Prima classe: la Roma di José Mourinho di scena a Salisburgo
Ricomincia il viaggio in Europa League dei giallorossi, Abraham e Dybala guidano la squadra nel play-off contro l'insidiosa squadra austriaca
Tra i diversi modelli di calcio che si possono seguire per raggiungere risultati apprezzabili quello che rappresenta oggi il Salisburgo è uno dei più citati nei vari contesti di economia aziendale sportiva. Ci si confronterà oggi la Roma (Red Bull Arena, calcio d’inizio ore 18,45, telecronaca in chiaro su Tv8, su Sky e su Dazn, radiocronaca integrale ovviamente su Radio Romanista) e sarà un buon modo per aggiornare la discussione infinita tra metodi apparentemente così lontani tra loro.
Da una parte c’è una società e una squadra che rappresentano il “core” di una città, gestite da un singolo imprenditore che ha rilevato i conti in rosso da un altro imprenditore che a sua volta non aveva saputo risanare i pesanti sbilanciamenti ereditati, dall’altra un’azienda che ha fatto investimenti mirati su società calcistiche di alcuni paesi (in Germania, Stati Uniti, Brasile e, per l’appunto, Austria, oltre ad avere esteso una rete di scouting in Africa) rilevando club in difficoltà e spersonalizzandoli completamente, garantendo ricchezza d’investimenti in cambio dell’anima più pura. Così loghi e colori diventano gli stessi ovunque, il biancorosso del logo, con buona pace dell’ala oltranzista delle diverse tifoserie che per un po’ provano a combattere contro l’invasione rivitalizzante e poi si arrendono all’inevitabile (e magari qualcuno comunque apprezza i risultati che nel frattempo cominciano ad arrivare).
Il modello calcistico poi è persino semplice: allenatori giovani e innovativi (almeno adesso, l’avventura nel 2006 da queste parti cominciò addirittura con Trapattoni), calcio proattivo, giovani brillanti da crescere, atleticamente prestanti e tecnicamente adeguati all’impegno richiesto, così si raggiungono risultati sportivi intanto nel campionato di casa, si alza l’asticella nelle coppe internazionali e poi si finanziano nuovi investimenti attraverso la cessione dei giocatori nel frattempo maturati. Un modello che in Italia in qualche modo esiste già, e si chiama Atalanta, ma in quel caso le ali alla squadra le hanno messe dirigenti competenti e un allenatore che ha saputo imporre un modello tattico davvero esclusivo. Il Red Bull di Salisburgo è invece allenato da un piccolo Sarri, il tedesco Jaissle, uno dei cosiddetti Laptop trainer, capace di muovere sul campo i suoi giocatori nel suo sistema di riferimento, il 4312, come se tenesse per le mani il joystick di una playstation. È una squadra efficace, la sua: è in testa al campionato con solido distacco dopo aver vinto coppa e campionato già l’anno scorso, è sceso dalla Champions (eliminato dal Milan) ed ora vuole passare il play-off con la Roma per andare in fondo in Europa League, una competizione che la sua squadra può sostenere con autorevolezza.
Anche per Jaissle quello di oggi è un bell’esame. Battuto nettamente già in novembre dal Milan a San Siro, 4-0, in una serata in cui ai rossoneri è riuscito tutto e a loro niente (a settembre in Austria era finita 1-1) ora attende il confronto con la Roma per rinverdire la sua fama su scala internazionale. Da una parte l’organizzazione di gioco e la brillantezza agonistica dei suoi ragazzi (con esclusione magari del 37enne terzino sinistro Ulmer), dall’altra la prima classe di Dybala e i guizzi di Abraham, Pellegrini e di tutti gli altri. Transfermarkt evidenzia una certa differenza nel valore della rosa (338 la Roma, 223 il Salisburgo, 25 milione il top-player Okafor) e i bookmakers riconoscono un leggero vantaggio alla Roma già dalla partita di questo pomeriggio (2,50 contro 2,80, il pareggio a 3,20). Tatticamente la generosità dei padroni di casa potrebbe favorire l’atteggiamento speculativo della Roma, ma molto dipenderà dalla capacità dei giocatori giallorossi di azzerare le tossine soprattutto mentali per rendere al meglio nel freddo del catino brandizzato Red Bull. Tori contro lupi, vediamo come va.
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