Zalewski, tra passato e presente: te la ricordi l'Hellas?
Con il Verona all’Olimpico a febbraio Nicola convinse Mou e divenne titolare. Ormai è a tutti gli effetti un esterno, di sinistra come di destra. E va a caccia del primo gol
Dal Verona al Verona, dallo Stadio Olimpico al Bentegodi: sono passati dieci mesi abbondanti, da quel 19 febbraio ad oggi; dieci mesi durante i quali sono successe tante cose. È scoppiata una guerra al confine dell’Europa, in Italia è cambiato il governo e gli stadi sono tornati al 100% della capienza dopo le norme anti-Covid. In ambito calcistico, la Roma ha vinto un trofeo dopo 61 anni, e tra i protagonisti del trionfo di Tirana c’è stato un ventenne polacco, ma nato a Tivoli, che quella notte del 25 maggio ha giocato da titolare sulla fascia sinistra e - al triplice fischio - ha gioito come il tifoso che é, cantando a squarciagola “Campo Testaccio” "co’ la bandieretta in mano". Perché "c’ha er core romano" per davvero, Nicola Zalewski, o perlomeno romanista: lo ha dimostrato a più riprese; non solo dopo la vittoria in Conference, ma anche dopo il derby del 3-0 a marzo, quando in una diretta Instagram ha cantato “Mai sola mai” di Conidi mentre in macchina.
Dieci mesi dopo
Ora Nicola Zalewski ritrova il Verona, la squadra contro la quale ha disputato i 45 minuti che, almeno fino ad oggi, hanno dato una svolta determinante alla sua carriera: era il 19 febbraio, appunto, e all’intervallo allo Stadio Olimpico la Roma di Mourinho era sotto di due gol e totalmente in balia dell’avversario. Lo “Special One”, anche per dare un segnale ai big, mandava allora in campo il 2002 al posto di Viña. Prendeva corpo così una rimonta all’insegna della “linea verde”, con Zalewski a ispirare e gli altri giovanissimi Volpato e Bove a riacciuffare nel secondo tempo la squadra veneta. Pur non finendo nel tabellino dei marcatori (per lui un assist quel giorno), con quella prestazione gagliarda Nicola scavalcava Viña nelle gerarchie come esterno di sinistra e di fatto si prendeva il posto da titolare.
Da quel momento in poi, il numero 59 praticamente non lasciava più il campo, rivelandosi un fattore decisivo per la vittoria europea: le prestazioni contro il Bodø/Glimt e il Leicester, ma anche quelle in campionato contro Atalanta e Lazio (tanto per fare due esempi) hanno fatto di lui la sorpresa della seconda parte di stagione, in Italia come in ambito internazionale. In questo scorcio iniziale di 2022-23, però, il rientro di Spinazzola e i problemi fisici accusati di recente ne hanno limitato l’utilizzo.
Ma Zalewski non ha fretta: sa che il tempo è dalla sua parte e che, a nemmeno 21 anni, essere tenuto in grande considerazione da un top manager come Mourinho e far stabilmente parte della propria nazionale non è da tutti. Anzi, è da predestinati. E predestinato Nicola lo è davvero: lo dimostrano le sue doti tecniche, ma anche la maturità e l’umiltà con le quali si è messo e si sta mettendo a disposizione della squadra. Allora come esterno di sinistra a tutta fascia (lui che nasce trequartista e ala), ora anche a destra per ovviare alle assenze di Celik e Karsdorp. Gli manca soltanto il premio del gol: quel gol soltanto “annusato” in Europa League contro il Manchester United (ci fu la deviazione decisiva di Telles, quindi si trattò di autorete); quel gol che alla Roma, ora come ora, serve come il pane.
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