Linea difensiva a 3 o a 4: purché ci sia copertura adeguata
Contro la Sampdoria Mourinho non ha potuto schierare il suo classico terzetto difensivo. A Torino avrà nuovamente gli uomini a diposizione per poterlo fare
Il ritorno alla difesa a quattro nella sfida alla Sampdoria riapre il dibattito tra tifosi ma anche tra addetti ai lavori. Quale delle due? Detto che la decisione di Mourinho, pur attentamente ponderata, è stata evidentemente figlia di uno stato di necessità, viste le assenze, c’è da evidenziare anche che, in ultima analisi, al di là dei numeri dei difensori in campo la cosa più importante è come ci si difende di squadra, come si protegge la porta nella fase di non possesso o (fase ancora più critica) in caso di veloce transizione negativa, cioè quando perdo palla, peggio se nella mia metà campo.
Diceva Nils Liedholm che si attacca in sette e si difende in nove e, allargando il significato tattico, possiamo affermare che ci si difende e si attacca in undici: il calcio è un gioco dinamico in cui le posizioni in campo variano senza soluzione di continuità nell’arco dei 90 e più minuti.
Tornando alla linea difensiva; cosa cambia se a tre o a quattro. Anche qui dipende dall’interpretazione e dalle caratteristiche dei giocatori. La linea a tre della Roma, ad esempio, prevede Smalling come vertice basso, ma non statico, in grado di marcare il centrale d’attacco avversario fin sulla trequarti. In quel caso chiude centralmente uno dei due “braccetti” e stringe l’esterno di riferimento. È importante nella difesa a tre che sempre, almeno uno dei centrali, accorci con i centrocampisti. In fase di non possesso (vado a marcare forte l’attaccante che si abbassa o il trequartista che vuole ricevere), sia in fase di possesso, per non avere un uomo in meno sulla metà campo. L’elastico di Smalling determina l’altezza della linea e spesso la Roma si abbassa troppo quando l’inglese scappa indietro a palla scoperta.
Non è del tutto vero che giocando con la difesa a quattro la squadra sia più scoperta. Dipende sempre dai movimenti in campo e dall’altezza della linea. Una delle caratteristiche in fase di non possesso, ad esempio, si verifica quando la squadra avversaria salta in qualche modo il terzino, liberando un uomo sulla fascia. In questo caso uno dei due centrali difensivi deve necessariamente affrontare l’uomo liberatosi in avanti. In quel momento il centrale di centrocampo (o uno dei due difensori) scala automaticamente, mentre il terzino opposto stringe velocemente ricreando la linea a tre a protezione della porta.
Insomma, a tre o a quattro, la cosa importante è dare la copertura giusta e non perdere le distanze con la mediana. Il resto, ovviamente, lo fanno le caratteristiche tecniche e mentali di chi va in campo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA