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Napoli-Roma, Simeone spezza il sogno ma i giallorossi escono a testa alta

La migliore Roma della stagione va sotto per un prodezza di Osimhen, pareggia poi con El Shaarawy e si arrende solo nel finale di gara con Simeone

La delusione in campo di Belotti e Dybala dopo il ko di Napoli

La delusione in campo di Belotti e Dybala dopo il ko di Napoli (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
30 Gennaio 2023 - 09:25

Vince il Napoli alla fine, ma non perde la Roma, perché se c’è un modo per rendere digeribile una sconfitta è quello che ha scelto ieri al Maradona la squadra giallorossa. Vince il Napoli aumentando il già significativo vantaggio nei confronti della seconda (l’Inter, ora a -13), ma non perde la Roma che si è arresa a due prodezze individuali dopo aver giocato una partita quasi commovente per l’applicazione sia a livello individuale sia nell’aderenza al coraggioso piano tattico studiato. Vince il Napoli con le reti di Osimhen e Simeone nel convulso finale, ma non perde la Roma che combatte fino al 97’ con un nugolo di ragazzini che fino a qualche mese fa giocavano in primavera, da Zalewski a Bove, da Tahirovic a Volpato, questi ultimi tre mandati in campo dal tecnico negli ultimi minuti per provare a tenere il pareggio realizzato da El Shaarawy (a sua volta subentrato ad inizio ripresa a Spinazzola) visti i cambi in qualche modo obbligati a Pellegrini, Matic e Cristante. E la Roma non ha perso neanche il contatto con le concorrenti, pur scivolando momentaneamente al sesto posto, a un punto dal terzo (ci sono Lazio, Atalanta, Milan) e a tre dal secondo (Inter).

E non ha perso neanche sotto il profilo tattico perché a dispetto di ogni previsione e delle solite, superficiali interpretazioni della vigilia di chi si aggrappa ai luoghi comuni e non si è accorto dell’evoluzione avuta dalla Roma nel percorso di Mourinho, la squadra giallorossa ha affrontato lo scoglio della capolista con coraggio e personalità, andando ad attaccare alta con grande aggressività per soffocare l’iniziativa avversaria sin dalla radice, con Pellegrini delegato alla marcatura di Lobotka in prima impostazione (ma poi si abbassava da terzo di centrocampo quando lo sviluppo del gioco azzurro costringeva la Roma ad abbassarsi un po’), con Abraham e Dybala ad abbaiare alle uscite palla al piede dei due centrali Rrahmani e Kim, con i due esterni Zalewski a destra e Spinazzola a sinistra ad accorciare sui terzini del Napoli (rispettivamente Mario Rui e Di Lorenzo), con Cristante e Matic chiamati a fronteggiare Anguissa e Zielinski, e i tre centrali Mancini, Smalling e Kumbulla, accoppiati alle tre punte avversarie, rispettivamente Kvaratskhelia, Osimhen e Lozano, il messicano tirato fuori dal cilindro da Spalletti alla vigilia, il terzo a godere dal duello tra i “litiganti” Politano ed Elmas. Detto dello scacchiere, c’è poi l’interpretazione che i giocatori possono dare in campo: e la Roma è stata davvero lodevole nella sua coraggiosissima partita, purtroppo resa in salita da una giocata di altissimo profilo, con l’imbeccata di Kvaratskhelia e la prodezza di Osimhen, due guizzi d’autore favoriti però nello specifico da altrettante incertezze difensive di Zalewski, che sul suggerimento interno di Zielinski per il georgiano si era aperto troppo esterno, e di Spinazzola che, sul controllo del nigeriano alle spalle di Ibañez scavalcato dalla traiettoria, non è andato a contrastare l’avversario, ma si è anzi messo di profilo, a diminuire la superficie possibile d’impatto invece di aumentarla in qualche modo. Peccato perché il gol ha rotto il grande equilibrio che si era determinato nel primo tempo, col possesso palla inevitabilmente gestito dai padroni di casa, ma con le pressioni altissime dei romanisti che hanno impedito loro di uscire con pulizia dalla propria area e di arrivare dalle parti di Rui Patricio. Al netto del gol, nel primo tempo le squadre hanno creato un paio di opportunità a testa: la prima occasione ce l’ha avuta la Roma al 12’ con un lancio verticale di Spinazzola per Abraham, con l’uscita avventata di Meret, così il tocco all’indietro di Kim ha scavalcato il portiere, ma è terminato fuori di una piuma. Al 17’ c’è stata l’azione del gol, al 33’ l’unica ammonizione del primo tempo ai danni curiosamente di Dybala (autore di un pestone su Lobotka), al 37’ un doppio tentativo di Pellegrini e Dybala su iniziativa di Matic (respinto da Kim il primo tiro ben indirizzato, alto di poco sopra la traversa il tap-in dell’argentino). Al 45’ è stato Osimhen a sfiorare il raddoppio, con cross di Lozano da destra e testa del nigeriano alta di poco. Al 48’ un recupero alto di pallone ancora di Dybala ha mandato Pellegrini in profondità sulla destra, il suo cross ha trovato libero al tiro dalla parte opposta Spinazzola, ma la botta è stata deviata da Meret in calcio d’angolo.

El Shaarawy si è presentato in campo all’inizio del secondo tempo, manifesto di un rinnovato impegno a ripetere il canovaccio tattico del primo. E la Roma ha prodotto così il suo massimo sforzo, attaccando spesso nello sviluppo sulla parte destra per andare a raccogliere i frutti migliori proprio dalle parti del Faraone. Le prove generali del gol ci sono state così già dopo sei minuti di ripresa, con cross lungo di Zalewski sul secondo palo e incornata di El Shaarawy purtroppo non diretta verso lo spicchio di porta lasciato incustodito da Meret ma a far da torre verso Abraham, anticipato. Pressando sempre altissima, la Roma ha rischiato anche di concedere qualche ripartenza al Napoli, splendido paradosso tattico di una partita che non mai scivolata facile per i padroni di casa. Per esempio al 10’ Lozano ha anticipato di un soffio una scivolata di Smalling e ha servito Kvaratskhelia in area, poi fermato da Mancini, mentre due minuti dopo Abraham ha imbeccato Pellegrini che ha scaricato verso Zalewski che ha calciato alto.

Al 17’ la Roma è andata vicinissima al pareggio, prima con incornata di Cristante sul primo palo su corner respinta da Meret, poi, sul successivo angolo, con uno scarico di Smalling per Ibañez, deviato ancora in corner. Sbilanciata, la Roma ha rischiato di capitolare ancora in contropiede, con una percussione nata da un corner intercettato e definita in un tre contro due (Lozano, Kvara e Kim con Matic e Zalewski a scappare all’indietro) culminato con il destro del messicano deviato in corner da Rui Patricio. Spalletti ha intuito che sulla pressione estrema della Roma avrebbe dovuto intanto provare a difendersi meglio e ha inserito Olivera e Elmas al posto di Mario Rui e Kvaratskhelia, mentre Mourinho ha provato la carta Belotti a rilevare un sofferente Abraham (flessore intossicato). All’improvviso la Roma ha raccolto i frutti di tanto impegno, con una sortita offensiva di Mancini respinta sui piedi di Zalewski che ha raccolto l’invito lanciando ancora verso il secondo palo, dove El Shaarawy ha sorpreso Lozano e ha piegato le mani di Meret.

Immediata la reazione di Spalletti che ha provato a dare il suo impulso sulla scacchiera inserendo Raspadori e Simeone, levando Lozano e Osimhen, mentre Mou ha replicato con quello che aveva, Bove e Tahirovic per sostenere l’immaginabile onda d’urto azzurra a rilevare gli acciaccati Pellegrini e Matic. E il gol è nato da un rapido giro palla culminato con una verticalizzazione improvvista proprio nel cuore dell’area di rigore romanista, con Ibañez uscito un po’ lungo su Zielinski che ha servito dritto Simeone che ha preso tempo e spazio a Smalling (che si era sbilanciato dalla parte opposta temendo il triangolo con il polacco), si è girato rapido e ha scaricato il suo sinistro all’incrocio dei pali. Cristante prima di lasciare il campo a Volpato ha cercato Belotti per rimediare un insperato pareggio, ma sullo scarico Bove ha calciato in curva. Non è Simeone.

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