AS Roma

Zaniolo: in Europa il meglio, ora serve un’altra marcia in A

Con la maglia della Roma appena 13 gol in 92 presenze. In campionato apporto inferiore al potenziale. Ma Nico vola nelle coppe dove spesso decide

Zaniolo dopo il gol della vittoria a Tirana

Zaniolo dopo il gol della vittoria a Tirana (MANCINI)

PUBBLICATO DA Fabrizio Pastore
14 Dicembre 2022 - 10:00

Just a Nicolò. Impossibile trovare un altro che somigli anche soltanto a grandi linee a Zaniolo. Tale è la sua unicità, che i paragoni coi campioni del passato - tanto abusati appena emerge un nuovo talento - nel suo caso sono durati un lampo. All’inizio qualcuno si è avventurato nel parallelo con Totti (che sarebbe pesato tonnellate), ma al di là di un vago riferimento alle due chiome giovanili, l’accostamento si è spento sul nascere. La potenza del Dieci era nel tiro e nella resistenza alle cariche avversarie, quella di Nico è nella travolgente progressione. Per il resto, i due sono differenti in tutto. E diversi da Zaniolo sono anche tutti gli altri giocatori d’attacco (attuali e del passato) che partono larghi, preferibilmente da destra, o comunque si muovono alle spalle della prima punta. Basti pensare a Dybala o al neo-arrivato Solbakken, tanto per restare in casa Roma. Questione di posizione, forse anche di postura.

 Che il 22 porti in dote un enorme potenziale è fuori di dubbio, che più di qualche volta sia rimasto inespresso anche. Colpa soprattutto dei due gravi infortuni che ne hanno falcidiato la carriera fin dalle prime orme, comunque indelebili. Ma 24 gol complessivi all’attivo in 125 presenze in giallorosso costituiscono ancora un numero deficitario per un talento del suo calibro. L’andamento è di una rete ogni 5 gare, arrotondando in eccesso. Se riferito alle sole partite di campionato, l’apporto in termini realizzativi è perfino più sporadico: 13 centri in 92 match (media-gol 0,14).

La musica cambia completamente in Europa, dove il numero 22 ha sempre lasciato il segno, qualunque fosse la competizione. Le 11 reti in 29 presenze già fanno schizzare la media quasi al triplo rispetto a quella conseguita in Serie A (0,38). Come se non bastasse a enfatizzare le due differenti marce, ci si mettono anche le prestazioni. A partire dall’esordio assoluto in giallorosso e addirittura da professionista: al Bernabeu, al cospetto del grande Real. Avversario e cornice da far tremare le gambe anche ai più navigati, ma scoglio superato alla grandissima dal diciannovenne Nicolò, fino ad allora veterano soltanto nei campionati giovanili, eppure unico sufficiente in una sconfitta (0-3) senza appigli. E ancora - nella stessa prima stagione da romanista - la doppietta casalinga al Porto nell’andata degli ottavi di finale. Per poi passare ai due gol nella fase a gironi della successiva Europa League, prima che la rottura del legamento crociato gli impedisse di andare avanti nella competizione. L’exploit lo ha però vissuto nel trionfante cammino di Conference, quando non solo ha siglato la rete che ha regalato la coppa nella finale di Tirana, ma è anche stato decisivo per l’accesso alle semifinali con la tripletta che ha steso il Bodø. Quest’anno un’improvvida squalifica gli ha messo un freno, ma è rientrato più decisivo che mai nell’ultimo match col Ludogorets: un gol alla sua maniera e due rigori procurati. Un tornado in coppa, che però ha tutte le potenzialità per soffiare forte anche in campionato.

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