Odissea austriaca: pestati e fermati padre e figlio. Il racconto
Al termine della sfida di Europa League con il Salisburgo, aggrediti padre disabile e figlio 16enne in attesa della navetta all'esterno del settore ospiti
Adesso sono entrambi a Roma, al sicuro. Ma la trasferta di Salisburgo per i due malcapitati è stata simile a un’odissea, fra pestaggi, ospedali, commissariati, la paura e le ferite riportate in Italia. Protagonisti loro malgrado padre e figlio, in Austria per seguire la squadra giallorossa e alle prese con la violenza inusitata e gratuita della polizia locale.
L’episodio va in scena al termine della sfida di Europa League, quando i tifosi romanisti defluiscono dal settore dedicato. Ad attenderli nei pressi dello stadio le consuete navette allestite per riportare ai rispettivi punti di partenza gli ospiti. L’ultimo bus rimasto è fermo nel piazzale ma non apre le porte, gli autisti sono all’interno, le luci spente, qualcuno comincia a spazientirsi e batte con le mani sui finestrini sollecitando l’apertura. A quel punto arriva la reazione scomposta della Polizei, in spropositato assetto antisommossa nonostante l’apparente calma post-gara: spintoni, pugni e calci ai tifosi “a tiro”.
Fra loro anche Marco Monaci, sessantenne invalido al 100 per cento, con stampelle a non lasciare dubbi. Il romanista cade a terra. Il figlio sedicenne, in preda al panico, urla di lasciarlo stare. Non ci sono interpreti, nessuno che possa mediare e i poliziotti austriaci calcano ulteriormente la mano prendendosela con il ragazzo, che viene trascinato dietro il cordone, sbattuto a terra, legato a una rete e ammanettato. Qualcuno gira un video (mentre le forze dell’ordine si stringono per ostruire la ripresa) in cui si sente distintamente: «È solo un ragazzino, lasciatelo stare». E ancora: He’s a kid. Stop, stop!». Ma l’appello non funziona, neanche in inglese. Il figlio è condotto alla stazione di polizia dello stadio e trattenuto, il padre ferito viene trasportato in ospedale. Da lì in poi l’assurdo sconfina nel delirante: all’uomo non vengono rilasciati referti medici nonostante le evidenti ferite, mentre il figlio trascorre diverse ore in stato di fermo, trattato come un criminale e rilasciato con un foglio di via che gli intima di presentarsi in un commissariato italiano entro 48 ore.
Poi il rientro a Roma, dove ieri Marco Monaci è tornato in ospedale, questa volta con tanto di referto per le percosse subite e l’immediato ricorso alle vie legali dopo le angherie che lui e il figlio sono stati costretti a subire a Salisburgo. In attesa che chi ha sbagliato, ma davvero, paghi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA