Roma-Fiorentina: Dybala bussa due volte e la Viola va ko
Paulo trascina la Roma a 4 punti dal secondo posto con un’altra prestazione esaltante. Gli uomini di Italiano in dieci dal 24’ del primo tempo per rosso a Dodò
E alla fine la Roma si piazza lì, regge il passo di Lazio e Atalanta, e resta attaccata al treno delle prime, con i suoi 34 punti, appena quattro meno del Milan, tre meno di Juventus e Inter e ci sarebbe da chiedersi, come ha fatto Mourinho ieri sera in sala stampa, che razza di problemi hanno allora queste squadre se la poco acclamata (almeno dagli osservatori neutrali) rosa di Mourinho sta lì, a due passi da loro. Anche ieri il compito è stato svolto con disinvoltura: due a zero alla Fiorentina, un gol per tempo, doppietta di Dybala e ottavo posto lasciato indietro di nove punti. Ormai la classifica della Serie A è a tre velocità: c’è il gruppo delle prime sette, ci sono le dieci squadre che tra un po’ non si giocheranno niente, e le tre destinate a retrocedere (Sampdoria, Verona e Cremonese). Discorso a parte merita Dybala: una statistica pubblicata ieri da Opta ricordava come a partire dal suo primo gol da fuori area in Serie A (febbraio 2015), solo Lionel Messi (55) ha segnato più reti dalla distanza di lui nei maggiori 5 campionati europei. Niente male.
Indubbiamente ieri il compito della Roma è stato facilitato dall’espulsione di Dodò dopo 24 minuti di gioco fin lì piuttosto equilibrato, ma con i giallorossi già in pieno controllo. Il terzino brasiliano è stato nella serata il miglior complice in campo di Mourinho: tre i falli evidenti in poco più di 24 minuti, al primo è stato avvertito, al secondo è stato sanzionato, al terzo è stato giustamente espulso, tra le proteste comprensibili, ma poco giustificate, di Italiano, che ha visto disgregarsi l’atteggiamento spavaldo che aveva dato alla sua squadra. All’inizio aveva mandato in campo il solito 4231, con Bonaventura alle spalle di Jovic, il francese Ikoné a destra, l’ivoriano Kouamé a sinistra, quattro riferimenti offensivi capitati per fortuna della Roma nella loro serata più fumosa. Tanto che l’unico pericolo, se così lo vogliamo definire, di tutto il primo tempo per Rui Patricio è stato al 22’ quando il portoghese ha dovuto respingere un destro da lontano di Amrabat. Più pericolosa la Roma con Dybala subito in evidenza, e Zalewski particolarmente attivo: suo un bel destro al 14’ respinto da Terracciano. Al 20’ ancora il polacco ha scucchiaiato in area per Celik che ha scaricato su Abraham, anticipato da Milenkovic.
Poi l’episodio del rosso che ha cambiato il corso della serata, anche per la curiosa scelta di Italiano che ha tenuto in campo le tre punte, ha inserito Venuti al posto di Duncan e abbassato Bonaventura in mediana, col risultato di spezzare in due la sua squadra, con quattro difensori bloccati e tre punte isolate, e due soli centrocampisti a lottare da soli contro i quattro angoli di un quadrato romanista che partendo da Cristante e Bove (all’esordio dal primo minuto in serie A, con Zaniolo out per un attacco influenzale) e finendo a Pellegrini e Dybala ha chiuso ogni ambizione viola. È cominciato così un prolungato palleggio a tinte romaniste, con punte barcelloniste di possesso palla, sfociato al 40’ dal gol del giocatore più atteso, pronto a bissare la prodezza di Coppa Italia: l’azione è passata dai piedi di Cristante a quelli ispirati di Celik che ha alzato una palla in area per Abraham che ha giocato di sponda per servire Dybala che senza neanche pensarci ha rovesciato verso la porta il suo mancino più forte, perdipiù sulla traiettoria c’è stato il tocco di schiena di Milenkovic che ha messo fuori causa Terracciano.
Resosi conto dell’errore, Italiano è corso ai ripari all’intervallo, volgendo la sua squadra dall’improponibile 423 di fine tempo ad un più razionale 432, con gli impalpabili Ikoné e Jovic trattenuti nello spogliatoio, a far posto a Barak e Nico Gonzalez, con il ceco messo a centrocampo a dar sostanza e muscoli, e l’argentino a ravvivare il reparto più avanzato, con Kouamé. E visto che il calcio alla fine è una cosa semplice, la Fiorentina è tornata ad avere la consistenza di una squadra, l’enorme squilibrio della seconda parte del primo tempo è sparito e il possesso palla è tornato ben distribuito. Poi, certo, la montagna da scalare per la squadra di Italiano restava piuttosto alta e se è già difficile impensierire normalmente Rui Patricio figuriamoci quando ci si ritrova in inferiorità numerica e col risultato da recuperare. Così solo su corner (ne ha battuti nove la squadra viola) o su qualche errore di superficialità si sarebbe potuto mettere a rischio la vittoria. Il varco l’ha cercato vanamente Kouamé su calcio d’angolo, ma il suo colpo di testa è finito alto, poi su disimpegno sbagliato di Celik si è aperta un’autostrada a Nico Gonzalez, ma nell’occasione Kumbulla è stato bravo a restargli fermo davanti e a respingere con le ginocchia il tiro.
Grave anche l’errore di Bonaventura qualche minuto più tardi, ma Abraham, che ha ricevuto la palla dal viola praticamente con le spalle alla porta non è riuscito a scaricare su Dybala perché è scivolato. Con tre sostituzioni mirate Mourinho ha dato maggior consistenza alla squadra (Matic al posto del generosissimo Bove, Spinazzola al posto del sofisticato Zalewski, Tahirovic al posto dello stremato Pellegrini, che non avrebbe giocato probabilmente se fosse stato disponibile Zaniolo) e a un certo punto ha messo il turbo con un’azione perfetta, con Mancini che ha aperto su Celik che ha scaricato su Cristante che ha allungato su Abraham che ha servito dalla parte opposta dell’area Dybala che ha celebrato l’ennesimo orgasmo della Curva Sud, 2-0 e tutti a casa alè. Il resto della partita è stata pura accademia, giusto il tempo di annotare l’esordio di Solbakken con la maglia giallorossa (dentro con Belotti al posto delle due applauditissime punte uscenti Abraham e Dybala) anche se con neanche una palla pulita toccata, e una bella parata di Rui Patricio nei minuti di recupero, prima in uscita su corner e poi sulla ribattuta di Kouamé. Grazie Roma.
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