Nagoya-Roma: qualche lampo di Tahirovic
Senza gol la prima amichevole giapponese. Pochi i pericoli per i due portieri e ritmi blandi nel primo tempo. Fra i titolari schierati da Mou 4 giovani: Benjamin il più brillante
Col Nagoya i brividi non vengono. Termina 0-0 la prima amichevole romanista in terra giapponese, disputata ieri nella mattinata italiana (19.30 locali) a casa Toyota. Nell’omonimo stadio regna il silenzio: la stretta anti Covid impone il divieto di cori e i 13mila presenti sono tutti muniti di mascherina. I soli sottofondi sono tanto belli quanto inattesi per chi è spettatore a oltre 10mila chilometri di distanza: prima della gara risuona “Forza Roma” di Lando Fiorini, mentre a squadre schierate è il turno di “Roma Roma”.
Sintomi dell’ospitalità nipponica. Il campo però regala meno: nessun gol e una sola vera occasione per parte (entrambe nella ripresa): traversa di Ibañez per i giallorossi; tentativo di Naldo sventato da un’ottima uscita bassa di Svilar. Pesa ancora il jet lag sui ragazzi di Mourinho, che tornano in campo 11 giorni dopo l’ultimo impegno ufficiale, in campionato col Torino. Ovviamente la formazione è molto diversa da quella abituale: mancano i quattro giocatori al Mondiale, mentre sono in panchina - ma soltanto per la distinta - i tre reduci da infortuni Pellegrini, Spinazzola e Belotti. Con loro restano a guardare i compagni anche Mancini e Zaniolo, mentre a tutti gli altri (escluso Boer) viene concesso almeno uno scampolo di gara.
Mourinho non cambia spartito rispetto al consueto 3-5-2. In porta si rivede Svilar, che non giocava dalla sfida di Europa League col Ludogorets dell’8 settembre scorso. Dietro, accanto a Ibañez e a uno Smalling che a dispetto delle passate fragilità fisiche non conosce soste, c’è Kumbulla. In mezzo al campo Matic detta i ritmi e trova come scudieri Tahirovic e Bove. A sinistra scelta quasi obbligata su El Shaarawy (due possibili interpreti del ruolo su tre sono in Qatar, Spina è convalescente), mentre a destra tocca all’altro giovane Missori. Il quarto baby è Cherubini, partner d’attacco di Abraham. I padroni di casa - che da poco hanno concluso il proprio campionato nazionale - si schierano praticamente a specchio, pressando molto alti fin dal principio e mostrando discrete doti di palleggio, impreziosite dal talento di Mateus, brasiliano da ormai otto anni in Giappone.
Il numero 10 del Nagoya è un amante del dribbling e dei tunnel, giocate che più volte gli fanno rischiare la collisione soprattutto col connazionale Ibañez. Ma la gara mantiene il carattere amichevole e l’unico a finire sul taccuino dell’arbitro è Elsha, in uno dei ripetuti ripiegamenti difensivi. L’esterno di sinistra è molto più sollecitato rispetto a Missori, che resta in penombra, così come Cherubini. Più attivo appare Bove. Ma fra i ragazzi a spiccare è Tahirovic, sempre nel vivo del gioco. Lo svedese consacrato da Mou ha personalità e quel senso della verticalizzazione che senza Pelle si fatica a trovare fra i centrocampisti. Sue le migliori intuizioni del primo tempo: due ottime imbucate, che però non trovano la felice conclusione delle punte.
Suo anche il tentativo che più impegna il portiere dei giapponesi: una legnata dalla distanza respinta a fatica sul mancino di Ibañez che si stampa sulla traversa. Al di là dell’occasione, la ripresa appare leggermente più frizzante nonostante la girandola di sostituzioni: Hasegawa fa entrare l’intera panchina, Mourinho “si limita” a 5 cambi (2 nei minuti finali) e Shomurodov prova a vivacizzare l’attacco con qualche discreto spunto e una buona intesa con Abraham, ancora lontano dalla sua versione migliore. Finisce senza reti e l’inchino finale del tecnico di casa a José resta fra le cose più degne di nota.
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