Mourinho è furibondo: il credito ora è esaurito
Lo Special One ha scelto di rimanere in silenzio dopo la decisione di Zaniolo non prendere parte alla trasferta di La Spezia. Parlerà domani dopo la gara
Lo strappo consumato ieri da Nicolò Zaniolo rappresenta una sorpresa da un lato e una conferma dall’altro. La sorpresa è che per la prima volta il giocatore si è messo contro la Roma, e questo significa contro Mourinho, contro i compagni, contro la società, di fatto contro i tifosi che (anche) in virtù del gol di Tirana gli avevano concesso un’apertura di credito che neanche le ripetute incertezze di queste ultime settimane avevano esaurito. La conferma è che in questa vicenda il club sta provando a tenere la barra dritta lottando non solo contro il giocatore che si è all’improvviso ammutinato, mostrando un aspetto della sua personalità che nessuno si aspettava di conoscere, ma anche contro i manager che lo (mal)consigliano e pure contro i pifferai che si sono immediatamente prestati a tenergli il gioco.
Mettiamo ordine: quest’anno il giocatore non sta rendendo per le sue potenzialità, ma lo stesso pretenderebbe di guadagnare secondo standard che la Roma ritiene troppo elevati, e ci sta dunque che il club abbia rimandato la questione del rinnovo contrattuale ad altro momento. Accogliendo in qualche modo il rischio che, in mancanza di una disponibilità del ragazzo (e dei suoi manager) a firmare alle condizioni offerte dal club (molto meno delle pretese avanzate), avrebbe dovuto sedersi a tavolino adesso o tra sei mesi con i club eventualmente interessati ad acquistarlo. Peccato però che questi acquirenti non ci siano. Ecco perché diventa immorale in questa situazione il giochino di tirar fuori l’elenco, a uso e consumo dei pifferai, di quattro, sei o magari dieci club pronti a tesserarlo. E a che prezzo? Gratis, o quasi. Comunque in prestito. Senza alcun obbligo. E visto che il bluff si è facilmente scoperto, e la Roma non ha giustamente intenzione di regalare un suo (grande) giocatore o di prestarlo, a chi lo (mal)consiglia non è rimasto che forzare la mano, facendogli rifiutare addirittura la convocazione per la gara con lo Spezia (“Dolce casa”, cit. Il Romanista di ieri), e oltretutto rivelandolo unilateralmente, portando così il confronto su un piano diverso di scontro che adesso diventerà inevitabilmente anche mediatico. Facendo uscire peraltro pure la notizia che la decisione di non convocarlo fosse addirittura condivisa. Come se la Roma si fosse “arresa” all’idea di cederlo e fosse ormai imminente l’operazione.
E invece no. La scelta è stata tutta sua, e sue saranno le conseguenze. È probabile che Tiago Pinto, che come tutte le persone serie che lavorano in questo ambiente si è fatto rapidamente diversi nemici che ora sono pronti ad accollargli la pratica, magari abbia sbagliato qualche valutazione nel suo rapporto con il procuratore, magari bisognava affrontare la questione in maniera differente.
Se l’obiettivo era quello di ridurre il manager a più miti pretese è chiaro che non sia riuscito. Ma ora il torto è tutto dalla parte di Nicolò.
E non deve essere ben disposto neanche Mourinho, che infatti ieri è rimasto in silenzio. Domani parlerà.
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