La ten years challenge di Ranieri: dal 2009 è cambiato quasi tutto
Obama e Berlusconi erano presidenti e c'era Ratzinger a San Pietro; Totti era capitano, De Rossi il suo vice e Florenzi in Primavera: quanti cambiamenti in dieci anni
Come recita il titolo di un celebre film con Jack Nicholson, "Qualcosa è cambiato". Ben più di qualcosa, a dire la verità. Quando Claudio Ranieri si è accomodato per la prima volta sulla panchina della Roma, nel settembre 2009, il mondo era per certi versi totalmente diverso rispetto a quello attuale. E ora che il tecnico testaccino è tornato, a dieci anni di distanza, la cosiddetta ten years challenge ranieriana è inevitabile. L'ultima trovata virale dei social network, che ha spopolato fino a poche settimane fa, metteva a confronto una foto del 2009 e una del 2019: una sorta di metafora a livello personale dei tanti cambiamenti avvenuti nell'arco del decennio.
A proposito di social: nel 2009 l'intuizione di un ragazzo statunitense, Mark Zuckerberg, comincia a prendere piede anche in Europa. Si chiama Facebook, e permette - almeno in teoria - di rimanere sempre in contatto con i propri amici e conoscenti. Ha poco più di due anni l'uccellino denominato Twitter, mentre Instagram non è ancora stato lanciato: i cellulari si usano perlopiù per chiamate e sms, la navigazione internet è ancora un accessorio di lusso. Gli smartphone, per capirci, sembrano una diavoleria fantascentifica, mentre al giorno d'oggi tutti ne hanno uno. In compenso il cinema entra in una nuova era: nelle sale di tutto il mondo si indossano gli occhialetti 3D per ammirare "Avatar", il capolavoro di James Cameron che otterrà tre Premi Oscar.
«Yes, we can»
Non solo cinema: quando Claudio Ranieri il 13 settembre 2009 guida per la prima volta da tecnico la Roma, negli Stati Uniti da pochi mesi ha preso residenza alla Casa Bianca Barack Obama, 44esimo Presidente, il primo di origini afroamericane. Durante la campagna elettorale, il motto è «Yes, we can!», «Sì, possiamo!». È quello che più o meno pensano Totti e compagni che, sotto la guida dell'allenatore di San Saba, compiono un'incredibile rimonta sull'Inter capolista: ad aprile arriva anche il sorpasso, poi reso vano dall'harakiri casalingo contro la Sampdoria nel giorno della Liberazione.
In Italia invece è in corso il terzo mandato di Silvio Berlusconi alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Giorgio Napolitano è il Presidente della Repubblica e il tedesco Joseph Ratzinger è famoso in tutto il mondo come Benedetto XVI: nel 2013 diverrà l'ottavo Pontefice a rinunciare al ministero petrino. Beppe Grillo gira ancora l'Italia con i suoi spettacoli, il Movimento 5 Stelle è di là da venire; il sindaco di Roma è Gianni Alemanno, mentre a Firenze è stato appena eletto un semisconosciuto (perlomeno alla maggior parte degli italiani) 34enne di nome Matteo Renzi. La crisi finanziaria, esplosa negli Stati Uniti, inizia a farsi sentire anche in Europa e L'Aquila è stata rasa al suolo da un sisma di 5,9 gradi della scala Richter che ha fatto registrare 309 vittime, 1.600 feriti e 80.000 sfollati circa.
Tiki-taka e non solo
Tutto cambia, niente cambia: a distanza di dieci anni i ruoli sono diversi, le persone sono le stesse. Come Francesco Totti, che nel 2009-10 è il Capitano e il numero 10 dei giallorossi, già recordman di presenze e di gol con la sua (e la nostra) squadra del cuore. Pochi metri dietro di lui c'è invece Daniele De Rossi, che da Checco erediterà la fascia dopo il 28 maggio 2017: ora come allora, numero 16 sulle spalle, grinta da vendere e quella vena che si gonfia ogni volta che la squadra segna un gol. La Primavera è allenata da suo padre Alberto, che a centrocampo schiera un diciottenne di belle speranze che si chiama Alessandro Florenzi. Figli di Roma, capitani e bandiere. Ora come allora: tutto cambia, niente cambia. Anche se dal rettangolo verde si passa a una scrivania. Sicuramente cambia il calcio giocato: la Rivoluzione non è francese, ma spagnola. Le Furie Rosse hanno vinto l'Europeo 2008 e in Sudafrica ci toglieranno la palma di Campioni del Mondo. Il globo ha ancora negli occhi il calcio totalmente nuovo di Pep Guardiola, che con il suo Barcellona guidato da Messi ha stracciato il Manchester United nella finale di Champions disputata proprio all'Olimpico. È la penultima Roma della famiglia Sensi: la squadra è reduce da quattro stagioni ottime con Spalletti, che però si è dimesso dopo le prime due partite nel 2009-10. Tornerà, Luciano, e andrà via di nuovo. Al suo posto Di Francesco, ora sostituito da Ranieri: a lui il compito di rialzare una squadra in difficoltà. Ora come allora: daje Claudio.
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