Sotto l'albero Mourinho vuole ritrovare i gol perduti
29 reti in 21 partite ufficiali. A parte Dybala (7, 1 ogni 116’), tutte le altre punte stanno viaggiando a medie da centrocampisti. Numeri non da Champions
«Caro Babbo Natale, la vita mi ha dato molto, anche di più di quello che potevo sperare. Non ho desideri particolari. E allora questa volta sotto l’albero ti chiedo di farmi trovare i gol perduti dalla mia Roma. Grazie. Firmato Josè Mourinho». Stiamo fantasticando, ovviamente, ma se mai lo Special One dovesse davvero spedire la sua letterina a Babbo Natale, crediamo di non andare lontano dalla verità se sosteniamo che il desiderio calcistico più pressante per il tecnico portoghese sia proprio quello di ritrovare, alla ripresa del campionato, una Roma che torni ad avere una maggiore confidenza continuativa con la porta avversaria. Perché al di là di tutte le altre problematiche che pure si potrebbero prendere in esame per discutere sulla prima fase balbettante della stagione giallorossa, quella che inevitablmente è la più importante è la stitichezza offensiva, ventinove gol segnati in ventuno partite ufficiali, una media inferiore al gol e mezzo ogni novanta minuti. Pochi, troppo pochi per una Roma che ha l’ambizione di tornare a qualificarsi per la Champions League e fare parecchia strada nelle due coppe a cui partecipa.
Nils Liedholm, qualche anno fa ahinoi, tra le tante perle di saggezza calcistica che ci ha trasmesso, diceva sempre che per capire se una squadra funziona bisogna vedere se a segnare sono gli attaccanti, «perché quando ci si allena, quando si fanno gli schemi, l’obiettivo logico è quello di far segnare le punte». Verità incontrovertibile, ancora grazie indimenticabile Barone. Tutto sommato, considerando questa verità, la seconda Roma mourinhana ha numeri che potrebbero anche essere accettabili (17 dei 29 gol realizzati sono stati segnati dagli attaccanti in cui non abbiamo inserito Lorenzo Pellegrini), ma il problema resta quello dei pochi segnati, conseguenza di una prima parte della stagione in cui la Roma ha creato parecchio dilapidando di più (esempio: la partita contro l’Atalanta) e di una seconda, invece, dove i giallorossi hanno faticato parecchio a presentarsi davanti alla porta dell’avversario di turno.
Il dato, già deludente in assoluto, diventa ancora più preoccupante se si va a prendere in esame il rendimento delle punte di ruolo schierate da Mourinho. Il migliore, facile facile indovinarlo, è stato Paulo Dybala che ha realizzato sette reti, una ogni 116’ giocati. Il resto è un crescendo che fa male: Shomurodov ha segnato un gol (in tutto) ogni 151’, El Shaarawy (peraltro utilizzato quasi sempre come esterno a tutta fascia, una rete (la sola) ogni 529’, Belotti (2 gol) uno ogni 328’, Zaniolo (2) uno ogni 490’ e Abraham, cioè il capocannoniere della passata stagione con ventisette reti complessive, uno (quattro reti) ogni 350’. Sono numeri e percentuali più da centrocampisti che da attaccanti e con queste cifre è complesso andare a vincere le partite.
E’ chiaro che nel prossimo anno a cui brinderemo tra meno di venti giorni, il principale problema che Mourinho dovrà cercare di risolvere sarà proprio quello della poca prolificità offensiva, problema che peraltro ha ben presente visto che in più di un’occasione ci ha spiegato che prima o dopo ci sarà un avversario che pagherà in una sola partita le conseguenze di questi numeri davvero troppo bassi. Con il rientro di Dybala, probabilmente una parte del problema sarà risolta, ma è evidente che (insieme al nuovo arrivato Solbakken) dovranno essere gli altri a dare risposte migliori in fatto di segnature. In particolare tre i giocatori che Mourinho ha evidenziato nella letterina a Babbo Natale: Abraham, Belotti e Zaniolo, otto reti in tre che sono un totale deficitario considerando (a freddo) le qualità che i tre hanno dimostrato negli anni precedenti. Toccherà dunque all’inglese, al Gallo e a Nicolò dare le risposte che Mourinho e tutto l’ambiente giallorosso si aspettano. In particolare l’inglese che fin qui è sembrato la fotocopia molto sbiadita di quello che ha fatto innamorare Roma nella sua prima stagione a Trigoria.
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