Un lampo acceca la Roma
Vince il Napoli. Osimhen decide con una prodezza una partita rimasta in equilibrio solo nel primo tempo. Nel secondo evidente calo. Irrati peggiore in campo
L’ha decisa Osimhen con una prodezza che ha deformato fino a renderlo letale l’errore di valutazione di Smalling, l’unico di una partita per il resto mostruosa, che ha tentato l’ennesimo anticipo invece di temporeggiare dietro l’avversario sulla palla trasversa di Politano, in un momento della gara, a dieci minuti dalla fine, in cui pareva domata la spinta propulsiva di un Napoli meritatamente capolista del campionato. Con la sconfitta perde invece una posizione la Roma, ora è quinta, scavalcata dalla Lazio corsara a Bergamo. Peccato perché, con una vittoria, si sarebbe arrivati addirittura al terzo posto a un solo punto dai capoclassifica e per un bel pezzo di primo tempo l’obiettivo è sembrato persino alla portata della squadra giallorossa. La differenza l’hanno fatta le gambe nel secondo tempo (col Napoli più largo di rosa e più fresco, e la Roma a rimpiangere di nuovo Dybala e Wijnaldum) e soprattutto la grandiosa conclusione in diagonale di Osimhen. Ma la Roma deve interrogarsi ancora sulla sua scarsa prolificità, con Abraham che comincia a diventare un problema.
La partita è stata una lunga contesa a scacchi, cominciata con lo studio settimanale dei due strateghi della panchina, privi di impegni europei e dunque liberi di passare al video ore e ore a visionare gare dell’avversaria, fino a trovare il modo di inaridire ogni fonte di gioco. Ne è uscita una gara nel primo tempo equilibrata e bella da vedere, agonisticamente tirata, ma priva di concrete occasioni da gol, con le difese a prevalere sugli attacchi. Mourinho ha scelto un sistema ibrido tra il 3421 di inizio stagione e il 352 delle ultime due uscite: Pellegrini è stato il trequartista con licenza di svariare, e in non possesso è stato il primo schermo di Lobotka, il regista del 433 del Napoli; sulle fasce è toccato a Karsdorp (complice un’indisposizione intestinale che ha tenuto Zalewski a casa) e Spinazzola, in mezzo Cristante e il motorino Camara, particolarmente a suo agio nei climi infuocati di queste sfide; davanti Zaniolo col furore dei giorni migliori e Abraham nella versione un po’ confusa di quest’anno. Dillà il consueto schieramento a trazione offensiva di Spalletti, con Lozano e Kvaratskhelia esterni e Osimhem centrale (con Simeone e Raspadori in panchina), Ndombele vice Anguissa con Zielinski e far da intermedi e la difesa alta e ben allineata con Di Lorenzo, Kim, il sorprendente Juan Jesus e Oliveira, davanti a Meret. Clima delle gare che contano sugli spalti, 61633 gli spettatori presenti, con l’emozionante ricordo di Francesco Valdiserri sollecitato dallo speaker Vespasiani (e Paola Di Caro con la figlia Daria ad abbracciarsi commosse in tribuna), lo scambio di saluti e pacche sulle spalle tra i vari Vip intravisti in Monte Mario, da Montezemolo a Malagò, da Amendola a Conidi, da Paolo Calabresi a Valerio Aprea. Fischi assordanti alla lettura del nome di Spalletti e ogni volta che il tecnico veniva inquadrato sui maxischermi, e pronto il coro «Totti Totti-Totti» giusto per ricordare con chi si è schierata Roma quando è stato il momento.
Il Napoli è partito forte al fischio d’avvio, con la Roma ancora un po’ imballata, ma è stato un fuoco di paglia perché dopo la svirgolata di Smalling in corner che ha spaventato la Sud, ruggente come nelle serate migliori, è stata proprio la squadra giallorossa a salire in cattedra, carica di adrenalina e di voglia di una serata magica, con Karsdorp ad arringare la Tevere dopo un contrasto vinto, Spinazzola a far 40 metri di corsa all’indietro in pochi istanti pur di andare ad assorbire un movimento pericoloso di Lozano, Pellegrini a rincorrere ogni avversario in mezzo al campo e Camara a fornire quell’apporto dinamico che con Matic a volte latita. Dicevamo del sistema ibrido usato da Mourinho perché Pellegrini schermava il play in non possesso e si alzava in regia in possesso, a fungere da vero trequartista centrale, ma poi si abbassava in mediana come un intermedio di un centrocampo a tre per chiudere le iniziative avversarie, per un mega-stallo che non ha prodotto occasioni per tutto l’arco del primo tempo. Da segnalare solo una fiammata di Zaniolo al 6’ (discesa mal contenuta a destra da Jesus, rientro sul sinistro e gran tiro a giro finito poco alto), un break di Camara su Ndombele sprecato da Abraham, due sinistri di Zielinski bloccati da Rui Patricio, un destro di Kvaratskhelia dopo bel duetto con Zielinski ribattuto da Smalling in posa plastica tipo Ter Stegen. Poi al 38’, all’improvviso, un episodio che avrebbe potuto determinare una svolta al match e che per fortuna il Var ha annullato, quando il disattento Irrati ha fischiato un rigore per un contrasto tra Ndombele (che aveva vinto un rimpallo in area) e Rui Patricio, con la palla però chiaramente allontanata dal portiere. Il tocco, visto chiaramente da tutto lo stadio e da Mourinho in particolare, non era parso chiaro all’arbitro toscano, che ha avuto bisogno della smentita del Var Di Paolo per ravvedersi e annullare tutto.
L’errore deve aver pesato sulla serenità di Irrati che ad inizio ripresa ha cominciato a distribuire cartellini gialli ad ogni contrasto. Karsdorp, che come ha raccontato a fine partita Mourinho ha trascorso l’intervallo in piedi per non farsi bloccare il ginocchio dalla parzialissima inattività, è stato subito punito per un fallo su Olivera, Cristante per un calcetto ad Osimhen mentre cercava di rinviare il pallone. Quasi per conseguenza la Roma ha abbassato il proprio baricentro anche per le pressioni via via più morbide esercitate sulla prima impostazione avversaria, con gli esterni che invece di alzarsi sui terzini si sono schiacciati sugli attaccanti, facendo perdere diversi metri di baricentro alla squadra. Così il Napoli ne ha approfittato, guadagnando campo e consentendo ai suoi palleggiatori di avvicinarsi con crescente pericolosità verso l’area avversaria. Già al 4’ Lozano ha provato le capacità di stacco di Rui Patricio, all’8’ è stato invece Smalling a sacrificarsi su una bella conclusione di Kvaratskhelia, per il resto ben contenuto alla coppia Karsdorp-Mancini. Spalletti ha inserito Elmas per un confuso Dombelè mentre Mourinho veniva ammonito per un balletto di proteste, stessa sorte toccata poco dopo al suo collega toscano. Nel momento di massima pressione del Napoli si sono esaltate ulteriormente le doti difensive di Smalling, ora su Elmas. E quando una svirgolata dell’inglese ha messo Juan Jesus in posizione buona per battere a rete, il destino ha voluto che non fosse proprio l’ex difensore a punire i romanisti. Sarebbe stato uno smacco quasi insopportabile. Abraham è stato richiamato in panchina: dentro Belotti. La Roma poco dopo ha costruito l’unica palla pericolosa della ripresa con un cross basso di Zaniolo intercettato da Meret in tuffo e poi rifinito da Pellegrini per Camara, arrivato alla conclusione con un secondo di ritardo. Sulla ripartenza un intervento sbagliato di Ibañez ha messo Osimhen in condizione di battere a rete da posizione laterale, il diagonale è risultato troppo largo e il pericolo è svanito. Con il gioco continuamente spezzettato dalle casuali ammonizioni comminate da Irrati si è arrivati dunque al momento decisivo, al 35’ del secondo tempo: un grande classico di Spalletti, la “sua” palla trasversa mandata di prima da Politano, appena entrato al posto dell’evanescente Lozano, dritta dietro la linea difensiva per Osimhen. Smalling aveva calcolato bene anche questa, solo che l’intervento in anticipo è stato frenato da una furbata dell’avversario che ha guadagnato il pallone prima dell’inglese e ha sparato un diagonale imprendibile prima che Rui Patricio avesse il tempo anche solo di provare a fermarlo. Nel panico per la sconfitta che si è all’improvviso concretizzata Mourinho ha provato a mandare in campo tutti i suoi giocatori offensivi, disegnando una Roma con una difesa improbabile con Viña a destra, El Shaarawy a sinistra, Smalling e Ibañez centrali, Matic e Cristante in mezzo al campo, Pellegrini a trequarti più Belotti, Shomurodov e Zaniolo. Un pasticcio tattico che non ha prodotto risultati ma solo ulteriore nervosismo, del quale ha fatto le spese il preparatore atletico Rapetti, espulso dopo il fischio finale per una rissa a quanto pare cagionata da Lozano.
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