Cremona, l'incubo continua
Schierata con tutti i titolari la Roma regala un tempo e Tsadjout ne approfitta. Pari di Spinazzola, poi il rigore decisivo di Ciofani
Febbraio finisce peggio di com’era cominciato, con una sconfitta in casa della Cremonese addirittura più amara dell’eliminazione dalla Coppa Italia patita 28 giorni fa contro la stessa squadra, allenata dallo stesso tecnico, Ballardini, che tolse una Supercoppa all’Inter di Mourinho sulla panchina della Lazio, tanto per aggiungere sconforto alla pesantezza della serata. E poi ci sono i numeri a rendere la situazione ancora più grave: perché senza i tre punti la Roma ha mancato l’aggancio al secondo posto ed è scivolata addirittura al quinto, superata proprio dalla Lazio, e perché la Cremonese non aveva ancora vinto una partita nelle precedenti 23 di questo campionato e perché in assoluto non vinceva una gara in serie A da 27 anni addirittura. Alla fine lo Zini ha fatto festa come se avessero conquistato la salvezza, impresa che resta assai complicata anche se per la prima volta oggi i grigiorossi si ritrovano penultimi, avando scavalcato la Sampdoria sconfitta a Roma.
Il risultato di ieri si deve soprattutto alla scellerata condotta del primo tempo, con la Roma dei cosiddetti titolarissimi incapace di impensierire realmente gli avversari, e di reagire a una prodezza di Tsadjout (sinistro di rara bellezza all’incrocio dei pali) favorita però da uno scarico che pareva di petto e in realtà è sembrato al replay più di braccio, di Valeri. Poi nel secondo tempo, con Mourinho espulso per una brutta lite col quarto uomo di cui si parlerà a lungo per gli strascichi che rischia di avere (roba di parole pesanti partite a quanto pare prima da Serra, ma ne scriviamo in abbondanza nelle pagine seguenti), la Roma ha mostrato un’altra faccia con cinque cambi di uomini e uno di sistema di gioco (dal 3421 al 4231 a trazione anteriore) in sei minuti: dopo il pareggio di Spinazzola, ancora una volta il migliore in campo, El Shaarawy ha avuto la palla per il gol del vantaggio ma l’ha sprecata, e in uno degli sbilanciamenti successivi Okereke si è trovato a tu per tu con Rui Patricio e nel contrasto successivo al tiro è stato colpito dal portiere, con Piccinini pronto a concedere l’inevitabile rigore, poi trasformato da Ciofani, prima dell’inutile assalto finale.
Nel primo tempo la Roma era partita bene, ma poi si è fermata all’improvviso, come se si fosse resa conto d’un colpo, dopo il gol di Tsadjout, che quella allo Zini non era una gita premio tra due gare complicate (Salisburgo in Europa League, domenica la Juventus in campionato), ma una partita difficile da vincere per evitare brutte figure in un momento chiave della stagione, col vento che aveva ripreso a soffiare alle spalle e non di traverso. Per questo forse Mourinho aveva deciso di dar fiducia agli uomini migliori, presentando ancora una volta Dybala dal primo minuto al fianco di Pellegrini, alle spalle di Belotti (con Abraham ancora in panchina), lanciando all’esordio dal primo minuto Wijnaldum al fianco dell’immarcescibile Cristante (su cui pesava la diffida che si porta dietro da diverse settimane), e sostituendo lo squalificato Smalling con l’incerto Kumbulla, spostato però a sinistra del trio di difesa con Ibañez al centro e Mancini sul centro-destra. Sulle fasce Zalewski, decisamente a disagio contro il romano Valeri, e Spinazzola, controllato a vista da Sernicola. Ballardini aveva scelto uno schieramento a specchio, per non lasciare l’impostazione in superiorità ai centrali romanisti, alzando quindi Felix e Okereke alle spalle di Tsadjout.
Poteva sembrare un po’ ardita la scelta dei padroni di casa, di fronte a un pubblico stranamente silenzioso (solidarietà degli ultras locali ai romanisti impossibilitati a partire, presenti comunque con rumorose legioni di fuori sede), tanto da far risuonare soprattutto i cori di ispirazione giallorossa. E infatti in tre minuti la Roma si è trovata a tracimare nella metà campo avversaria, prima sprecando una clamorosa transizione guidata bene da Mancini (che non ha servito l’assist in verticale per Belotti lanciato a rete e ha preferito tagliare tutto il campo per arrivare dalla parte opposta da Wijnaldum) e poi, sullo sviluppo, con un duetto di tecnica sopraffina tra Spinazzola e Pellegrini che di tacco ha liberato proprio l’olandese al tiro, ma il suo diagonale ha beffardamente attraversato l’area finendo oltre il palo più lontano. All’8’ la Cremonese ha fatto le prove del vantaggio, con un fallo laterale lungo di Valeri, con scarico di petto di Tsadjout per Felix che ha calciato al volo alto non di molto sopra la traversa. Al 17’ la palla alzata verso la difesa romanista ha trovato stavolta lo stesso Valeri pronto allo scarico: di petto, ha detto lui, con la parte alta del braccio, ha evidenziato la ripresa ravvicinata. L’esito sarebbe stato irrilevante se il perugino di origini camerunense Tsadjout avesse calciato male la sua conclusione. Invece ha colto l’angolino alla destra di Rui Patricio e quindi si è resa necessaria la rivisitazione al Var che ha curiosamente confermato la regolarità dell’azione, e quindi il vantaggio dei locali. All’improvviso la Roma ha capito che non sarebbe stata una passeggiata e la consapevolezza invece di mettere fretta alla squadra ne ha rallentato l’impeto. L’unica occasione vera si è presentata in una ripartenza favorita da un recupero palla alto di Pellegrini, ma nella transizione tre contro tre lo sviluppo sulla sinistra per Belotti avrebbe potuto favorire la conclusione ancora del capitano se il Gallo fosse stato più preciso nella restituzione del pallone all’indietro, fermata invece da Bianchetti.
La ripresa è cominciata con la sgradevole discussione tra Serra e Mourinho che ha costretto il portoghese a seguire il resto della gara dalla prima fila della tribuna, dove è stato immediatamente raggiunto dal suo vice Foti, all’ultimo giorno della sua squalifica a tempo rimediata proprio contro la Cremonese in Coppa Italia. Da lì Mou ha ordinato quattro cambi per riprendere in mano la partita: dentro, ruolo per ruolo, Solbakken per Zalewski, Abraham per Belotti, El Shaarawy per Pellegrini e Matic per Cristante. Allora Ballardini s’è cautelato e ha cambiato sistema, tornando al 352 con Meité al posto di Felix. E Mou ha immediatamente risposto giocandosi subito il quinto cambio: Karsdorp per Kumbulla e 4231, con Solbakken, Dybala ed El Shaarawy alle spalle di Abraham. E in pochi minuti ha recuperato il pareggio, grazie ad un inserimento centrale di Spinazzola tenuto in gioco da Sernicola ed esaltato da un perfetto lancio di Mancini: bravo poi l’esterno a stoppare il pallone e a calciare di precisione all’angolino alla sinistra di Carnesecchi. Sull’1-1 la sensazione condivisa da tutto lo stadio era che l’abbrivio avrebbe favorito la Roma. Una sola la perplessità, legata allo sbilanciamento che l’eccesso di entusiasmo e il passaggio alla difesa a 4 avrebbe potuto determinare. Subito El Shaarawy ha avuto la palla dell’1-2 su perfetta verticale di Karsdorp, ma nel tentativo di aggirare Carnesecchi si è fatto anticipare dal portiere e ha rimediato pure un giallo per le proteste sul mancato corner. E la frittata s’è cotta al 36’, con Ciofani lasciato da solo al limite dell’area, rimpallo a favorire Okereke che ha scavalcato con un tocco sotto Rui Patricio che gli è franato addosso: rigore trasformato da Ciofani e addio secondo posto.
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