Belotti: storia del "Gallo" e del toro che gli insegnò a volare
Il numero 11 ritrova la squadra in cui ha militato per 7 anni, anche da capitano. Una gara dal sapore speciale per lui, che va ancora a caccia del primo gol in A con la Roma
Non ha ancora compiuto ventidue anni, Andrea Belotti, quando nell’agosto del 2015 approda al Torino. Ora va per i ventinove, ha cambiato maglia in estate dopo sette stagioni, e per la prima volta affronta la sua ex squadra da avversario. Domani, allo Stadio Olimpico, l’ultimo impegno della Roma prima della lunga sosta per i Mondiali è una sfida dal sapore particolare per il “Gallo”: tanti i ricordi che lo legano al Torino; ricordi che, da professionista qual è, Andrea dovrà accantonare, per aiutare i suoi attuali compagni a ritrovare una vittoria casalinga che in Serie A manca dal 9 ottobre. Non ci sarà tempo né spazio per sentimenti di nostalgia, data la voglia della banda di Mourinho di tornare al successo dopo il ko nel derby e l’amaro pareggio contro il Sassuolo mercoledì.
Appare improbabile che il numero 11 giochi dall’inizio: Abraham si è sbloccato al Mapei e si candida per una maglia da titolare, e difficilmente Mourinho riproporrà il modulo con due centravanti al “pronti, via”. La soluzione dell’attacco pesante con il Gallo e Tammy è più da partita in corso, se le circostanze lo richiedono. In ogni caso, seppure dovesse partire dalla panchina, l’ex granata sarà utile nella ripresa; lo spirito di sacrificio e la voglia di lottare, uniti al fiuto al gol, sono caratteristiche che lo rendono prezioso sia che si tratti di attaccare a testa bassa, sia che si debba difendere il vantaggio.
Autore di due reti in Europa League, Andrea va ancora a caccia del primo centro in campionato con la maglia giallorossa. Una volta tanto, sarebbe il caso che la “legge dell’ex” che troppo spesso ci ha punito, venisse invece in nostro soccorso. Anche perché chiudere questa prima parte di stagione con i tre punti sarebbe cruciale per il morale, ma anche nell’ottica della corsa Champions alla ripresa post-Mondiali.
Una lunga storia
Sette stagioni, nel calcio di oggi - fatto di continui trasferimenti da un club all’altro - sono tante. Ma dopo 251 presenze, 113 gol e cinque anni da capitano, Belotti ha deciso di non rinnovare e di cercare fortuna altrove. Ma al Torino ha vissuto quelle che finora sono state le annate migliori della sua carriera: su tutte, la 2016-17, chiusa con 28 gol in 38 presenze; ma anche la 2019-20, durante la quale il Torino ha fatto ritorno in Europa League (per quanto solo fino ai preliminari). L’ultima stagione è stata l’unica in cui il Gallo non ha raggiunto la doppia cifra, frenato da una serie di infortuni che gli hanno permesso di collezionare soltanto 23 partite totali. Grazie al Toro ha raggiunto anche la Nazionale, con la quale conta 44 presenze e 12 gol, incorniciate dal trionfo a Euro2020.
Ormai prossimo ai ventinove anni, Belotti ha deciso di alzare l’asticella (con tutto il rispetto per il Torino) e di trasferirsi in una squadra e in una società con ben altre ambizioni, reduce da un trionfo europeo. È fisiologico che il “salto” richieda un periodo di adattamento, ma il ragazzo di Calcinate (stesso paese in cui è nato Vierchowod) si sta già facendo apprezzare dai tifosi con la sua propensione al sacrificio e alla battaglia. Per i gol ci sarà sicuramente tempo: vista la crisi casalinga in termini di reti e risultati, la gara di domani sarebbe l’ideale per sbloccarsi. Nel calcio non c’è spazio per i sentimentalismi, a maggior ragione quando c’è bisogno di punti a tutti i costi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA