AS Roma

Roma, il retroscena della rivoluzione: ecco perché cambia tutto

Dopo Di Francesco ieri via pure Monchi, il medico Del Vescovo e anche il capo dei fisioterapisti. Pallotta ha deciso di intervenire: serve il quarto posto

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
09 Marzo 2019 - 09:29

Senza riandare con la testa ai giorni dopo Roma-Barcellona, che davvero sembra un'era geologica fa, basta tornare con la mente ad un forum tenuto dal ds Monchi nella sede della Gazzetta dello Sport, lo scorso 9 gennaio, neanche due mesi fa. Quando gli hanno chiesto di tracciare un suo bilancio dopo 20 mesi da romanista rispose così: «I bilanci si possono fare quando finisce un progetto e il mio è ancora lungo. Se penso alla stagione scorsa è positivo, mentre questa finora non è buona. Ma non saranno alcuni risultati a cambiare il mio modo di pensare e a farmi passare l'entusiasmo di lavorare nella Roma. Ogni giorno sento che mi dimetto o che mi mandano via. No, l'ho già detto, resto alla Roma». Neanche due mesi dopo la Roma ha emesso - ieri - queste due righe di comunicato: «AS Roma e il direttore sportivo Monchi confermano di aver raggiunto un accordo per risolvere consensualmente il proprio rapporto lavorativo. Al dirigente vanno i ringraziamenti del Club per l'impegno profuso». Seguono le immancabili parole, a partire dal Ceo Fienga («Voglio ringraziare Monchi per la dedizione che ha dimostrato in questi due anni: gli auguriamo le migliori fortune per la sua carriera»), per arrivare al ds "dimissionato": «Voglio ringraziare il presidente Pallotta, il management, lo staff, i giocatori e i tifosi per il loro sostegno. Auguro alla Roma i migliori successi per il futuro». La direzione sportiva, ha aggiunto ancora la Roma, è stata affidata a Frederic Massara, l'ex collaboratore di Sabatini cresciuto negli anni tanto da staccarsi dal suo mentore e da accettare di tornare alla Roma senza di lui, proprio per lavorare nella struttura disegnata da Monchi, che da ieri è passata alle sue dipendenze.

Fuori anche i medici

Ma non è tutto: nella giornata di ieri sono stati risolti altri due rapporti di lavoro, con il medico sociale Del Vescovo e con il responsabile dei fisioterapisti, Stefanini, per diretta conseguenza dell'incredibile numero di infortuni muscolari stagionali, ormai una quarantina, e, soprattutto, delle numerose ricadute. Mentre resta il responsabile medico Causarano. La Roma passa così dall'(impressione di) essere una società che subisce ogni avvenimento senza muovere un dito a società decisamente interventista: rispetto a mercoledì, infatti, sono caduti allenatore, ds e medico sociale, in pratica le colonne portanti della struttura sportiva. Ma al loro posto da fuori è arrivato solo Claudio Ranieri, col suo staff peraltro piuttosto ridotto, due unità, Paolo Benetti e Filippo Cornacchia, neanche presenti ieri al primo allenamento del tecnico: non avevano ancora definito i dettagli contrattuali. Così ad aiutare Ranieri nello svolgimento della seduta è stato solo Simone Beccaccioli, responsabile della match analysis della società, voluto alla Roma proprio da Ranieri nel 2009, oltre al preparatore Fanchini, l'unico superstite del gruppo di lavoro di Di Francesco: ma Ranieri ha lavorato con lui all'Inter e ne ha chiesto la conferma.

La rivoluzione di Jim

Ma che cosa ha portato la Roma a questa rivoluzione? La risposta più verosimile risiede nell'umore di Pallotta, decisamente nero dopo gli ultimi risultati, peraltro nel momento decisivo della stagione: il quarto posto è importantissimo per il progetto imprenditoriale legato alla Roma. A Firenze si è scavato il solco definitivo tra lui, Di Francesco e Monchi. Dopo aver accettato le scelte del ds successive a precedenti rovesci, per Pallotta il 7-1 di Firenze avrebbe dovuto rappresentare la fine della fiducia concessa al tecnico da parte del ds (da lì gli «ask Monchi» in risposta ai cronisti che gli chiesero un commento). E invece lo spagnolo fu irremovibile: «Non c'è un piano B, andiamo avanti con Di Francesco fino al termine della stagione». Pallotta la prese malissimo: nella sua mentalità imprenditoriale un piano B deve essere sempre tenuto pronto. E dovrebbe risalire proprio a quei giorni il contatto tra Baldini e Paulo Sousa, disponibile a trasferirsi alla Roma, ma solo in cambio di un contratto di (almeno) un anno e mezzo. La disponibilità fu registrata, ma anche Baldini consigliò a Pallotta di rinforzare la figura di Di Francesco per arrivare con lui almeno fino al termine della stagione. Monchi, che di quel contatto è venuto a conoscenza indirettamente, si è quindi sentito delegittimato. Poi i risultati con Bologna e Frosinone, prestazioni incerte e vittorie sofferte, ma soprattutto il clamoroso rovescio nel derby, hanno prodotto l'accelerazione definitiva.

Dal derby, ecco Ranieri

Nella riunione a caldo tenuta all'Olimpico sabato notte uscì il nome di Claudio Ranieri quale candidato forte in caso di nuova sconfitta ed eliminazione in Champions League nella trasferta di Oporto. E fu Monchi a chiedere a Totti di chiamare Ranieri, salvo poi ribadire agli altri dirigenti (anche dopo il ko del do Dragao) di non condividere la scelta di cambiare allenatore: inevitabile, a quel punto, la presa di posizione di Pallotta, peraltro condivisa invece dal Ceo Fienga, dal vicepresidente Baldissoni e da Totti, di procedere alla risoluzione dell'accordo anche col ds, che dalla prossima stagione lavorerà con l'Arsenal.

Monchi rinuncia ai soldi

Ed è stato alla fine contento anche lui di andar via: rapporto chiuso senza nulla a pretendere, dal punto di vista economico, da nessuna delle due parti. Il saluto del ds ai dirigenti ieri è stato caldo. Monchi è rimasto a Trigoria fino alle 19,30, oggi partirà per Siviglia, poi tornerà a Roma per organizzare con calma il trasloco. Da uomo attento alla comunicazione ha scritto anche un post di saluto ai romanisti: «Roma e la Roma sono una delle cose più passionali che possa offrire il calcio, ecco perché me ne sono innamorato subito. Ecco perché in questa avventura non ho mai diviso la passione dal lavoro. Ecco perché il desiderio di rendere felice questa città e fare il meglio per il Club sono state le priorità in tutte le decisioni che ho preso fin dal mio arrivo. Ecco perché nella ricerca costante della felicità nostra e di chi ama la Roma ho messo tutto me stesso. So che non abbiamo raggiunto tutti i risultati per i quali abbiamo lavorato, per i quali ci siamo appassionati, per i quali in alcuni momenti ci siamo anche scontrati. Vorrei ringraziare tutte le persone con cui ho lavorato in questi anni, non dimenticherò nessuno, tutti hanno contribuito a rendere Trigoria la mia casa. C'è voluto un secondo per scegliere la Roma, sarà impossibile dimenticarla. Daje Roma!».

L'ingaggio di Ranieri

Ranieri ha firmato senza neanche trattare, guadagnerà esattamente quanto Di Francesco: un milione (per quattro mesi), poi a fine stagione si discuterà del lavoro svolto, aperti a qualsiasi possibilità.

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