“Dritto pe’ dritto” non è peccato: l'analisi del gol di ElSha
Il gol di El Shaarawy, che al Picco spiana la strada alla vittoria dei giallorossi, nasce da una configurazione tattica ben precisa: ecco quale
Premessa: non era il miglior Spezia e la Roma ne ha approfittato come il copione richiedeva. In che modo? Giocando ancora una volta la partita che le riesce meglio sotto il profilo tattico. Contenimento, pur contro una squadra spuntata, recupero palla e attacco veloce in verticale, sfruttando le caratteristiche atletiche e, soprattutto tecniche, di un tridente molto elastico perché Dybala ed El Shaarawy si sono sobbarcati il doppio lavoro di “navetta” tra il blocco arretrato e Abraham, con lo stesso inglese a dare una mano in fase di non possesso. E poi gestione attenta e attiva una volta in vantaggio.
Al di là delle paturnie che spesso opprimono i tifosi giallorossi quando i tre dietro più Rui Patricio girano palla non sempre in scioltezza, sembra quasi che la squadra riesca a gestire con consapevolezza l’idea di subire questo tipo di pressing avversario, anche molto alto, avendo come soluzione in caso di pericolo, il tanto vituperato calcio lungo verso il centro dell’attacco, che fa storcere il naso agli esteti e agli integralisti della ripartenza da dietro, ma che resta e sarà sempre una delle soluzioni..
Perché il gol che al Picco spiana la strada alla vittoria dei giallorossi nasce proprio da questa configurazione tattica: il pressing alto dello Spezia spinge indietro la Roma fino al punto di trovare Smalling in possesso addirittura nell’area piccola e in ripiegamento dalle parti di Rui Patricio. Fermiamo l’immagine: situazione che ti fa pensare negativo, tipo «ma che stanno a fa’?».
In realtà Smalling guarda a destra, guarda a sinistra e non fidandosi (giustamente) dei suoi piedi, decide per il “lancione” che va esaminato da due punti di vista: primo, mi libero del pallone per evitare un pericolo imminente; secondo, cerco la testa del mio attaccante 40-50 metri più avanti.
Fermiamo ancora l’immagine. Lo Spezia in pressing offensivo lascia i suoi difensori tre contro tre a uomo.
Lo sviluppo è fulmineo: la Roma va in gol in meno di 5 secondi e con 5 tocchi. Vero è che Caldara si sostituisce ad Abraham nello spizzare il pallone verso il Faraone, ma è anche vero che l’inerzia in chiave romanista prevedeva proprio quel tipo di soluzione da parte dell’attaccante britannico. Poi per due giocatori raffinati come Dybala ed Elsha in campo aperto, aprire e chiudere un triangolo lungo diventa possibile, perfino facile anche se non lo era affatto. Soprattutto l’appoggio al volo del numero 92 per Dybala non dà tempo e modo ai difensori spezzini di riorganizzarsi nuovamente scappando all’indietro. Insomma, allo sviluppo tattico dell’azione si somma la bravura tecnica dei protagonisti.
Non è la prima e non sarà neanche l’ultima volta che una squadra va rapidamente in gol con il lancio lungo sull’attaccante centrale e relativa correzione aerea per uno o due giocatori rapidi a rimorchio. Dybala aveva realizzato un gol molto simile, sotto il profilo dello sviluppo della manovra, all’Olimpico contro il Monza.
Una soluzione in più per l’attacco dei giallorossi. Potrà servire contro un Napoli votato alla costruzione offensiva? Lo scopriremo solo… tifando. Intanto godiamoci, dalla zona Champions, la lunga attesa per la partitissima di domenica sera.
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