Roba per Mou: giallorossi a caccia di punti pesanti per la lotta Champions
Chiusa la vicenda legata a Zaniolo, la Roma ora cerca conferme in un miniciclo decisivo per orientare il giudizio sulla stagione giallorossa
Cliente difficile questo Baroni, difensore centrale dimenticabile della storia della Roma (faceva coppia con Righetti o con Nela nella Roma del secondo Eriksson, quella deludente dell’anno dopo l’esaltante rimonta bruciata proprio col Lecce) e ora allenatore rampante, non più giovanissimo (classe 1963), ma forse sbocciato nella sua impresa migliore: la promozione in A con i salentini l’altr’anno equivale all’altra raggiunta nel 2017 con il Benevento, di più stavolta c’è la conferma di un campionato di serie A condotto con l’autorevolezza di una veterana. I risultati di quest’anno parlano chiaro: non solo il Lecce si è piazzato al momento nove punti sopra la soglia della retrocessione, affiancando il Sassuolo a un solo punto dalla ben più ambiziosa Fiorentina, ma lo ha fatto attraverso gare giocate in maniera brillante, poco speculativa, con un sistema di gioco aperto e dinamico, con tre punte (oggi dovrebbero essere Strefezza, Di Francesco e Colombo), tre centrocampisti di corsa e qualità e quattro difensori, tra cui l’intramontabile Umtiti (tra gli undici umiliati del Barcellona la sera del 10 aprile 2018 all’Olimpico) e la rivelazione Baschirotto. Chi pensa dunque che questo pomeriggio (calcio d’inizio ore 18, diretta tv esclusiva su Dazn e radiofonica su Radio Romanista) la Roma farà una passeggiata è sicuramente fuori strada.
Ci sono mancate ieri le parole di Mourinho che però come può cerca di evitare la sovraesposizione mediatica. Parlerà stasera dopo la partita e poi mercoledì e giovedì, alla vigilia e dopo il playoff di Europa League con il Salisburgo, altro impegno mica da ridere sul cammino della squadra giallorossa in questo febbraio d’attesa. Uscita più o meno rinforzata dalla vicenda Zaniolo (tecnicamente più debole, forse mentalmente più solida), la Roma capirà presto la consistenza delle sue ambizioni: in campionato dopo il Lecce affronterà a stretto giro Verona all’Olimpico e Cremonese fuori (per la rivincita di Coppa Italia), con gli austriaci si giocherà invece l’ingresso agli ottavi della seconda competizione europea, ambizioso upgrade dopo aver conquistato l’anno scorso la terza.
Mou preferisce concentrarsi su una partita alla volta, sapendo di dover centellinare i suoi uomini. A volte magari dà l’impressione di esagerare quando indulge un po’ troppo nella retorica complottistica del soli contro tutti, ma glielo si può perdonare facilmente considerando che in fondo per lui è un’arma come un’altra per tenere alta l’attenzione, non far badare ad altri dettagli, non spostare il mirino dall’obiettivo, che è sempre e solo quello di vincere la partita successiva.
Ha provato ad affontare il Napoli pressando alto, la Cremonese aspettandola bassa: sono i suoi paradossi, che diventano plastici in ossequio ad una strategia che viene adottata prescindendo da ogni valutazione estetica. Conta solo se si arriva alla vittoria, non come. E quindi aver perso con Spalletti e poi con Ballardini è stato un duro, doppio colpo assestato alle sue speranze. La prima volta ha reagito gonfiando il petto (ostentando la foto dello spogliatoio orgoglioso a fine gara come si fa dopo una vittoria), la seconda attaccando chi non capisce le difficoltà della Roma di quest’anno. Poi si è ripreso la scena vincendo nettamente con l’Empoli (perché tre partite di seguito la sua squadra non le sbaglia mai) e ora è pronto a percorrere quest’altro segmento di stagione sapendo quanto sia decisivo per orientare il giudizio sulla sua seconda Roma. Studiando quest’avversario si è soffermato sul modo in cui hanno tolto i punti a Milan, Lazio, Atalanta e Napoli. Con il Lecce finora nella sua storia ha giocato quattro volte e ha sempre vinto: le ultime due con la Roma, all’andata e l’anno scorso in Coppa Italia. Al Via del Mare c’è stato una volta sola, vinse 3-0 con l’Inter con reti di Ibra, Figo e Stankovic.
© RIPRODUZIONE RISERVATA