Lo scontro Mourinho-Karsdorp: rimettiamo la chiesa al centro del villaggio
L'accusa di mobbing e la grottesca difesa di ipotetici sindacati. Si dovrebbero impegnare per altre battaglie più giuste e ben più importanti
Questo giornale, che racconta della mia squadra, la Roma, ha preso il posto del giornale nel quale ho lavorato per 37 anni. E in questo giornale ritrovo le atmosfere vissute in Curva Sud. Quella Curva nella quale, esagerazioni a parte, c’era tutto. Quando si dice tutto non è necessario raccontare tutti i capitoli di un libro emozionante. Non sarò buono, né cattivo. Non sarà l’atmosfera natalizia a condizionarmi. Non sarò retorico. Mi rivedo lì, sul Muretto 17, dove lealtà e condivisioni si fondevano. Erano gli anni in cui il boom economico degli Anni Sessanta stava pian piano (e inesorabilmente) svanendo e i nostri padri guadagnavano poco più di due o trecentomila lire al mese, o giù di lì. I più fortunati qualcosa in più. Un altro secolo, un altro millennio, in cui le lotte studentesche e quelle operaie camminavano di pari passo. E, magari, ci si sentiva protetti (nel caso degli operai) anche dal sindacato. A distanza di mezzo secolo, quel sindacato non esiste più. Mi spiego e parlo di calcio, calciatori e “ipotetici sindacati”. Succede che tra Josè Mourinho e un giocatore, che lo Special non ha mai nominato ma che non è stato difficile individuare, si arrivi a uno scontro. Duro. Conosciamo tutti la storia della panchina, della “fuga”, dei certificati medici per evitare convocazioni sempre e puntualmente arrivate. Questi ragazzi fanno il mestiere-professione che tutti gli adolescenti sognano. Tra i 20 e 30 anni (mediamente) corrono quotidianamente su un campo con l’erbetta migliore di quella dei campi da tennis di Wimbledon, giocano e sudano divertendosi, chiedono la bevanda fresca al magazziniere, in cambio di qualche milione di euro l’anno. Mica male. Perché è di queste ore la notizia che i nostri padri “over 75” prenderanno un ricco aumento sulla pensione minima: da 525 euro a 600 euro. Ribadisco: non sarò retorico.
Ma è di queste ultime ore anche la notizia che il sindacato mondiale calciatori, accusi la Roma di mobbing nei confronti di Rick Karsdorp. Personalmente mi sembra una difesa “grottesca”. Il giocatore olandese ha un contratto, fino al 2025, e uno stipendio di oltre due milioni di euro netti l’anno. È ricchissimo? Sì. Ma questo non giustificherebbe assolutamente il “datore di lavoro” nel caso in cui assumesse comportamenti scorretti nei confronti di un suo dipendente. È un principio che va oltre qualsiasi ricchissimo ingaggio. Per essere chiari. Conosciamo le regole del gioco, non solo quelle del pallone. Tennis, basket, automobilismo. Producono ricchezza: per pochi. E per quei tanti ai quali i sindacati dedicano (forse) non tutto il tempo necessario, anche questo giornale, nel suo piccolo, cerca di dare qualcosa, addirittura minuscola ma non banale, perché lo sport non è mai banale: spensieratezza e corse dietro un pallone, gooool. I sindacati di ricchissimi professionisti si dovrebbero impegnare per altre, e più giuste battaglie. Ce ne sono e importanti. Intanto rimettiamo la chiesa al centro del villaggio. Forza Roma!
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