Verso il cielo
A Rotterdam il primo tempo del confronto con il Feyenoord. La Roma vuole provare a sognare con Mourinho
Quando terminano le chiacchiere e fischia l’arbitro (sarà Sanchez, quel signore spagnolo che ha certificato il quattro a zero sul Bodø lo scorso anno, e già questo ce lo fa stare simpatico) poi a “parlare” tocca a chi ha il privilegio di essere chiamato a difendere i colori di Roma dentro quattro linee di gioco. Da quel momento il contorno sparirà, per quanto l’atmosfera del De Kuip, con le tribune scure e i suoi tifosi schiumanti rabbia e birra, possa evocare chissà quale immagine infernale. Per chi starà dentro al campo l’obiettivo sarà quello sempre di far finire la palla dentro quei tre pali. Non sarà semplice uscirne bene, i bookmakers parlano chiaro (2,30 a 3,20). Di fronte c’è la migliore squadra olandese, un’altra storia rispetto a quella brillantina, ma improduttiva, che la Roma ha battuto a Tirana quasi un anno fa. Fu deludente, almeno dal punto di vista del confronto tattico, la squadra di Slot. Era un presuntuoso progetto incompiuto, la classica squadra che voleva fare calcio proattivo e moderno ma si perdeva nei fondamentali dettagli della (scarsa) attenzione difensiva. Il gol di Zaniolo fu il manifesto di tanta presunzione: su un cross da metà campo la disposizione dei centrali risultò piatta e superficiale, e non non era la prima volta. Il più distratto proprio Trauner, centrale superstite di quella difesa. Speriamo sia un buon segno.
La vigilia si porta dietro qualche dubbio di formazione, la conferenza stampa di Mourinho non li ha fugati tutti, del resto per lui ciò che conta ha a che fare più con l’anima che con la condizione atletica o la sagacia tattica. Sembra una diminutio per i suoi ormai sgamati detrattori, e invece è quel valore aggiunto che i fondamentalisti di altre fedi religiosi non riescono a vedere. E stendiamo un velo pietoso su Cassano, costretto a riciclarsi nel mercatino della comunicazione, l’unico dove i suoi sproloqui garantiscono una quotazione. Mentre lui parla, per fortuna Mourinho va in campo. Il suo palmarès lo precede, stasera andrà all’attacco della 12ª semifinale della sua carriera, e magari se andrà bene della sesta finale. I più scaramantici non vorranno sentirlo ma le cinque precedenti le ha vinte tutte. Ma tra le imprese compiute dall’allenatore portoghese, arrivare in fondo in questa Europa League con la Roma sarebbe la più sensazionale, se non altro perché questa competizione ha annoverato tra le sue favorite ad un certo punto la più forte delle squadre spagnole e la più forte delle squadre inglesi, quindi in assoluto le due migliori realtà europee, mentre in Champions alla fine se la giocheranno un’italiana contro la migliore delle seconde dei due campionati top continentali.
Tatticamente sarà la solita Roma, compatta e reattiva. Mou ha forgiato nel tempo i caratteri più dei piedi sapendo che lì avrebbe trovato i più ampi margini di miglioramento e se oggi la squadra giallorossa in campionato (nella competizione, cioè, che molti ritengono inadatta per gli allenatori come Mourinho che danno il massimo nei confronti ad eliminazione diretta) guarda dall’alto squadre che giocano per il primato nella Champions è proprio perché quando si alza il livello agonistico nessuno dei giocatori con la maglia giallorossa molla di un centimetro, semmai evita di indulgere troppo nella costruzione dal basso quando il rischio non vale la candela. Chi apprezza solo il lato estetico del calcio storcerà la bocca, chi ama l’esperienza umana in ogni sua forma, anche nella declinazione artistica del calcio moderno, non può che apprezzare. A Rotterdam si giocherà soltanto il primo tempo della sfida, tra una settimana andrà in scena il secondo, in un Olimpico dai colori meno tetri del De Kuip, più colorato, più gioioso. L’obiettivo di stasera è di consegnare al ritorno una partita aperta ad ogni esito. Sognare non fa mai male, farlo affidandosi a Mourinho è una garantia in più.
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