Il piccolo grande Pizarro
Domenica era all’Olimpico il regista che ha fatto le fortune della Roma di Spalletti e Ranieri. Alla squadra attuale manca un calciatore con le sue caratteristiche
Il gioco che non c’è. Il coraggio che non c’è. Il centrocampo che non c’è. Il gol che non c’è. Si potrebbe continuare all’infinito su cosa abbia o non abbia questa Roma, al centro di mille attenzioni e critiche, soprattutto dopo la sconfitta con il Napoli. Ma poche volte ci si è soffermati su una cosa che (forse) a questa squadra manca veramente: David Marcelo Pizarro Cortés, che domenica sera era sugli spalti dell’Olimpico. Per tutti noi romanisti il “Pek”. Sì, perché sul pressing alto degli avversari, la Roma fa fatica a superare la metà campo ed è costretta a fare una sola cosa: il lancio lungo. Palla destinata nove volte su dieci agli avversari.
Perché manca un Pizarro? Perché era un tipo di giocatore che prendeva palla nella propria metà del campo e, sulla pressione dell’avversario, con una giravolta, una “trottola”, un cambio di direzione, si liberava palla al piede, e poteva fare trenta metri in avanti entrando nel “cuore” della squadra avversaria. E nei contrasti era tosto: un mediano “old style”, difficile da dimenticare.
In quel modo aveva, poi, la possibilità di smistare su una delle due fasce, aspettare l’arrivo di un attaccante e provare il “dai e vai”, cercare l’attaccante con palla a terra e in profondità, nell’area avversaria. Certo, Wijnaldum tornerà e le cose andranno molto, molto meglio. Ma l’olandese è un giocatore che fa le due fasi in maniera dinamica, nel suo passato ha esperienze come esterno a destra e sinistra. La sua classe può permettergli di fare anche il regista basso, ma con caratteristiche diverse da un giocatore come Pizarro. Sul mercato c’era Torreira. Un piccolo clone del “Pek”. Statura non eccelsa, ma un fisico da “torello”, baricentro basso, velocità nel gioco di gambe, dribbling e capacità di coprire la difesa davanti la lunetta dell’area di rigore. Un rimpianto?
Poi, la Roma avrà anche le lacune di cui si parla, ma ci sono anche tanti pregi da non sottovalutare. Perché nonostante i limiti esposti da gran parte degli addetti ai lavori, è ancora attaccata al carro della Champions League. Non è poco.
Ma torniamo al tanto “celebrato” regista. Nel pacchetto di centrocampisti della squadra giallorossa, non c’è un giocatore con certe caratteristiche. Matic e Cristante, che si sacrificano in quel ruolo, non hanno la struttura fisica e i tempi e il passo del centrocampista simil-Pizarro. E questo non perché Josè Mourinho non creda in quel tipo di calciatore. La sua Inter del Triplete aveva un certo Esteban Cambiasso a dettare i movimenti: abilità tecnica, precisione nei passaggi, grinta e personalità da leader. E, accanto solo per fare due nomi, Thiago Motta e Vieira. E allora, una cosa non va dimentica, questa squadra ha un immenso valore aggiunto: Josè Mourinho. Non uno qualsiasi.
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