AS Roma

Juventus, la bufera si espande: senti chi parla

Le conversazioni intercettate dei dirigenti aggravano la posizione della società bianconera

Agnelli e il suo ormai ex stato maggiore alla Juventus sul campo dello Stadium con l’ad del Sassuolo Carnevali

Agnelli e il suo ormai ex stato maggiore alla Juventus sul campo dello Stadium con l’ad del Sassuolo Carnevali

PUBBLICATO DA Fabrizio Pastore
03 Dicembre 2022 - 07:00

Relazioni pericolose quelle intessute ai piani alti di casa Juve. All’interno e non soltanto. Una rete comunicativa fitta, fra ex presidente, dirigenti e perfino calciatori, svelata dalle intercettazioni delle ultime ore, che inasprisce la posizione del club bianconero nell’ambito delle varie indagini (della giustizia ordinaria, sportiva e della Uefa) a suo carico. Man mano che i contenuti diventano di dominio pubblico, si evidenzia la delicatezza delle posizioni dei vari indagati, rinviati a giudizio appena due giorni fa. 

A partire da Andrea Agnelli. Il numero uno dimissionario figura in diverse conversazioni compromettenti. «Abbiamo sempre corso dei rischi, il consiglio è sempre stato informato - le sue parole a John Elkann - e si sono sempre trovati dei correttivi strada facendo». La risposta del cugino: «Sì però come avevi detto anche tu da parte della direzione sportiva si sono allargati». Ancora Agnelli: «Esatto, facendo eccessivo ricorso allo strumento delle plusvalenze: se ti crolla il mercato, ti crolla il mercato! Questo è un dato di fatto».

Anche con il Ceo Arrivabene l’ex presidente parla dei conti sballati dalla pandemia e da operazioni finanziarie fin troppo audaci: «Non era solo il Covid e lo sappiamo bene.  Abbiamo ingolfato la macchina con ammortamenti e soprattutto la merda, perché è tutta la merda che sta sotto che non possiamo dire». Arrivabene risponde: «Ne sono al corrente e non si può dire…».

Dalle intercettazioni emergono anche colloqui con dirigenti di altre società. È il caso del dialogo fra Agnelli e Percassi: «Su un numero di elementi che abbiamo in questo momento devo stare fermo, perché abbiamo Consob, Guardia di Finanza e qualsiasi cosa che ci stan guardando sugli ultimi due anni. Allora io vorrei chiudere questa roba qua e poi tornare a mettere a posto, consapevole di quello che abbiamo, le varie situazioni». L’atalantino cita allora una lettera sul passaggio di Romero, difensore transitato dalla Juve ai bergamaschi al Tottenham, dove intanto si è spostato a gestire l’area sportiva Paratici: «Quella non potrò mai tirarla fuori, perché dovessimo andare in giudizio viene fuori che ho fatto falso in bilancio». 

E proprio l’ex ds bianconero è protagonista di una serie di dialoghi. Emblematico per gli inquirenti quello col dirigente del Pisa Corrado sulla punta Lucca, che farebbe emergere il sistema delle “partnership” con altri club. Nell’atto sarebbero citate Sampdoria, Atalanta, Sassuolo, Empoli e Udinese, oltre a società straniere e di categorie inferiori: «L’ho sempre fatto, l’ho fatto con Caldara... l’operazione devi farla fare a me! Dammi retta, la faccio io anche per il Pisa! Tu devi darmi solo le linee, il resto lo metto a posto io. L’ho fatto per il Genoa tutta la vita, l’ho fatto per l’Atalanta tutta la vita, l’ho fatto per il Sassuolo tutta la vita. Quando io ho i parametri, dopo sistemo tutto». 
Il modus operandi è affine nel tranquillizzare anche elementi di spicco della rosa. Bonucci: «Scusa Fabio, io mi fido di te, ma poi se arriva un altro?».

La risposta: «La Juventus è quotata in Borsa, è della famiglia Agnelli. Vuoi che succeda il finimondo per due stipendi?». A farsi invece portavoce nei confronti dello spogliatoio sulla “manovra stipendi” è Chiellini, in una chat su Whatsapp al vaglio degli inquirenti: «La proposta finale è questa: ci mancano 4 mesi di salario, 3 pagati riusciamo a finire il campionato, 2 mesi e mezzo in caso di stop. Il presidente ha garantito il pagamento di una mensilità ora e il resto nella stagione 2020/21 [...]. In caso di ok domani avremo un foglio firmato dal presidente dove si fa garante di quanto detto sopra. Per questioni legislative di Borsa la comunicazione che uscirebbe è solo della rinuncia ai 4 mesi, è chiesto di non parlare nelle interviste sui dettagli di questo accordo».

Paratici figura anche in una conversazione con il suo luogotenente e poi successore Cherubini: «Dobbiamo essere aperti su tutto. La priorità sarà vendere in prima squadra e allo stesso tempo prepariamo cessioni giovani. Facciamoci trovare pronti [...]. In qualche modo faremo e arriveremo a dama, ne sono sicuro, siamo troppo bravi e troppo allenati». 

L’attuale ds non sembra però persuaso dei metodi del predecessore, come dimostra il dialogo con l’ex direttore finanziario bianconero Bertola: «In due anni hai (Paratici, ndr) buttato tutto alle ortiche: 700 milioni messi dagli azionisti[…]. Siamo stati arroganti sul mercato. E con Ronaldo si è innescato il nostro circolo vizioso, perché i soldi di Pogba li abbiamo spesi per pagare due clausole. Paratici a marzo parlava di fare 300 milioni di quelle (plusvalenze, ndr). Ti giuro che tornavo a casa e mi veniva da vomitare solo al pensiero...». Poi sempre con Bertola vira il tiro sul dirigente del Sassuolo Carnevali: «Le condizioni che mi dai sono quelle che dai a Edu dell’Arsenal, che non hai mai visto in vita tua, qual è il valore aggiunto della relazione decennale? Che fine han fatto gli 8 milioni che hai guadagnato in sei mesi con Demiral che non sapevi chi era? Il nostro decisivo appoggio quando hai preso Sensi? La valorizzazione di Zaza? I 13 milioni che hai preso con Lirola?»
 Infine le considerazioni interne, fra ds e tecnico. Allegri: «Il mercato dell’anno scorso era fatto solo di plusvalenze, quindi era un mercato del cazzo». La replica di Cherubini: «Bravo! Come siamo arrivati fin qui? Acquisti senza senso, investimenti fuori portata, utilizzo eccessivo di plusvalenze artificiali. Negli ultimi anni è anche un po’ colpa nostra, Fabio ha drogato il mercato».

Rivisto il bilancio

Intanto, nella tarda serata di ieri, il consiglio di amministrazione (dimissionario, e ancora presieduto da Andrea Agnelli), ha approvato l’esercizio chiuso al 30 giugno 2022, rivedendo le cifre, dopo i rilievi ricevuti. La prima versione aveva perdite per 254,4 milioni, quella nuova, che dovrà essere approvata nell’assemblea degli azionisti del 27 dicembre 2022, di 239,3: sono salite però quelle dell’esercizio precedente, da 209,9 a 226,8 milioni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CONSIGLIATI