Petti d'acciaio, astuzia e core: la Roma di Mourinho è testaccina
Il tecnico portoghese ha forgiato una squadra a sua immagine e somiglianza in cui tutti (anche chi gioca meno) remano nella stessa direzione
Il vecchio adagio secondo cui “l’unione fa la forza” sembra essere diventato il mantra di questa Roma, reduce dalla quinta vittoria consecutiva senza subire gol allo Stadio Olimpico tra campionato ed Europa League. Spinta da un pubblico straordinario, la squadra di Mourinho sta tramutando l’impianto casalingo in un autentico fortino, perlomeno in questo 2023: nel nuovo anno, soltanto la Cremonese è riuscita ad espugnarlo, nella sciagurata gara di Coppa Italia.
Giovedì, a farne le spese è stata la Real Sociedad, regolata con un 2-0 che fa guardare con grande ottimismo alla gara di ritorno a San Sebastian: ancora una volta, come spesso è capitato nel recente passato, gli uomini di Mou hanno saputo gestire, difendersi quando le circostanze lo richiedevano, e poi colpire non appena ne hanno avuta l’occasione. Personalità e carattere: sono queste le doti messe in luce da Mancini e compagni, giovedì come nelle precedenti uscite; proprio le caratteristiche che lo “Special One” chiede ai suoi fin dal suo arrivo. Nel lavoro quotidiano che mira a plasmare la squadra a sua immagine e somiglianza, ora José ha un gruppo pronto a soffrire, solido, cinico e spietato, combattivo. In una parola: testaccino. Proprio il tipo di squadra che i tifosi sognavano da tempo.
Eroi (non) per caso
Con gli spagnoli, poi, sono saltate agli occhi le prestazioni di alcuni calciatori che hanno avuto un po’ meno spazio finora, chi per un motivo e chi per un altro. Partiamo da El Shaarawy, autore del primo gol contro i baschi ed esempio perfetto di questa attitudine: lo spirito di squadra, la professionalità e l’attaccamento alla maglia dimostrati dal Faraone non solo in questa stagione, ma anche in quella scorsa sono quelli che Mou chiede ai suoi. Gioca spesso in un ruolo non suo, che richiede abnegazione a tanta corsa: lui si è messo a disposizione, senza fare un fiato, e si è fatto sempre trovare pronto quando il tecnico portoghese lo ha chiamato in causa. Segnando anche reti pesanti: la zampata con la Real Sociedad è soltanto l’ultima di una lunga serie, iniziata (almeno per quanto riguarda la gestione Mourinho) con il sigillo al 91’ contro il Sassuolo nel settembre 2021.
Dalla fascia sinistra alla fascia destra, dove Rick Karsdorp è tornato a sgroppare dopo essere stato di fatto per tre mesi un separato in casa: quanto accaduto al Mapei contro il Sassuolo, una settimana prima della sosta, sembrava aver messo fine alla sua avventura in giallorosso. Poi però c’è stato il chiarimento con Mou, e l’olandese ora è tornato a giocare con continuità, fornendo giovedì una bella prestazione: il recupero del numero 2 è una buona notizia per il prosieguo della stagione.
E poi Kumbulla, autore del gol del raddoppio: rete pesantissima in vista del ritorno, che il centrale albanese ha trovato con un colpo di testa preciso su invito di Dybala. Subentrato al posto dell’infortunato Llorente (un altro di quelli che, al netto del ko, si è fatto trovare pronto quando è stato chiamato in causa), si è lasciato alle spalle la brutta prestazione contro la Cremonese in Coppa Italia rispondendo - come ha sempre fatto - sul campo: il carattere non manca neanche a lui, nonostante la giovane età. Che dire poi di Belotti, uno che si esalta nella lotta, tanto da fare della battaglia il suo stile di gioco: frenato dagli infortuni nella prima parte della stagione, ha segnato il gol-qualificazione con il Salisburgo e anche giovedì sera, quando ha sostituito Abraham, si è messo di buona lena a fare a sportellate con i difensori avversari.
Sono loro, i protagonisti di questo successo europeo. Ma il bello di questa Roma 2.0 di Mou è proprio questo: non esistono uomini-copertina, perché a farla da padrone sono carattere, voglia di battersi e coraggio. Sempre, a prescindere da chi scenda in campo.
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