Roma-Real Sociedad: otto partite di Mourinho come fossero una
Anche contro gli spagnoli la solita squadra del portoghese insuperabile. Cambiano gli avversari e i sistemi di gioco, ma non cambia la sostanza
Otto volte la stessa partita. Può sembrare un’esagerazione, magari una semplificazione giornalistica, ma stavolta è proprio così. Contro chiunque si trovi di fronte la Roma gioca sempre la stessa gara, e, quel che è più curioso, costringe sempre gli altri ad adeguarsi. Dal più giochista al più risultatista, dal più spudorato al più speculatore, da chi vive per gli schemi a chi si esalta solo per le giocate del singolo, qualsiasi allenatore nel 2023 sia capitato all’Olimpico è stato costretto alla sua mediocre recita, incassare prima o poi un gol, se non due, a ritrovarsi imbrigliato tra le maglie giallorosse e ad entrare alla fine in sala stampa a ripetere la stessa litania: «Siamo stati sfortunati, abbiamo pagato un episodio, andrà meglio la prossima volta, ecc. ecc». Poi però, perché gli allenatori sono furbi ma non sono scemi, uscendo dalla sala stampa si saranno abbandonati alle riflessioni più aderenti con la realtà: il vecchio, bollito, speculatore, furbastro e antisportivo collega che risponde al nome di José Mourinho ha fatto capire ancora una volta perché lui è così Special e gli altri così normali. C’è ovviamente l’eccezione che conferma la regola ed è quella rappresentata da Ballardini della Cremonese, ma questo è il paradosso che rende ancora più affascinante la materia calcistica. A dir la verità, non ha neanche meriti particolari se non di aver trovato sia all’Olimpico sia allo Zini l’inatteso gol del vantaggio che ha scombinato il quadro psicologico dei suoi avversari fino alle estreme conseguenze. Ma non è questo il centro del discorso, né si può pretendere davvero che la Roma batta sempre tutti senza neanche una pausa di riflessione, perché altrimenti non esisterebbero più le categorie che invece ci sono e ci portano a pensare che la Roma dovrà lottare per conquistare il quarto posto e magari contare su un sorteggio benevolo qualora dovesse qualificarsi ai quarti, evento che si può adesso considerare probabile ma che sarebbe sbagliato dare per scontato.
Otto avversari, zero gol
Dunque, otto partite sempre uguali nonostante le diverse caratteristiche dell’avversario. Proviamo ad elencarle: 1-0 contro il 4231 del Bologna, 1-0 contro il 352 del Genoa, 2-0 contro il 4231 della Fiorentina, 2-0 contro il 4312 dell’Empoli, 1-0 contro il 3421 del Verona, 2-0 contro il 4312 del Salisburgo, 1-0 contro il 3511 della Juventus (poi diventato 343 e poi 433), e 2-0 contro il 4312 della Real Sociedad. Nessuna di queste squadre ha mai messo seriamente in difficoltà il dispositivo difensivo giallorosso, pochissimi i tiri concessi, ancor meno gli xg lasciati agli avversari (solo in due sono andate oltre il valore 1 di xg concessi, Salisburgo ed Empoli, entrambe però hanno lasciato alla Roma xg molto più alti). Che sia andata in vantaggio presto (come accaduto contro Bologna, Empoli o Real Sociedad) o che abbia tardato a trovare i gol, la Roma è stata capace di incantarli, neutralizzare ogni loro impeto, colpirli e poi festeggiare.
La lite Cristante-Matic
Anche l’adattamento al sistema di gioco avversario è una questione che oramai gli uomini di Mourinho affrontano con disinvoltura e maturità. Cambia qualcosa nelle pressioni, che possono essere alte o medie, ma i meccanismi sono tali per cui la collaborazione sempre più ricercata è in grado assorbire qualsiasi malinteso. È in questa chiave di lettura che va letta e interpretata la lite tra Cristante e Matic - invisibile agli occhi di chi ha visto la partita in tv, ma molto evidente a chi era allo stadio - visto che uno richiamava all’osservanza di una certa posizione difensiva e l’altro riteneva di averla interpretata al meglio. La concentrazione in campo è tale che ognuno è sempre presente a se stesso in modo tale di capire perfettamente in ogni momento della partita quali sono esigenze della squadra seppur mutino secondo dopo secondo.
Le difficoltà col rombo
Poi ci sono sistemi di gioco che si possono affrontare meglio e altri peggio. Mourinho ha fatto per esempio riferimento alle difficoltà nell’affrontare il centrocampo a rombo degli avversari, citando la sfida con l’Empoli e quella con il Salisburgo. A quali difficoltà si riferisce? Quando devi difendere contro una squadra schierato con un centrocampo a rombo hai l’esigenza di schermare il play avversario con un giocatore, assorbire i movimenti degli interni con altri due giocatori e controllare gli spostamenti del trequartista in funzione dei movimenti dei due attaccanti. Sono sei giocatori da tenere a bada nella fascia centrale del campo e questo rende assai faticosa l’interpretazione difensiva soprattutto ai quinti del tuo centrocampo che almeno sulla carta non hanno avversari di riferimento. E allora se li alzi in pressione estrema sui terzini c’è sempre il rischio che in mezzo le rotazioni degli avversari possano portare una superiorità numerica che fatichi a leggere. Cambia ovviamente tutto in fase di possesso palla, lì ti puoi prendere dei vantaggi che con la tecnica di cui dispongono i giocatori della Roma possono facilmente essere sfruttati. Ecco che cosa intendeva Mourinho quando negli spogliatoi sì è pavoneggiato dicendo di aver visto l’azione del primo gol già il giorno prima in allenamento: è logico quando giochi contro un centrocampo a rombo provare ad attaccare soprattutto gli spazi esterni ed è per questo che in fase di possesso Mourinho aveva chiesto a Dybala di partire molto largo, cosa ad esempio perfettamente realizzata nella già citata azione del primo goal. La rabbia di fine partita di Alguacil si spiega invece soprattutto per l’assurdo atteggiamento tenuto dai suoi difensori in occasione del gol di Kumbulla, quello che cambia totalmente le carte in tavola per la gara di ritorno: conoscendo e avendo studiato l’efficacia delle palle inattive romaniste e le qualità dei saltatori a disposizione di Mourinho, viene logico pensare che il tecnico basco abbia richiesto un supplemento di attenzione ai suoi giocatori, a maggior ragione a due minuti dal termine di una partita che si sta perdendo con un solo gol di scarto: invece la totale inosservanza delle pur minime cautele su quella parabola di Dybala consentirà alla Roma di giocare giovedì a San Sebastian partendo da un vantaggio di due gol. Così l’impresa difficile diventa, almeno dal punto di vista dell’allenatore, davvero proibitiva. Noi però che invece ne abbiamo viste tante ci approcceremo alla trasferta con tutte le cautele del mondo. Fidandoci, questo sì, delle grandi capacità mostrate dalla Roma e soprattutto dal suo tecnico.
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