Un destro e la Juve finisce ko
La Roma torna quarta con una vittoria conquistata con testa e cuore. Mou rinuncia alle punte e segna un protagonista inatteso, Olimpico commovente
Mentre la Sud impazzita di gioia cantava forte "Tornerete in Serie B" e dallo spogliatoio romanista rientravano in quattro o cinque dietro Pellegrini per prolungare la festa sotto la curva, è tornato alla mente di parecchi lo scorno di cinque giorni prima, l’inusitata sconfitta di Cremona contro il fanalino (all’epoca) di coda della Serie A. Stato d’animo ancora una volta completamente ribaltato dopo questa bella e convincente vittoria contro la Juve che nel finale ha liberato tutta la potenza del suo motore con un 433 che contava su Pogba, Paredes e Rabiot a centrocampo, e un tridente con Di Maria, Vlahovic e Chiesa, un potenziale niente male aumentato al 90’ da Allegri che ha messo dentro pure Kean che però neanche trenta secondi dopo ha sfogato la sua rabbia (per non aver giocato?) scalciando a palla lontana Mancini, e finendo così subito la sua partita, per la disperazione di Allegri. Così la Roma è risalita al quarto posto, traendo il massimo dal destro ciclonico di Mancini al 9’ del secondo tempo, simbolo (lui e il suo gesto) di una squadra capace di ogni impresa e quindi di battere chiunque, anche questa Juventus in versione deluxe.
Il gol è arrivato ad inizio secondo tempo, dopo un primo equilibrato in cui ha sorpreso lo schieramento senza punte scelto da Mourinho che aveva risolto il ballottaggio tra Abraham e Belotti tenendo entrambi in panchina e mandando in campo una strana formazione spuntata con Pellegrini centrale, Dybala spostato a destra e Wijnaldum a sinistra, una sorta di 343 ma senza punte di ruolo, con quattro centrocampisti e tre trequartisti: in fase di non possesso il loro compito primario è stato quello di fermare la prima impostazione dei centrali, ma nello sviluppo della manovra juventina l’olandese aveva il compito di abbassarsi a fare la mezzala a sostenere l’impegno difensivo di Cristante e Matic, due professori della mediana ieri nella loro versione più sofisticata. Sulle fasce Zalewski è stato preferito a Karsdorp (ma il polacco è stato spesso in difficoltà e nel secondo tempo è stato sostituito dall’olandese) e Spinazzola è stato confermato a sinistra; dietro i tre ministri della difesa, insuperabili.
Schieramento cauto anche per Allegri con tre centrali, e poi Cuadrado, Fagioli, Locatelli, Rabiot e Kostic a metà campo con Di Maria a variare sulla trequarti e Vlahovic unico riferimento offensivo, in difficoltà perché troppo solo nelle maglie difensive romaniste. La partita è andata presto in stallo perché la Roma lasciava l’impostazione evitando pressioni estreme ma quando si abbassava copriva tutte le linee di passaggio e non disdegnava il palleggio prolungato che in un paio di occasioni ha messo in seria difficoltà la retroguardia juventina.
La prima occasione l’ha avuta Dybala al 15’ del primo tempo quando, dopo un veloce sviluppo, è partito da destra tagliando verso il centro e arrivando alla conclusione respinta alla meglio da Cuadrado. Al 18’ Matic ha colto di sorpresa tutta la difesa juventina calciando velocemente una punizione per Spinazzola che, entrato in area, ha servito Dybala e Pellegrini, anticipati di un soffio da Bremmer in acrobazia. Al 27’ ancora l’argentino ha calciato da destra di sinistro tra le braccia di Szczesny. La Juventus si è fatta vedere solo dopo la mezz’ora, prima con una transizione interrotta da un prodigioso recupero di Matic su Fagioli poi con un destro di Locatelli fermato da Rui Patricio. L’unica vera, grande occasione da gol l’ha avuta allo scadere del tempo Rabiot sfruttando lo spazio alle spalle di Zalewski e andando a raccogliere un lungo suggerimento di Danilo schiacciato di testa sul palo, con provvidenziale deviazione di piede del portiere portoghese.
All’avvio della ripresa Allegri ha presentato Bonucci al posto di Alex Sandro e Mourinho ha immediatamente immaginato di cambiare il dispositivo tattico della sua squadra, richiamando dal riscaldamento Karsdorp per sostituire Zalewski, in difficoltà su Kostic, e Abraham per dare un po’ di sviluppo offensivo al gioco, e anche per uscire dalla maggiore pressione portata dei bianconeri. Quando i due erano in procinto di entrare in campo, Mancini, raccogliendo un possesso prolungato romanista e approfittando di uno spazio lasciato libero davanti, ha scagliato da 25 metri un gran destro proprio all’angolino opposto, lontano dalla portata dell’allungo di Szczesny. In vantaggio, ovviamente, Mou ha ripensato la sostituzione, mentre la Sud in delirio dedicava un lungo abbraccio alla squadra, con Abraham a guidare il gruppone della felicità. Due minuti dopo la Roma ha avuto l’occasione anche di chiuderla con una splendida ripartenza condotta da Pellegrini per Spinazzola che sul più bello si è fatto rubare la marmellata da Cuadrado. Al 13’ lo stesso Cuadrado su punizione ha colpito l’esterno del palo alla destra di Rui Patricio, secondo dei tre pali della serata per la Juve.
Poi Allegri ha provato a rimontarla puntando sui ricambi: dentro Chiesa per Fagioli e 343 d’assalto con Di Maria a destra, Vlahovic centrale e Chiesa a sinistra. La Juventus ha aumentato la pressione, la Roma ha abbassato il baricentro mettendo anche Karsdorp al posto di Zalewski, subito protagonista con una dirompente discesa fermata sul più bello. Le necessità delle due squadre si sono a quel punto radicalizzate. Da una parte l’esigenza conservativa di Mourinho l’ha spinto a dar tregua a Wijnaldum, sostituito da Bove, e a Dybala, sostituito da Abraham, dall’altra Allegri ha ulteriormente caricato l’arsenale mettendo Paredes per Locatelli e Pogba per Kostic (che pochi secondi prima aveva rischiato l’espulsione per un fallaccio su Ibañez, ma è stato sanzionato con un semplice giallo), disegnando un 433 con Cuadrado e Danilo terzini, Pogba e Rabiot intermedi e il solito tridente. Ma è stata la Roma ad avere ancora la possibilità di segnare con un colpo di testa di Smalling, liberato sul secondo palo da un intelligente taglio di Pellegrini, parato con perizia da Szczesny.
Nel finale la Juve ha tentato il tutto per tutto provando prima con Di Maria e poi con qualche cross sempre assorbito dai difensori romanisti, aiutati dai due intermedi e poi anche da Bove. Al 41’ c’è stato spazio anche per Belotti, a rilevare un Pellegrini stanchissimo, sostituzione utile per tenere alta qualche palla rilanciata lunga dalla difesa. La Juventus premeva ma la Roma sembrava in grado di gestire il risultato senza neanche troppe difficoltà. Belotti ha trovato uno spazio non banale in area per Karsdorp, ma il cross arretrato per Abraham è stato respinto. Allegri ha giocato allora la carta della disperazione, ed è riuscita, ma non nel senso in cui pensava lui. Dentro Kean per Cuadrado, un minuto e Allegri si è disperato veramente, perché Maresca ha mostrato il rosso all’amico di Zaniolo per un calcione assestato a gioco fermo a Mancini che ne aveva appena inibito la prima azione. Juve in 10 e assalto finale con palle generosamente buttate in area, una delle quali dal corner è rimbalzata persino sul palo, e un tentativo finale di Danilo all’ottavo dei sette minuti di recupero concessi da Maresca, deviato mentre tutto lo stadio tratteneneva il fiato temendo la beffa sul filo di lana. Ma alla fine tutto è bene quel che finisce bene, soprattutto quando a perdere è il male.
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