Roma-Torino 1-1: punto e a capo
Dopo il vantaggio di Linetty, entra Dybala al 70’ e cambia tutto. Si procura un rigore che Belotti fallisce. Poi prende una traversa al 94’ e Matic pareggia
Benedetta sosta che arrivi a restituire fiato e giocatori a una squadra stanca e sfibrata, costretta a rincorrere per l’ennesima volta un gol di svantaggio e poi impegnata con tutte le sue forze d’offesa a vincere le resistenze avversarie e spesso degli arbitri poco capaci (di questo signor Rapuano e della sua preparazione curata assai meno delle sue sopracciglia abbiamo già detto in passato), così per la quarta volta nelle ultime cinque partite (sei delle ultime nove) si finisce sott’acqua con la sensazione di annegare eppure poi in qualche modo se ne esce fuori. Non è accaduto con la Lazio, purtroppo, e quello resta il peccato originale. Poi è arrivato l’1-1 da rimontati col Sassuolo e l’1-1 in rimonta ieri col Torino, con una Roma double-face: compassata e poco attrattiva nei primi 70 minuti, quando la solita melassa di marcature rigide granata ha tolto vitalità agli stanchi romanisti in campo, decisamente nevrile e strabordante negli altri 20, quando l’ingresso di Dybala ha scosso compagni, avversari e tifosi e trasmesso immediatamente la sensazione che si potesse ottenere ogni risultato. Così dopo un primo tempo sterile e un vantaggio granata ad inizio ripresa con un bel colpo di testa di Linetty, trascurato malamente da Cristante, ha fatto seguito un finale vibrante con l’impatto di una nuova forza offensiva capace di regalare una serie di palle-gol, un rigore procurato ovviamente da Paulo a tempo scaduto e sprecato poi da Belotti (palo esterno contro la sua ex squadra, a certificare la crisi di identità di un ragazzo che non sa più di che pasta sia fatto) e un’altra occasione con una bellissima traiettoria finita sulla traversa ancora di Dybala e staffilata di Matic dritta all’angolino a un minuto dalla fine del recupero (con deviazione di Adopo). Che poi l’inguardabile arbitro Rapuano ha provveduto a non far giocare, dosando sapientemente i secondi fino al triplice fischio. Così la Roma ora è sesta a sei punti dal secondo posto e a 14 dall’imprendibile Napoli di Spalletti.
È vero in ogni caso che giocare con il Torino, e più in generale contro le squadre di Juric, Bocchetti, Palladino, tutti figli più o meno legittimi di Gasperini, è sempre un’avventura spiacevole. Non sono partite di calcio, sono tanti piccoli duelli di lotta greco-romana in cui come obiettivo non devi buttare giù il tuo avversario ma portargli via il pallone conteso, da spostare in altra zona per un nuovo duello e così via, logico che si soffra per 90 minuti, logico che le partite siano brutte, logico che il risultato sia in bilico finché qualcuno non perde/vince un duello chiave, o finché non arriva un errore decisivo in una zona calda. È controgioco purissimo, che esalta solo il fisico e poco la tecnica o al limite la tecnica strutturata dentro fisici imponenti.
All’Olimpico Juric è arrivato con il suo 3421 con Djidji, Zima e Buongiorno più arretrati, Lazaro e Vojvoda(dal 30’ Singo) sulle fasce, Ricci e Linetty nel mezzo, Miranchuk e Vlasic alle spalle di Sanabria, uno degli ex sabatiniani romanisti di questa gara (l’altro, Radonjic, è partito dalla panchina). Roma nel 3412 con Volpato a scaldare il posto di Dybala dietro Abraham (assai poco a suo agio in questo clima di duelli rusticani) e Zaniolo che invece dovrebbe tener botta, ma finisce per interpretare sempre al limite i confronti personali, così o fa fallo oppure non glielo fischiano a favore. In fascia Celik e Zalewski, con Karsdorp addirittura segnalato in volo su un aereo con tutta la famiglia per una sorta di addio molto anticipato. L’Olimpico, arricchito ancora una volta dal tutto esaurito dei 61168 spettatori (17° sold-out consecutivo, salutato dalla società persino con un video celebrativo dedicato ai tifosi, mostrato nell’intervallo della gara), ha parlato per bocca dei Fedayn sul sentimento che accompagna ogni partita: "Squadra, società, allenatore: noi con voi nella stessa direzione". Poi sul campo la partita, come detto, è stata durissima: in cronaca sono finiti prima un’occasione per i granata, con conclusione di Vlasic sulla schiena di Celik e nel controcross un colpo di testa alto di Sanabria da posizione decisamente favorevole, poi una transizione guidata da Camara, per Abraham che ha allargato per Zaniolo, il cui sinistro incrociato dal basso verso l’alto è sfumato purtroppo oltre l’incrocio dei pali. Poco dopo il 20’ ci ha provato due volte Miranchuk, con conclusione prima di destro e poi di sinistro, entrambe alte sopra la traversa. Al 24’ l’arbitro Rapuano ha fischiato un rigore per la Roma per un fallo di mano di Ricci su corner di Cristante, ma Nasca al Var l’ha richiamato per fargli vedere il precedente tentativo dello stesso Ricci di rinvio con la testa: giusto giudicare la carambola innocente, rigore tolto. Al 30’ Juric ha sostituito per scarso rendimento l’esterno Vojvoda e inserito Singo, spostando a sinistra Lazaro. Subito dopo un altro recupero alto di Camara ha servito l’acerbo Volpato a destra nello spazio, curiosamente però l’italo-autraliano invece di affondare ha preferito arretrare per portarsi il pallone sul sinistro e servire sull’altro palo Zaniolo, sbagliando però la misura del lancio. Al 35’ Rui ha intercettato in tuffo un cross di Singo, poi s’è scontrato con Smalling ed è rimasto a terra contuso per un paio di minuti. Al 37’ l’occasione migliore per la Roma, inevitabilmente su calcio d’angolo: il cross di Zalewski è stato deviato da Mancini sull’uscita a vuoto di Milinkovic-Savic, ma la traiettoria a parabola è finita beffardamente fuori.
Inevitabile che uscisse Volpato all’intervallo ("Errore mio farlo giocare, con squadre contro il Torino è naturale che fatichi" l’autocritica di Mou a fine gara): la speranza era che entrasse subito Dybala, ma l’accordo con la Joya era solo per l’ingresso nel finale e così sarà. Ma il Faraone è entrato subito bene, cercando di portare il suo dinamismo ad un sistema che con lui è virato al 3421, con Abraham unico riferimento centrale. Peccato che un intervento non riuscito di Buongiorno al 4’ non sia stato controllato dall’inglese in area, poi il successivo scarico proprio su El Shaarawy è stato respinto da Djidji. Al 6’ è entrato Rodriguez proprio per Buongiorno. All’8’ c’è stato un confronto verbale pepato tra Juric e Mancini, e subito dopo Camara è stato ammonito. Così Mou l’ha tolto, per far spazio a Matic. Neanche il tempo di entrare in campo e la Roma ha subito gol, su azione insistita di Lazaro a sinistra, con spostamento del fronte dalla parte opposta, controcross in area di Singo che ha trovato Linetty solo all’inserimento in area, perso da Cristante: ottimo l’impatto a deviare verso il palo più lontano, con Rui Patricio fuori causa proprio per la traiettoria a riscendere. La Roma è andata in difficoltà tra i fischi dei tifosi meno pazienti (spesso di settori diversi dalla Curva Sud) e l’evidente stanchezza dei giocatori in campo. Così Mou ha ordinato il triplo cambio che ha restituito vigore: dentro Tahirovic per Cristante, Belotti per Zalewski e Dybala per Abraham, salutato con i fischi dello stadio compatto. Paulo ci ha messo tre minuti per andare al tiro, di destro, impegnando in tuffo il fratello del Milinkovic laziale. Bravo subito dopo anche a neutralizzare un destro di El Shaarawy. Colto l’allarme, Juric ha inserito Adopo e Radonjic per Sanabria e Miranchuk, ma la Roma ha continuato a spingere. Un sinistro di Zaniolo intercettato di mano da Djidji non è stato stavolta rivisto da Rapuano. Un sinistro di Dybala è stato respinto di testa da Djidji. A quel punto i granata hanno alzato ulteriormente il tasso agonistico, strattonando tutti i romanisti impegnati nel forcing. Ma Rapuano è rimasto impassibile, ammonendo anzi Dybala per le sue sacrosante proteste, poi Tahirovic per gioco falloso e Mourinho per altre proteste, motivate, ma scomposte. Al 91’ Zaniolo ha infilato per El Shaarawy che ha scaricato su Dybala, abile a spostare il pallone e a farsi centrare dall’intervento scomposto di Djidji. Belotti ha perso il pallone ed è andato a parlottare con Paulo, sofferente a terra, poi è andato a calciare, con il permesso dell’argentino evidentemente. Ma la conclusione è stata infelice: ha spiazzato Milinkovic, ma ha colpito il palo esterno. Una parte del pubblico ha preso la via dell’uscita anticipata, perdendosi però l’epilogo: lo stesso Dybala ha saltato due avversari e ha calciato a giro un sinistro imprendibile che è stato respinto dalla traversa, e mentre si imprecavano tutti i santi Matic ha calciato forte da fuori area cogliendo l’angolino alla destra di Milinkovic, grazie anche ad una leggera deviazione di Adopo. C’era ancora tempo per un miracolo, ma Rapuano si è messo di mezzo.
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