra di nessuno, dove tutto è concesso e dove tutto si può dire, che porta l’account del calciatore a escludere i commenti, isolandosi dal contesto che dovrebbe supportarlo. A volte. Perchè quanto accaduto dopo Bergamo invece è qualcosa che merita di essere sottolineato e raccontato.
Famiglia romanista
L’errore di Rui Patricio contro l’Atalanta è qualcosa di inaspettato, goffo e stordente. Perché la Roma dava l’idea di poter riprendere la gara del Gewiss Stadium mentre il regalo del portiere portoghese ha chiuso ogni discorso. E quando eravamo pronti a riavvolgere il nastro per osservare l’ennesimo film della vergogna, ecco il colpo di scena, il cambio di passo che non ti aspetti. Prima l’applauso del settore ospiti a fine gara, poi il cinque scambiato con Mourinho prima dell’abbraccio virtuale ma caloroso che il web gli ha regalato, sia dal club che da tantissimi tifosi. Il vento è cambiato, non è più tempo della violenza gratuita, i tifosi hanno capito e compreso lo sforzo che la rosa giallorossa sta producendo in questo momento per rimanere aggrappata agli obiettivi stagionali, nonostante gli infortuni e il calendario che non concede tregua. E così l’infortunio di Rui diventa l’occasione per dare una pacca virtuale al portiere e non il momento per affossarlo. Per giocare il prossimo anno in Champions League o per arrivare alla finalissima di Budapest servirà anche il contributo del portiere portoghese e questo senso di famiglia ha prevalso sulla logica della rabbia.
Tempo di riscatto
Su questa scia di compattezza e consolidata armonia, è tempo anche per gli altri per voltare pagina e mettere tutto quello che possono offrire in campo. Da Kumbulla a Ibañez fino a Celik, ora è tempo di riscatto anche per loro, mettendosi alle spalle errori individuali e prestazioni scadenti, che gli hanno fatto perdere posizioni nelle gerarchie dello Special One. Come accaduto a Kumbulla, superato anche da Llorente e passato in poco tempo dal primo sostituto del terzetto titolare all’ultima scelta del reparto arretrato. Inversione di marcia ancora più vistosa per Celik, partito titolare nella considerazione di Mourinho per poi perdere rapidamente quota. L’infortunio di Karsdorp e un calendario insostenibile senza una rotazione intelligente gli dà ora modo di ritrovare con costanza del prezioso minutaggio. Ma su tutti è davvero il momento di Roger Ibañez. Dal sogno mondiale qatariota sfiorato con il suo Brasile alla panchina nella sua Roma, dopo l’ennesimo e malinconico errore nel derby. Serve la sua fisicità, la sua forza e la sua abilità nel gioco aereo per sopperire alle assenze di Smalling e Llorente. Serve l’aiuto di tutti per tenere in vita la stagione giallorossa.
Capitolo Tammy
Non è tra gli attori di secondo piano, ma è senza dubbio un protagonista che la Roma ha bisogno di ritrovare alla svelta, soprattutto in termini realizzativi. Troppo altalenante il rapporto con il gol nella stagione di Tammy Abraham, che ha parlato ai microfoni dell’UEFA, in vista della semifinale di Europa League con il Leverkusen, tornando all’emozione di Roma-Feyenoord : «Siamo usciti per fare riscaldamento mezz’ora prima e lo stadio era già tutto pieno. Erano tutti gasati, perfino la panchina. Perfino la panchina era gasata in quel momento. Che emozione».
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