18 eroi scuotono l'Olimpico: la Roma vola in semifinale
In una serata memo(u)rabile, il Feyenoord di Slot è stato battuto con le reti di Spinazzola, Dybala e nei supplementari El Shaarawy e Pellegrini
Chiudi gli occhi e li riapri è tutto vero, la Roma è in semifinale anche di questa Europa League, la quarta in sei anni, ci aspetta il Bayer Leverkusen con l'andata all’Olimpico. E allora rivedi Mourinho che balla con gli spettatori quando la partita non è ancora finita, rivedi i 17 eroi che hanno giocato (più quello in panchina) che sull’orlo del precipizio trovano la forza di puntare i piedi e invece di rotolare a valle risalgono fino alla cima, rivedi la luce delle cinque squadre italiane nelle tre coppe europee, rivedi un Olimpico incredibile e 67000 anime in festa a sventolare ognuna il suo vessillo (cit.), rivedi il gol di Spinazzola dopo tanti patimenti, ma rivedi pure Smalling che cade a terra subito dopo il gol di Paixao che ti sbatte fuori a dieci minuti dalla fine, e allora richiudi gli occhi, li riapri, e sei ancora dentro perché Dybala segna il 2-1 a un minuto dalla fine anche se zoppica vistosamente, e vedi i supplementari e ti chiedi come fai a giocarli se sembrano tutti a pezzi, e infatti dopo il fischio dell’arbitro il Feyenoord gioca mentre Pellegrini e Dybala sono finiti a terra, e sai che se prendi gol è tutto finito di nuovo.
E invece non solo niente è finito, ma è il Feyenoord che sparisce, si squaglia come il suo gioco brillante ma vacuo, mentre la Roma solida di Mourinho non molla niente, e prende un palo con Ibañez, si mangia l’impossibile con Abraham, e poi segna ancora con El Shaarawy, e ancora con Pellegrini, ed è tutto maledettamente bello, emozionante, commovente, vero. Quanto sei bella Roma, quand’è vera.
Finisce così una partita eroica, mitica, epica. Una partita che per lunghi tratti la Roma non è riuscita a controllare, stretta un po’ dall’emozione per il sogno della semifinale a portata di mano e la paura di lasciare troppi spazi all’avversario in vantaggio dopo l’1-0 piuttosto fortunoso dell’andata. Il fatto è che questo Feyenoord negli spazi più larghi gioca meglio soprattutto se qualche metro di autonomia viene lasciato al suo capitano Kokcu, indubbiamente il più talentuoso dei giocatori di Slot.
In più la partita soprattutto nel primo tempo è stata spezzettata per gli infortuni e per qualche incresciosa intemperanza tra cui la brutta scena tra Foti, il vice di Mourinho già richiamato ad inizio gara dall’ottimo Taylor, e Gimenez, capitato dalle parti della panchina e sbattuto a terra, con tanto di vergognosa simulazione (e Foti espulso). E così la Roma non ha mai trovato il ritmo giusto ed è stato invece il Feyenoord a rendersi organicamente più pericoloso, con il suo 4231 calibrato sugli stessi uomini dell’andata, con una linea di 4 non irresistibili difensori, il coriaceo Wieffer e l’estroso Kokcu a metà campo, gli evanescenti Jahanbakhsh e Idrissi sulle fasce, il puntuto Szymanski alle spalle del giovane e sprovveduto Gimenez (e pure mezzo assassino, a giudicare il fallo al 120’ su Mancini che l’ha irriso pure lì).
Mou aveva scelto invece di rinunciare inizialmente a Dybala, in panchina vicino a Ibañez, El Shaarawy e Abraham, quattro rincalzi di lusso pronti eventualmente a dare il contributo nella ripresa, e infatti. E per non perdere mai il controllo della parte nevralgica del campo Matic si era abbassato a fare il play di un centrocampo a tre, con Cristante intermedio di destra e Wijnaldum a sinistra, con Pellegrini a supporto di Belotti e Llorente al posto di Ibañez. Poi però l’olandese è uscito presto di scena, proprio come aveva fatto Dybala all’andata, lasciando ancora una volta il posto a El Shaarawy, con l’assetto inevitabilmente cambiato, per le caratteristiche dei giocatori più che per una reale interpretazione tattica. L’avvio è stato tutto romanista, anche per la magnifica spinta del 66742 tifosi presenti, nuovo record stagionale ed ennesimo sold-out, stadio stavolta interamente giallorosso grazie al distinto invenduto agli olandesi e poi concesso ai tifosi romanisti. Al 3’ Pellegrini e al 7’ Cristante hanno sfiorato il gran gol, ed è sembrato la continuazione della partita maledetta del De Kuip. Ma al 12’ è stato Rui Patricio a diventare proitagonista, respingendo un tiro al volo che sembrava un gol fatto di Szymanski. Era il segnale che qualcosa sarebbe potuto cambiare nell’economia della doppia sfida.
L’infortunio di Wijnaldum (flessore) ha rimesso in pista El Shaarawy, altro segno del destino, dirà poi la serata. Smalling intanto ha già cominciato la sua serie di prodigi, spezzata solo dall’infortunio che ci farà attendere il bollettino medico tra oggi e domani con l’ansia di un neopapà. Al 31’ Pellegrini ha servito El Shaarawy, ma non era ancora il suo momento, e il sinistro è finito alto. Poi nel finale di tempo il Feyenoord è salito pericolosamente in cattedra, dopo la corrida che ha messo fuori Foti e innervosito la serata. Al 46’ ElSha non è riuscito a servire Zalewski che si sarebbe involato da solo e al 48’ ancora Rui ha respinto un destro di Kokcu.
Dopo l’intervallo la Roma è entrata in campo rinnovata dalla cura Mourinho, e dopo un fazzoletto di secondi Zalewski ha pescato sul primo palo Pellegrini, la cui pronta deviazione si è infranta sul palo, l’ennesimo. Poi al 15’ è stato Spinazzola a rimettere in discussione la qualificazione: Zalewski ha battuto un fallo laterale che avrebbe dovuto essere un corner, Pellegrini in area ha controllato e scaricato su Cristante che sotto pressione ha fatto carambolare il pallone verso Spinazzola, che di sinistro ha trovato l’angolino giusto. Al 26’ Mancini e Belotti non sono riusciti a trasformare in oro una bella torre di Smalling. Mou ha messo allora dentro l’artiglieria pesante, inserendo Dybala, Abraham, e Ibañez per Zalewski, Belotti e Llorente.
Ma subito dopo Smalling si è fermato dopo uno scatto: il tempo di capire l’entità del danno e l’arbitro ha annullato il raddoppio di Cristante, per una spintarella precedente di Abraham, tipo quella perdonata a Milinkovic-Savic su Alex Sandro. Poi è entrato Celik terzo centrale, immediatamente fuori posizione al primo assalto avversario, e Paixao ha deviato di testa in rete l’assist di Kokcu. La Roma si è risistemata sul 4231 per l’ultimo assedio, dando però l’impressione di essere allo stremo delle forze. E invece dopo l’ennesimo sviluppo elegante in manovra, negli spazi ridotti concessi dagli olandesi, El Shaarawy ha trovato Pellegrini in area che invece di farsi ingolosire dalla conclusione ha servito di prima Dybala, che s’è girato sul suo sinistro e ha battuto in diagonale Bijlow, esaltando l’Olimpico per la seconda volta. Poi, al 94’ ancora Paulino ha cercato il gol che avrebbe chiuso subito il discorso, negato dal volo plastico del portiere olandese. Supplementari, con il discorso motivazionale di Mourinho il gladiatore.
E Roma ancora trasformata, il tempo di gioire per un errore da tre metri di Gimenez. Poi è un crescendo giallorosso: sinistro di Dybala deviato in corner, poi testa di Ibañez e palo sul relativo calcio d’angolo, con errore disperante di Abraham sul tap-in. Ma sull’ennesima offensiva il gran taglio di Abraham servito da Pellegrini è la copia del gol segnato alla Real Sociedad, ed è il 3-1 che scaccia l’incubo. Dentro Kumbulla per l’autore del gol e al 109’ 4-1 definitivo, con gol di Pellegrini ritardato dal Var (per una posizione dubbia di Abraham). Poi rosso al killer Gimenez e festa finale. Amore mio.
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