Sold out e rumori di fondo: quando l'Olimpico giallorosso mormora
Sabato sono stati fischiati Celik e Pellegrini. In coppa era toccato a Cristante, Kumbulla e Ibañez. I segnali di disapprovazione dalle tribune, isolati ma nitidi
Premessa doverosa per sgombrare il campo da equivoci: chi paga per assistere a qualsiasi genere di spettacolo ha il diritto di fischiare. Detto questo, nelle ultime gare disputate all’Olimpico l’ambiente circostante non sempre ha aiutato il comportamento degli attori in scena. Nonostante i continui sold out. E se i segnali di disapprovazione arrivati nel corso del match di mercoledì scorso con la Cremonese erano motivati da una prestazione terrificante che è poi costata il passaggio del turno in Coppa Italia, quelli risalenti alla gara di sabato contro l’Empoli risultano meno comprensibili.
Soprattutto perché diventati fragorosi a sette minuti dal termine e nell’ultima manciata di secondi di gioco. I fischi non hanno coinvolto tutto lo stadio, ma parti consistenti delle due tribune, e sono stati dedicati rispettivamente a un giocatore che stava entrando per aiutare i compagni a mantenere il doppio vantaggio; e al Capitano che stava uscendo dal campo nell’ultimo giro di lancette del recupero, sempre con la Roma sul doppio vantaggio. Quindi a vittoria ormai acquisita. Oggetti della critica esplicita dagli spalti sono stati Celik (al quale è stato imputato l’errore che ha causato l’eliminazione) e Pellegrini (la cui prova è stata ritenuta non soddisfacente), ma prima di loro era già toccato in coppa a Cristante, Kumbulla e Ibañez. E non a partita terminata, ma ancora tutta (o perlomeno, per buona parte) da giocare. Comportamento legittimo da parte di quella fetta di pubblico che ha deciso di adottarlo, ma non proprio in linea con la storia del tifo romanista, da sempre vicino agli elementi della squadra più in difficoltà e semmai propenso a prendere le distanze da chi mostra di impegnarsi poco o di non avere a cuore le sorti del club.
Difficile anche per i critici più aspri annoverare in quest’ultimo gruppo uno come Lorenzo Pellegrini: romano, romanista e detentore di quella fascia al braccio che ha confermato coi fatti di meritare. Il Capitano ha rinunciato alla maglia della Nazionale in quelli che sarebbero poi diventati i vittoriosi Europei per giocare in condizioni non ottimali un derby (vinto 2-0). E a più riprese ha anteposto le esigenze della squadra alle proprie, anche di recente mettendosi a disposizione senza essere al top della forma. Nell’ultima settimana ha disputato 263 dei 270 minuti (recuperi a parte) nei quali la Roma è scesa in campo.
Mourinho ha risparmiato gli altri big dall’inizio in coppa - scelta costata cara - ma non lui. Eppure Lorenzo non ha accampato scuse: «Può essere che mi sia mancato qualche allenamento, ma non voglio alibi». A prendere le sue difese ha provveduto proprio Mou, nel post-gara con l’Empoli: «La gente non sa o non capisce i sacrifici», le sue parole relative ai fischi verso Pelle. Più simili a fiaschi per chi li ha fatti.
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