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Limbo Roma tra gol attesi e mezze opportunità: mancano Abraham e Zaniolo

I giallorossi creano tanto, ma sprecano più di tutti. Tammy lo scorso anno è rimasto a quota due in Serie A fino a novembre, ma con meno partite

Abraham e Zaniolo

Abraham e Zaniolo (GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Matteo Vitale
25 Ottobre 2022 - 09:32

Quella contro il Napoli non è la gara più giusta per analizzare il mal di gol della Roma di José Mourinho, ma il problema è la tendenza. I giallorossi non sanno (più) segnare. E il “più” è doveroso, perché tra i giocatori che sotto porta stanno faticando, complicando il cammino stagionale della Roma ben oltre i propri demeriti, c’è anche Tammy Abraham, l’attaccante che l’anno scorso ha trascinato i compagni a suon di gol. Diventa sempre più complicato ritrovare in campo quel gigante capace di buttare la palla in rete 27 volte, fra tutte le competizioni, in tutti i modi (di destro, di sinistro, di testa, di tacco) e con un bottino anche limitato dalla cattiva sorte (fra pali e traverse). Lo Special One minimizza, anche domenica ha “spento” la questione dicendo che si tratta semplicemente di un momento, uno di quei momenti che tanti attaccanti vivono spesso. Un dato curioso è che lo scorso anno, in questo momento della stagione, Tammy aveva comunque segnato appena 2 gol in A. La terza rete arrivò solo il 7 novembre in casa del Venezia. Certo, era un giocatore diverso, che prendeva legni ed era più presente all’interno della manovra della squadra. Alla fine ne ha fatti 17, quindi i gol sa farli, questo non c’è dubbio, nonostante ora negli occhi ci siano gli errori come contro l’Atalanta (secondo il dato degli xG avrebbe dovuto segnare quasi 4 gol in più rispetto a ora) o quello al termine del 3vs2 portato da Camara, quando all’interno dell’area di rigore azzurra non si è preso la responsabilità di tirare da ottima posizione. Manca fiducia. 

Non solo Tammy

Non è solo lui, però. Nicolò Zaniolo, l’uomo sulle spalle del quale molti romanisti ripongono fiducia quasi illimitata, in questo inizio di stagione sta faticando a trovare una dimensione ben definita all’interno dello scacchiere giallorosso (passando da una fascia all’altra con l’assenza di Dybala), ma soprattutto sta faticando a trovare la porta. Non è solo quello il problema, però, perché se si considerano gli xG il saldo di Nicolò non è così drammatico (0 gol segnati rispetto ai 2.29 attesi), ma a preoccupare è la sua difficoltà nel tradurre in occasioni da gol le “mezze opportunità” di cui ha parlato Mourinho nel post gara di domenica sera. La Roma post infortuni di Wijnaldum e della Joya è stata (ri)costruita in maniera tale da lasciare al numero 22 la possibilità di incidere, lasciandolo spesso in zona offensiva in contesti di 1 vs 1. È successo anche contro la squadra di Spalletti, ma come tante altre volte in stagione, Nicolò è andato a infrangersi contro il suo avversario, Juan Jesus, risultando poco produttivo, poco lucido e impreciso nel momento clou, quando c’era da decidere se calciare in porta (avrebbe potuto farlo, con il destro) o se scaricare. Il tecnico a fine gara ha fatto riferimento proprio a quelle situazioni: «Mi aspettavo qualcosa di più dai miei, come Osimhen ha fatto quel gol, prima noi abbiamo avuto delle situazioni di uno contro uno o due contro uno in cui Zaniolo deve solo puntare l’ultimo difensore». Giovedì Nicolò non potrà rifarsi, vista la squalifica di 3 giornate ricevuta in EL.

E allora toccherà ad Andrea Belotti, l’uomo preso sul mercato proprio per portare gol “sporchi” a una squadra che già l’anno scorso è stata costretta a far fronte ai propri limiti: i giallorossi producono occasioni, creano opportunità per segnare, ma spesso le falliscono. Il Gallo dovrà necessariamente essere l’uomo in più da questo punto di vista, l’attaccante da cui dovranno arrivare i gol tanto attesi (in tutti i sensi). A costo di correre il rischio di sembrare “pigri” nella lettura del problema, tra la Roma attuale e una situazione molto diversa di classifica (che comunque è tutt’altro che preoccupante, viste assenze e gare in trasferta) c’è solo e soltanto il problema del gol. Al netto di filosofie varie del bel gioco e dell’estetica, che è soggettiva, la squadra di Mourinho crea tante occasioni. È un dato di fatto. Il problema, però, è che senza gol non si vince. E quindi è il momento di invertire la tendenza, a costo di dire (come stava per fare lo Special One dopo il Napoli) o fare qualcosa di inaspettato.

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