Dybala e Matic: i “due mostri” chiamati da Mou
Le telefonate “Special” sono valse alla Roma il senso di squadra
«Ciao, sono io». «Buonasera, dottore». «Campione mio». «Sì, mi dica». «Non resistevo più». «Ah bene». «Pensavo a te». «Direi che è importante». «Quando verrai». «Mah, adesso non so, dipende». «Lascia parlare me, di’ sì o no». «Certo, certo, d’accordo ». Scusandomi con Mina e Alberto Lupo, vorrei sapere il nome di quel “c o r n u t o” romanista, che ha dato a Josè Mourinho i numeri di cellulare di Paulo Dybala e Nemanja Matic. Già, perché se a corteggiarti è un tipo, un po’ fastidioso ma fascinoso come il portoghese, non si riesce a dire no. Facilmente. Bene, la telefonata non è stata proprio quella presa in prestito a due miti del palcoscenico, ma per la Roma, i suoi tifosi, la società ha avuto effetti ben più affascinanti. Il fair play, i paletti imposti alla proprietà Friedkin dall’Uefa, non hanno permesso spese faraoniche. Ma quando hai dalla tua parte un uomo Special, può anche riuscire là dove, con pochi soldi disponibili, non avresti mai sognato di arrivare. Josè Màrio dos Santos Mourinho Felix ha messo in rubrica quei due numeri di giocatori ritenuti inutili. Uno, ormai considerato dalla Juventus al limite delle sue possibilità, ormai svincolabile. L’altro,con la stessa considerazione dal Manchester United, ha deciso per il pensionamento di Matic, ormai alla soglia dei 35 anni. E la Roma ha dato carta bianca al “bollito” Mourinho: «Aiutati, che il ciel t’aiuta». Ecco, la partita con Feyenoord ha smentito tutto e tutti. Anche una parte di quei romanisti, mi si perdoni questa “uscita di pista” dopo una notte indimenticabile, che hanno da subito chiesto la testa, pardon la panchina, di Josè. Che ha preso un gruppo con evidenti limiti, ha accettato per la prima volta in carriera un progetto e non una squadra già fatta per vincere e…ci ha creduto come sempre. Come sempre. Ma torniamo ai due che a quegli squilli hanno risposto: «Certo, certo, d’accordo ». E Paulo ha ritrovato più che la forma fisica, la Joya di essere amato, coccolato, di poter sorridere senza avere l’occhio di «Polifemo-Juve» sempre alle sue spalle. Da diecimila tifosi è stato salutato all’Eur, aveva già conquistato tutti prima ancora di scendere in campo. Lo ha fatto ancora giovedì, non con una gamba sola, forse, sottolineo forse, con mezza. «Ma come è bravo Paolino», ripete in continuazione Josè. E quel lentone di Nemanja sarebbe venuto a strappare l’ultimo contratto utile, in un cimitero di elefanti. Lui, che ha vinto tutto in Inghilterra e Portogallo, che ha giocato 610 partite con squadre di club e 48 con la nazionale Serba. Non solo bravi. Hanno trasmesso alla Roma, ai compagni, grazie soprattutto a Josè Mourinho, il senso di squadra. Sì, oggi la Roma è una squadra. In futuro sapremo se e quanto forte. Ehi, ma chi è quel “c o r n u to” romanista che ha dato allo Special il numero di telefono di quei due mostri?
© RIPRODUZIONE RISERVATA