AS Roma

Linea a quattro, gol per tre e 4° posto: la Roma di Mou torna alla vittoria

Lo Special One rivoluziona la difesa. I giallorossi prima studiano, poi dilagano: apre Wijnaldum, raddoppia Dybala su rigore, chiude El Shaarawy

Stephan El Shaarawy esulta dopo il 3-0 siglato alla Sampdoria

Stephan El Shaarawy esulta dopo il 3-0 siglato alla Sampdoria (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
03 Aprile 2023 - 08:35

Servivano tre punti per conquistare almeno il quarto posto al fianco dell’Inter, a cinque lunghezze dalla Lazio seconda e a meno uno dal Milan corsaro a Napoli (che proprio adesso ha cominciato a mollare qualcosa, a beneficiarne dopo Sarri anche Pioli), e tre punti sono arrivati, con il risultato più largo della stagione (3-0 come al Monza alla quarta giornata e come all’Helsinki in Europa League) e con una serie di buone notizie che autorizzano ad affrontare con ottimismo la parte decisiva della stagione.

Si attendeva un segnale da Wijnaldum e Gini lo ha fatto risuonare forte e chiaro (gol, palo e tante corse produttive), serviva una ripartenza di Dybala e Paulo ha regalato perle di bellezza assoluta, rigore compreso (per la settima stagione consecutiva, segnala Opta, ha realizzato almeno 10 reti e servito almeno 5 assist, impresa finora riuscita solo a Ibrahimovic, Di Natale e Totti), serviva una vittoria rassicurante ed è stata prima stordita e poi mandata ko la bella Sampdoria di Stankovic, capace di resistere in parità fino al momento dell’espulsione di Murillo, ad inizio secondo tempo: poi la Roma ha dilagato e nel finale è arrivato anche il terzo gol di El Shaarawy, su splendido assist di Solbakken, un altro che potrebbe dare anche maggiori soddisfazioni alla Roma di quanto non si possa ritenere adesso.

Oggi la Sampdoria di Stankovic non è un cliente facile per nessuno, soprattutto quando poi il quadro tattico cambia in maniera significativa rispetto alla vigilia, visto che contrariamente a quello che per tutta la settimana si è immaginato, le due squadre sono scese in campo entrambe con la difesa a quattro e non a tre, con un atteggiamento più coperto i blucerchiati (4321, con Rincon davanti alla linea di Zanoli, Murillo, Amione e Augello, Leris e Winks a guardare le spalle dei trequarti Cuisance e Djuricic, e Gabbiadini isolato punto di riferimento offensivo), decisamente più offensivo i giallorossi, con due terzini che in pratica sono due ali (Zalewski e Spinazzola), Smalling e Llorente inedita coppia di marcatori, Matic in prima impostazione con Wijnaldum alla sua destra, con Pellegrini naturalmente portato ad accompagnare l’azione partendo dal centrosinistra, con El Shaarawy largo dalla stessa parte, Dybala aperto dall’altra e Abraham centravanti, dopo aver vinto il ballottaggio con Belotti.

Ne è uscita una partita che la Roma ha inizialmente faticato a capire, frenata dal suo stesso entusiasmo e anche un po’ dalla paura di scoprirsi quando si è resa conto all’improvviso che di fronte all’attacco di un terzino, ad esempio Augello, Zalewski doveva aprirsi lasciando spazi che Smalling e Llorente da soli faticavano a riempire. Ma come ha detto Stankovic a fine partita, Mourinho in questi casi preferisce affidarsi agli uomini più che ai sistemi di gioco e i suoi uomini non l’hanno tradito: così l’applicazione è stata a poco a poco più lucida, e le continue rincorse di Matic e Wijnaldum hanno aiutato Rui Patricio a non correre rischi nella fase iniziale della sfida, quando la squadra faticava a riconoscersi in campo. Nella prima mezz’ora qualche sporadico tentativo giallorosso (di El Shaarawy in apertura, e poi di Abraham che ha mancato la deviazione su un bel suggerimento di Wijnaldum) è stato intervallato da qualche insidiosa iniziativa blucerchiata che però s’infrangeva sempre sulla trequarti della Roma. Poi dopo mezz’ora (e dopo tre gialli distribuiti un po’ a capocchia da Irrati: Abraham, Murillo e Spinazzola) in campo la squadra di Mourinho, tornato in panchina dopo un’assenza che la sosta ha ulteriormente dilatato dandole dimensioni infinite, è salita nel rendimento e nella velocità delle giocate, e Ravaglia ha corso diversi rischi.

Ha cominciato ad impegnarlo Llorente, ottimo il suo esordio dal primo minuto, al 31’ su corner di Dybala; poi è stato deviato un sinistro di Pellegrini imbeccato da El ShaarawyM; poi un insistito dribbling della Joya è stato rintuzzato a fatica; finché al 36’ un’invenzione di Matic ha messo Wijnaldum solo davanti a Ravaglia, ma l’olandese ha dovuto allungarsi per anticipare il portiere e il suo tocco morbido di punta è stato beffardamente respinto dal palo. Al 43’ un doppio tentativo romanista ha trovato ancora nel terzo portiere blucerchiato un insuperabile baluardo: respinto un destro da fuori di Zalewski e il più ravvicinato tap-in di sinistro di Pellegrini. Al 47’, proprio all’ultima azione del primo tempo, un bel suggerimento in verticale di El Shaarawy ha invitato Abraham alla deviazione sottoporta, ma Amione ha accompagnato l’inglese all’uscita con un tagliafuori cestistico, per l’entusiasmo dei circa 1200 entusiasti tifosi blucerchiati, autori di una delle migliori performances di tifo e colori viste quest’anno nel settore ospiti dell’Olimpico.

Ad inizio della ripresa è arrivata la svolta che ha cambiato la partita, quando Murillo ha colpito duro Abraham stroncando una ripartenza romanista pericolosa: inevitabile il giallo, il secondo della serata, sacrosanto, dopo che il primo era apparso in verità affrettato. Durissima la reazione col quarto uomo da parte di Stankovic, una di quelle che fanno gridare allo scandalo i giornali se lo fa Mourinho: nessun provvedimento però è stato preso nei confronti del serbo, su cui sono piovuti subito diversi cori da quasi tutti i settori dello stadio, alcuni decisamente sgradevoli (stoppati anche dal portoghese, molto protettivo nei confronti del suo vecchio amico) e fuori moda, ormai noiosi quasi come i tweet dei benpensanti che senza mai frequentare uno stadio continuano da fuori a voler educare gli altri. In undici contro dieci la Roma ha presto preso il sopravvento: al 9’ Dybala su punizione ha trovato la testa di Smalling, respinto da Ravaglia, subito dopo è arrivato il vantaggio grazie ad una iniziativa a sinistra di Spinazzola che ha scaricato su Matic che ha imbeccato in area Wijnaldum, bravo a rubare il tempo a Augello e Amione e a schiacciare in porta. 

In vantaggio, la Roma si è accontentata e ha abbassato il ritmo, dando modo a Stankovic di credere nel miracolo, magari con qualche cambio accorto (Lammers per Gabbiadini, Paoletti per Rincon), ma Smalling e Llorente hanno spento qualsiasi ambizione, mentre Belotti prendeva posto e frustrazioni offensive di Abraham. Così la sveglia finale è arrivata ancora da Mourinho, con l’inserimento di Solbakken aperto a destra a rilevare Pellegrini (con Dybala accentrato). In questa maniera nel finale sono lievitate lo occasioni, ed è cambiato due volte il risultato: prima con un rigore conquistato ancora da Wijnaldum in seguito ad un’azione insistita in verticale (fallo di Ravaglia sull’olandese lanciato a rete) e realizzato con un tocco morbido di Dybala a spiazzare il portiere, e poi con una bellissima conclusione di prima di El Shaarawy  a giro sul secondo palo che ha trasformato in oro uno splendido assist di Solbakken a tagliare il campo da destra a sinistra. Celik ha preso il posto di Zalewski, Malagrida di Winks e Jesé (vecchio talento della cantera del Real Madrid che s’è perso in giro pe l’Europa) per Zanoli. Poi giusto il tempo di registrare un altro errore di Belotti sottoporta ed è arrivato il triplice fischio finale a concludere la piovosa serata.

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