Ripartire nel segno di José Mourinho
Nonostante gli infortuni e il fitto calendario i giallorossi sono chiamati a reagire al ko con l’Atalanta. Col Milan gara cruciale per l’Europa, Mou indica la via
Errori individuali, pali, sfortuna e infortuni. Atalanta-Roma sembrava il manifesto del primo e celebre assioma della Legge di Murphy: «Se qualcosa può andare storto, lo farà». E così è andata, con una serie di sfortunati eventi che hanno messo al tappeto una Roma volenterosa e combattiva, ma soprattutto mai doma. E nonostante il risultato, che rimescola nuovamente le carte nella lotta ad un posto in Champions League, Bergamo può e deve esser vista anche come una tappa importante di questa stagione. Perché se la prima Roma dello Special One è nata dalle ceneri delle due cocenti sconfitte con Bodø (6-1) e Juventus (3-4), l’ambizioso finale di stagione può e deve prender spunto anche dalla risposta offerta dal gruppo nell’insidiosa trasferta di Bergamo. Dopo i 120 minuti contro il Feyenoord e senza Smalling e Wijnaldum, la squadra giallorossa ha messo in campo personalità e un’identità tattica assolutamente riconoscibile, un riscontro tangibile del lavoro svolto nei mesi dallo Special One. Per questo, al netto delle difficoltà dovute dagli infortuni, la rotta tracciata da Mourinho dev’essere la stella polare per un gruppo che ha le risorse per finire al meglio la stagione, centrando gli obiettivi prefissati.
Una difesa da reinventare
Senza Smalling e Llorente (altra dolorosa eredità della trasferta di Bergamo) ora Mourinho è al bivio: dare nuovamente fiducia a Marash Kumbulla oppure cambiare il modulo, passando alla difesa a quattro. Non una scelta banale, ma nemmeno così agevole, come confermato dalle parole dello Special One. Serve lavorarci, sì, ma serve anche capire quale possa essere il beneficio più grande per la squadra. L’empatia creatasi tra gruppo e tecnico aiuterà però le parti ad avere le giuste risposte, guidando Mou alla scelta più corretta.
Altro che seconde linee
Mentre l’infermeria si riempie di attori protagonisti, le cosiddette seconde linee stanno dando il loro contributo, non tradendo la fiducia concessa dallo Special One. Da Celik a Bove fino a Solbakken: la forza del gruppo la si vede quando viene coinvolto chi sta trovando meno minutaggio, rispetto agli elementi maggiormente utilizzati, ma in campo appare meno disorientato rispetto a mesi fa, concentrato e tatticamente edotto dalle indicazioni dello Special One. E nel momento di massima difficoltà, non può non essere una splendida notizia per il tecnico portoghese.
Capitano, mio capitano
Sul palo di Rotterdam sembrava potesse finire la sua stagione, sul palo del Gewiss Stadium invece è rimasto impresso tutta la voglia e la personalità del capitano giallorosso. Lorenzo Pellegrini è tornato ai suoi livelli, trascinando i suoi compagni, nel momento cruciale della stagione, con gol e assist. Il faro a cui Mourinho chiederà di illuminare il cammino verso gli obiettivi stagionali.
Il Mou pensiero
Ma il motivo più rilevante per credere in questa Roma rimane l’ambizione del suo allenatore. Mourinho non sceglie, gioca e vuole vincere. Non si accontenta del piazzamento, sacrificando una coppa. E non fa all-in sull’Europa scaricando il campionato. Mou no, si tiene le difficoltà, gli infortuni e il calendario fitto. Ma mantiene alta la testa del gruppo, verso il Milan, verso il Leverkusen. Perché la Roma pensa in grande.
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