A conti fatti la Roma deve ringraziare Nicolò Zaniolo
Il caso che ha coinvolto Nicolò Zaniolo ha cementato il gruppo e compattato ancor di il senso di “famiglia” sul quale tanto punta José Mourinho
In fondo, Roma, la Roma, i suoi tifosi, lo stadio Olimpico, la Curva Sud, i compagni, devono ringraziare Nicolò Zaniolo. Ma come, ha gettato fango su tutto e tutti. No? Ha consegnato al vento, involontariamente, un messaggio di una forza incontenibile che il vento ha recapitato in ogni angolo del mondo romanista, una ulteriore dimostrazione di romanismo, di attaccamento alla maglia, alla famiglia, che non è solo nelle mura di casa. Lo è anche in uno spogliatoio di una squadra di pallone.
Tra stelle milionarie e fedelissimi magazzinieri
Per chi non avesse visto la foto della “famiglia Roma” subito dopo la sconfitta al Maradona, cerchi sul web. Tutti, nessuno escluso, giocatori e staff, Mourinho al centro, uniti in abbraccio da brividi. Sì. Perché il temuto, destabilizzante, comportamento del giocatore che vuole andare via da Roma e che lo ha comunicato da un mese soprattutto ai compagni, ha cementato (se mai ce ne fosse stato bisogno) un gruppo. Che, silenziosamente, si è sentito calpestato, disprezzato. E un attimo dopo, orgoglioso di portare sulla pelle quei colori, quella maglia.
Perché Josè lo Special, con il braccio destro alto e il pugno serrato, forte della sua lunga esperienza e della sua capacità di compattare un ambiente e una squadra in campo, ma soprattutto fuori, dopo l’1-2 ha chiamato a raccolta un piccolo gruppo di giallorossi, li ha uniti in un gruppo, in un “Io collettivo” e ha dato a uno “scatto” il compito di far capire cosa vuole dai giocatori, che scendano in campo o meno. Cosa insieme possono, possiamo, dare e avere. Insieme.
Spero, speriamo noi romanisti, che quella foto, la determinazione che si leggeva sui volti di quella trentina di persone unite da un simbolo, da una fede, venga fatta diventare una gigantografia da mettere all’interno della casa-famiglia della Roma: Trigoria. Perché accanto alla scritta, al grido “Noi-siamo-la-Roma”, si possa capire il senso profondo di quell’immagine.
Che farà il giro del web, che entrerà nelle teste (e non solo) di chi la dovesse guardare. Dei Romanisti, con la “erre” maiuscola. E poi, solo per fare un esempio, giocatori come Marash Kumbulla, che dopo la notte umiliante di Bodo, un 1-6 che resterà nella storia della Roma e di Mourinho, definito con tutti gli altri non all’altezza di poter giocare in questa squadra (eufemismo), da quel giorno, tutte le mattine, sono scesi sull’erbetta dei campi di Trigoria e, umilmente ma con tanta grinta, hanno voluto smentire e cancellare (se possibile) quella notte avvilente, imbarazzante. E Mou, quelle sue parole sferzanti, le ha trasmesse, urlate e trasformate in grinta e voglia di vincere. Subito. Conference League.
Questa è la Roma. Ad majora.
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